24 Maggio 2025
Musk, fonte: imagoeconomica
Dopo mesi di turbolenze, critiche e un coinvolgimento crescente nell’amministrazione Trump, Elon Musk torna a concentrarsi su Tesla con un messaggio forte e chiaro: riportare l’azienda al centro dell’innovazione e spingere sul fronte della guida autonoma. In un’intervista esclusiva rilasciata a CNBC, il patron di Tesla delinea con franchezza i piani futuri: dai robotaxi al confronto con i rivali cinesi, fino alla politica e all’uso dell’intelligenza artificiale. Un cambio di tono netto rispetto agli ultimi mesi, con Musk che annuncia il suo ritorno operativo alla guida dell’azienda per imprimere una nuova accelerazione.
Il progetto più imminente? I robotaxi: già da giugno, una flotta di veicoli completamente autonomi dovrebbe iniziare a circolare negli Stati Uniti. E l’ambizione è ancora più ampia: entro un anno, Musk prevede oltre un milione di auto Tesla senza conducente attive sulle strade americane. Di seguito l’intervista integrale rilasciata alla CNBC.
Partiamo dai tanto attesi robotaxi: a giugno avranno la piena autonomia? Arriveremo finalmente alla guida autonoma?
"Sì, abbiamo già auto in circolazione 24 ore su 24, con guidatori che non devono mai intervenire. Vogliamo essere molto cauti con il self-driving, quindi al momento prevediamo ancora la presenza di persone a bordo. Ma l’obiettivo è arrivare a veicoli completamente autonomi. Vogliamo essere certi della loro sicurezza, per questo stiamo testando migliaia di auto in questo momento".
Le stime iniziali parlano di 10-12 veicoli attivi a giugno. È corretto?
"Sì, nella prima settimana saranno circa una decina."
Come prevedete che cresca il numero?
"Valuteremo le prestazioni iniziali. È prudente partire con pochi veicoli. Se tutto funziona bene, aumenteremo progressivamente: 10 poi 20, 30, 40, e dopo un paio di mesi potremmo arrivare a mille auto. Poi espanderemo in altre città, come San Francisco e Los Angeles".
Ma la regolamentazione varia da Stato a Stato. Come affrontate queste diversità?R. "Il processo di approvazione è molto frammentato. A volte dipende anche dalla singola città. Ne abbiamo parlato con il Segretario ai Trasporti: sarebbe opportuno avere una regolamentazione nazionale. Senza un quadro comune, attraversare più Stati diventa complesso. Per esempio, servirebbe un set di regole condivise almeno per le autostrade. La mia previsione è che, entro la fine del prossimo anno, ci saranno centinaia di migliaia, forse più di un milione di Tesla autonome negli Stati Uniti."
Ma parliamo di livello 4, quindi realmente autonome?
"Esatto, senza supervisione umana".
Quindi chi possiede una Tesla con il software potrà farla circolare in autonomia?
"Sì, ci sarà un modello ibrido tra Uber e Airbnb. Se un proprietario di Tesla vuole, può aggiungere o togliere la propria auto dalla flotta, e generare entrate quando non la utilizza".
Già nel 2019 lei parlava del 2020 come l’anno della svolta. Perché ora dice che entro un anno ci saranno un milione di Tesla autonome?
"Le innovazioni accadono lentamente e poi all’improvviso. Passare da zero a uno richiede tempo, ma lo scaling può essere rapido. Se il sistema funziona ad Austin, potremo replicarlo in molte altre città. Ogni città ha caratteristiche diverse, ma molte sono simili ad Austin".
Oggi la Tesla può già guidare da sola nel traffico urbano?
"Sì, con l’opzione da 9.999 dollari puoi avere la guida autonoma con supervisione. La domanda ora è: quando potremo toglierla? Quando potrai sederti dietro e dormire, sapendo che arriverai a destinazione. Vogliamo che quel livello sia estremamente sicuro".
Waymo ha solo 700 auto ma già operative. Voi avete meno telecamere ma una rete neurale. È abbastanza?
"Il nostro approccio non si basa sul numero di sensori. L’Intelligenza Artificiale lavora meglio con un sistema semplice. Troppi sensori possono generare confusione. Abbiamo spento il radar proprio per evitare conflitti di segnale: meno è meglio".
Lei quindi oggi si sente sicuro della vostra tecnologia?
"Sì, potremmo già operare".
Serve però anche un’app per gestire la flotta. Ce l’avete?
"Sì, abbiamo già delle app. XAI potrebbe occuparsene. In ogni caso questo non è un problema tecnico complesso".
Licenzierete la vostra tecnologia?
"Alcuni produttori sono interessati. Più dimostreremo l’efficacia del self-driving, più aumenterà la domanda. Siamo aperti alla concessione di licenze".
La sicurezza resta però la priorità. Business Insider ha fatto un test con risultati che non sono stati così positivi per Tesla...
"Business Insider non è una pubblicazione credibile. Quel test era supervisionato e prevedeva la presenza del conducente. Non ha senso criticarci per un test fatto in quelle condizioni. Ad Austin abbiamo delimitato le aree operative con geofencing per garantire la sicurezza".
Ma le auto circoleranno senza nessuno a bordo?
"Sì, ma solo nelle aree che consideriamo sicure".
Avrete operatori remoti?
"Sì. Siamo estremamente attenti alla sicurezza. Monitoreremo il comportamento delle auto e ridurremo l’intervento umano man mano che la fiducia crescerà".
Molti investitori guardano con sempre maggiore attenzione proprio al business della guida autonoma. Come reagire alla concorrenza di Byd, che offre autonomia gratuitamente?
"In Cina non possiamo addestrare i nostri modelli con video delle strade locali, ma anche così Tesla ha ottenuto ottimi risultati. Abbiamo video impressionanti, anche se non raccomandiamo quei test. Siamo già attivi in modalità supervisionata. Ogni aggiornamento richiede un’approvazione, a volte affrontiamo ostacoli con gli altri produttori".
Byd e Tesla sono testa a testa. Segui i dati?
"No".
Ma valuti l’effetto sul pricing?
"Non penso a ciò che fanno i concorrenti. Mi concentro sul prodotto che voglio creare. Se ti concentri sul tuo obiettivo, il risultato sarà interessante".
Fra cinque anni quindi il robotaxi secondo lei sarà ovunque?
"Sì, ne sono fiducioso".
Lei è diventato una figura molto divisiva in quest’ultimo periodo. Si è un po’ pentito della sua esposizione pubblica?
"No. Credo nella libertà di parola. È il fondamento di una società democratica. Certo, ci sono limiti, ma ognuno dovrebbe poter dire ciò che pensa".
Non pensa però che questo abbia danneggiato il brand Tesla?
"I media possono diffondere propaganda molto efficace. Ad esempio, sono stato accusato di essere un nazista per un gesto casuale durante un evento. È una falsità. Non ho mai fatto male a nessuno".
Il lavoro fatto per Doge ha suscitato molte critiche. Si è mai chiesto se ne è valsa la pena?
"Abbiamo voluto verificare se i fondi pubblici erano ben spesi. Quando abbiamo chiesto prove degli aiuti ricevuti, spesso non ci hanno fornito nulla. Non si possono inviare soldi a chi non fornisce trasparenza. Quando combatti lo spreco, è normale che chi è colpito racconti storie a proprio favore".
Ma il deficit è ancora alto. Pensava di risparmiare 1000 miliardi, ma siete lontani da quel traguardo...
"È irrealistico pensare di risolvere tutto in poco tempo. In quattro mesi abbiamo migliorato il deficit di 160 miliardi, secondo alcune stime".
Però con entrate più basse, il risparmio netto potrebbe essere inferiore...
"Gli effetti si vedranno nel 2026. Molti dipendenti hanno accettato il prepensionamento, ma i risparmi si materializzeranno solo a partire da ottobre. Il confronto va fatto tra l’intero anno 2026 e il 2025".
Ci sono altre misure più incisive, come ad esempio riformare l’età pensionabile?
"Stiamo esaminando ogni voce di bilancio".
Ma per cambiamenti strutturali serve il Congresso...
"Sì, noi possiamo solo consigliare. Serve il consenso dell’esecutivo, del legislativo e anche del giudiziario".
Non volevo attaccarla, ma capire meglio il suo coinvolgimento nell’amministrazione Usa. Torniamo invece a Tesla: il fatturato automotive nel primo trimestre è calato del 20%. Perché si dice comunque fiducioso?
"Perché le innovazioni chiave – guida autonoma e robot – guideranno il successo a lungo termine. Il calo è legato alla ristrutturazione degli impianti. Il modello Y, la più venduta al mondo, ha richiesto aggiornamenti e temporanee chiusure di stabilimenti".
Ma avete anche visto una ripresa nella domanda?
"Sì, assolutamente. Alla fine, quando un cliente acquista un prodotto, la posizione politica del ceo non è ciò che conta di più. E spesso neppure la conosce davvero".
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