30 Gennaio 2025
Ahmed al-Sharaa, conosciuto anche con il nome di guerra di Mohammed al Jolani, il leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), il gruppo ribelle islamista che ha guidato l'operazione militare contro l'ex presidente siriano Bashar al-Assad lo scorso mese, è stato nominato presidente della Siria per un "periodo di transizione".
Il governo transitorio dovrebbe cedere il potere a una nuova amministrazione entro marzo, ma le modalità della transizione restano incerte. In un'intervista ad Al Arabiya, Sharaa ha dichiarato che le elezioni potrebbero richiedere fino a quattro anni, mentre la riscrittura della Costituzione potrebbe durarne tre.
La nomina di al Jolani, che già da dicembre esercitava di fatto il potere nel Paese, è stata annunciata mercoledì da un portavoce militare dopo un incontro tra i leader delle fazioni ribelli. Contestualmente, sono state annunciate altre misure: lo scioglimento del parlamento siriano, la creazione di un consiglio legislativo e l'abrogazione della Costituzione del 2012. Anche le forze armate e le agenzie di sicurezza del Paese sono state smantellate, con l'obiettivo di istituire nuove strutture di sicurezza e un esercito nazionale riformato.
Tutte le fazioni armate presenti in Siria dovranno essere sciolte e integrate nel nuovo esercito nazionale. Il provvedimento include, almeno formalmente, anche HTS, sebbene il gruppo non sia stato citato esplicitamente. Al Jolani ha sottolineato che le priorità del governo transitorio saranno "colmare il vuoto di potere, preservare la pace civile e costruire le istituzioni dello Stato".
Nonostante al Jolani abbia promesso di organizzare una conferenza di dialogo nazionale per garantire un futuro inclusivo per tutte le componenti della società siriana dopo la caduta di Assad, fino ad ora il presidente ha incontrato soltanto singoli esponenti politici stranieri e locali.
Lo scioglimento delle fazioni armate rappresenta una questione delicata in una Siria frazionata dal risiko di potere delle fazioni armate. Il loro ruolo e la loro presenza sul territorio della nuova Siria sono un tema cruciale per il governo ad interim, che sta cercando di consolidare il proprio potere.
HTS, nato come una filiale siriana di al-Qaida, è diventato il gruppo ribelle più potente nel Paese e ha guidato altre fazioni ribelli nella campagna militare che ha portato alla caduta del regime di Assad.
A metà gennaio, il ministero della Difesa siriano ha annunciato che avrebbe avviato consultazioni con le varie fazioni per creare un esercito unificato. Tuttavia, la presenza di gruppi islamisti radicali, molti dei quali fanno parte dell'Esercito Nazionale Siriano sostenuto dalla Turchia, rappresenta una sfida. I gruppi differiscono per ideologia e organizzazione e la caduta improvvisa del regime ha lasciato un vasto arsenale di armi, carri armati e artiglieria a disposizione dei ribelli.
Al Jolani e il ministro della Difesa stanno tenendo incontri quotidiani con i leader ribelli, assegnando loro ruoli chiave nel governo provvisorio, tra cui la nomina a governatori provinciali. La questione del monopolio statale sulla forza è considerata cruciale per la stabilità interna della Siria, con il rischio che si ripeta lo scenario libico con un paese diviso tra fazioni armate.
Intanto al Jolani ha messo sul tavolo di Mosca una richiesta di estradizione dell’ex dittatore siriano Bashar al Assad. Il leader siriano farà pesare sulla bilancia i termini dell’accordo per il mantenimento delle due basi navali russe in Siria, quelle di Tartus e Hmeinim. "Ci rendiamo conto della complessità della situazione", ha commentato il capo della missione russa a Damasco Mikhail Bogdanov, sottolineando che ancora nessun accordo è stato trovato sul mantenimento delle due basi.
L'agenzia di stampa statale siriana SANA ha riferito che al Jolani ha esortato la Russia a “ricostruire la fiducia con il popolo siriano” attraverso misure concrete come “compensazione, ricostruzione e recupero”. Il Cremlino ha rifiutato di commentare.
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