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Uk, rischio blackout di mesi per politiche “zero net” e passaggio da gas a energia eolica e solare, “Green Deal truffa come il vaccino covid”

Il National System Energy Operator ha espresso timori concreti per la "riduzione della stabilità della rete" derivante dalla transizione dalle fonti fossili all’energia solare o eolica

11 Maggio 2025

Uk, rischio blackout di mesi per politiche “zero net” e passaggio da gas a energia eolica e solare, “Green Deal truffa come il vaccino covid”

Il Regno Unito si trova di fronte a uno spettro preoccupante: quello di mesi di blackout, a causa della sua corsa verso il “Net Zero”, politica legata al Green Deal. A lanciare l’allarme è il gestore della rete nazionale, il National System Energy Operator (Neso), che ha espresso timori concreti per la "riduzione della stabilità della rete" derivante dalla transizione dalle fonti fossili affidabili, come il gas, all’energia eolica e solare, per loro natura intermittenti. Alcuni utenti sul web si sono schierati contro le politiche del Green Deal, definendolo una "truffa paragonabile al vaccino Covid".

Inghilterra a rischio blackout di mesi a causa delle politiche legate al Green Deal

Secondo quanto riportato da fonti ufficiali, la strategia dell’esponente laburista Ed Miliband, fortemente impegnato nella decarbonizzazione della rete entro il 2030, potrebbe rendere la Gran Bretagna vulnerabile a un blackout simile a quello verificatosi recentemente in Spagna e Portogallo.

Neso ha sottolineato che la crescente penetrazione di “risorse asincrone, come impianti solari fotovoltaici, parchi eolici e sistemi di accumulo di energia a batterie, introduce una serie di sfide alla solidità del sistema”. In un rapporto pubblicato lo scorso marzo, il gestore ha evidenziato come la riduzione della produzione di energia “sincrona”, proveniente da fonti come gas e nucleare, stia aumentando il rischio di “eventi di sistema ad alto impatto”, inclusi blackout generalizzati.

Nel rapporto si legge che “ciò può causare eventi di sistema ad alto impatto, come gravi deviazioni di frequenza e incapacità degli schemi di protezione della trasmissione di rilevare e isolare i guasti, aumentando il rischio di danni alle apparecchiature e interruzioni”.

Per evitare il collasso del sistema, il Regno Unito sarà costretto a investire massicciamente in “servizi di rete per la stabilità”, tra cui soluzioni di accumulo tramite batterie. Secondo modelli elaborati dall’Imperial College di Londra, il costo di queste misure potrebbe salire fino a 1 miliardo di sterline all’anno entro il 2030. Neso stesso conferma: il costo per i contribuenti è destinato ad “aumentare significativamente”.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) ha inoltre lanciato un segnale di allarme durante un vertice ospitato a Londra da Miliband. Nella nota informativa distribuita ai delegati si legge che i sistemi energetici affrontano “vulnerabilità… dovute al disimpegno prematuro della generazione programmabile senza adeguate sostituzioni”.

Guardando al futuro, secondo l’AIE, “emergeranno sfide sistemiche derivanti dal bilanciamento di disallineamenti più frequenti tra domanda e offerta durante periodi prolungati in sistemi energetici sempre più dominati dalle energie rinnovabili”.

Tuttavia, per Miliband la transizione resta prioritaria: nella prefazione al rapporto ha definito il passaggio all’energia eolica e solare un “urgente imperativo per la sicurezza nazionale”, sottolineando che “famiglie e imprese sono state duramente colpite dall'esposizione del Regno Unito alla volatilità dei mercati internazionali dei combustibili fossili”.

Ma le preoccupazioni crescono. Un rapporto del Cabinet Office ha riconosciuto che, sebbene il rischio di un blackout a livello nazionale sia considerato “basso”, gli effetti sarebbero catastrofici. “Tutti i consumatori privi di generatori di riserva perderebbero la fornitura elettrica istantaneamente e senza preavviso”, con interruzioni diffuse di servizi pubblici, attività economiche e abitazioni, nonché possibili perdite di vite umane. Il ripristino di una “rete scheletrica” richiederebbe “alcuni giorni”, mentre la piena operatività potrebbe necessitare di “diversi mesi”.

Il recente blackout che ha colpito l’aeroporto di Heathrow, costretto alla chiusura per 24 ore, ha alimentato ulteriori dubbi sulla resilienza della rete elettrica britannica. E mentre i ministri rassicurano sull’“alta resilienza” del sistema, molti non condividono questo ottimismo.

Andrew Bowie, segretario ombra all’energia, è netto: “Con Ed Miliband al potere, oggi è la Spagna, ma domani potrebbe essere il Regno Unito. Abbiamo sempre detto che la folle corsa di Red Ed verso l'obiettivo zero emissioni nette avrebbe messo a repentaglio la nostra sicurezza energetica, economica e nazionale. E questo dimostra che abbiamo ragione”.

Anche Kemi Badenoch, ministra del Commercio, ha criticato apertamente l’obiettivo dello zero netto entro il 2050, definendolo insostenibile. Intanto, cresce il numero di grandi aziende che si stanno attrezzando autonomamente, installando generatori a gas per garantirsi una fonte stabile di elettricità. “Stiamo riscontrando un aumento di aziende che affermano di voler generare la propria elettricità e di volersi assicurare una fonte affidabile”, ha riferito una fonte del settore. Secondo un ex funzionario della strategia energetica, questa tendenza “rappresenta un rischio materiale per i piani del governo in materia di energia pulita”.

Nonostante tutto, il governo resta fermo: “Il Regno Unito ha uno dei sistemi elettrici più affidabili al mondo: nei suoi 75 anni di storia non si è mai verificato un arresto completo della rete”, ha dichiarato un portavoce del Dipartimento per la sicurezza energetica e le emissioni nette zero.

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