20 Maggio 2025
Fonte: @MaxTheK73017756 (Twitter)
L’Idf ha ordinato una nuova evacuazione di massa e preannuncia un attacco su vasta scala, continuando il genocidio in corso nella Striscia. “Offensiva senza precedenti”, annuncia l’Idf, dichiarando “zona di combattimento pericolosa” l’intera area di Khan Yunis. Intanto, Francia, Regno Unito e Canada scaricano Netanyahu: “La sofferenza umana a Gaza è intollerabile. Solo 5 tir di aiuti per oltre 2 milioni di sfollati: azioni scandalose”.
In un “avviso urgente” pubblicato dal portavoce delle Forze di Difesa israeliane (IDF) in lingua araba, è stato ordinato ai residenti di Khan Yunis, Bani Suheila e Abasan di evacuare immediatamente verso la zona di al-Mawasi. Il messaggio è chiaro e allarmante e annuncia l'intensificazione del genocidio nella Striscia: "L’Idf lancerà un’offensiva senza precedenti per distruggere le capacità delle organizzazioni terroristiche in quest’area. Occorre evacuare immediatamente verso ovest, nella zona di al-Mawasi". Ancora più esplicita la chiusura del comunicato: "a partire da ora, l’intera area di Khan Yunis è considerata zona di combattimento pericolosa".
L’annuncio segna una nuova fase del conflitto, che prosegue da un anno e mezzo con oltre 60mila morti. In una dichiarazione congiunta, i leader di Francia, Regno Unito e Canada condannano l’espansione dell’operazione militare israeliana e lanciano un appello per un cessate il fuoco immediato. "È la sola via per garantire pace e sicurezza durature per israeliani e palestinesi", si legge nel documento firmato dal presidente Emmanuel Macron, dal primo ministro britannico Keir Starmer e dal premier canadese Mark Carney.
I 3 leader non risparmiano critiche dure nei confronti dell’operato del governo Netanyahu: "La sofferenza umana a Gaza è intollerabile", affermano, definendo "del tutto inadeguata" l’apertura israeliana all’ingresso di una quantità minima di aiuti: "Solo 5 tir umanitari per 2 min di sfollati". Condannano anche le "minacce di sfollamento forzato" e la retorica di alcuni esponenti dell’esecutivo israeliano, avvertendo che "il blocco degli aiuti rischia di violare il diritto umanitario internazionale". Pur riconoscendo il diritto di Israele a difendersi dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, giudicano la risposta militare "del tutto sproporzionata".
Parigi, Londra e Ottawa chiedono dunque lo stop immediato all’offensiva e il ripristino del flusso umanitario sotto supervisione ONU. Contestualmente, sollecitano Hamas a rilasciare tutti gli ostaggi. E non escludono misure punitive: "Siamo pronti ad adottare azioni concrete, incluse sanzioni mirate", se non si interromperanno gli attacchi e l’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania.
Il punto centrale della visione comune dei 3 Paesi occidentali resta la soluzione a 2 Stati: "Siamo determinati a riconoscere uno Stato palestinese come contributo al raggiungimento di una soluzione a due Stati e siamo pronti a lavorare con altri per raggiungere questo obiettivo". La conferenza ONU del 18 giugno rappresenta, in questa ottica, un passaggio cruciale per "costruire un consenso internazionale attorno a questo obiettivo".
Durissima la replica del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che accusa le 3 nazioni di premiare il terrorismo: "Chiedendo a Israele di porre fine a una guerra difensiva per la nostra sopravvivenza prima che i terroristi di Hamas al nostro confine vengano distrutti e rivendicando uno Stato palestinese, i leader di Londra, Ottawa e Parigi offrono un enorme premio per l'attacco genocida contro Israele del 7 ottobre, invitando anzi ad altri simili atti atroci".
Netanyahu, dal suo punto di vista, ha rivendicato la "legittimità" del genocidio in corso: "La guerra è iniziata il 7 ottobre, quando i terroristi palestinesi hanno assalito i nostri confini, uccidendo 1.200 persone innocenti e rapendo oltre 250 ostaggi, portandoli nei sotterranei di Gaza". Il premier rilancia anche l’impostazione del presidente USA Donald Trump, sostenendo che la pace sarà possibile solo se "gli ultimi ostaggi verranno liberati, Hamas deporrà le armi, i suoi leader omicidi verranno esiliati e Gaza verrà smilitarizzata". "Nessuna nazione può accettare meno di questo, e Israele di certo non lo farà".
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