23 Settembre 2024
Fonte: X, Mossad Commentary
Israele, nuovi bombardamenti aerei condotti dall’aviazione israeliana intorno alle 17:54 su Beirut: "oltre 500 morti, 100 donne e bambini", mentre è giallo sulla morte di Ali Karaki, numero 3 di Hezbollah e sostituto di Ibrahim Aqil. L’obiettivo del raid aereo era proprio Karaki, comandante di Hezbollah per il fronte meridionale e numero 3 dell’organizzazione islamista, rimasto ucciso nel bombardamento insieme ai civili. A riferirlo è il Times of Israel, precisando che è la quarta volta dall'inizio della guerra che le Idf (Israel Defence Forces) bombardano la capitale libanese. Due giorni fa Hezbollah aveva nominato Ali Karaki e Talal Hamia al posto di Ibrahim Aqil e Fuad Shukr, entrambi uccisi in altri raid israeliani, alla guida del Consiglio della Jihad. Karaki era sopravvissuto ai precedenti bombardamenti sul distretto meridionale di Dahieh, nei quali erano rimasti uccisi proprio Aqil, Shukr, altri membri di primo piano delle forze d’elitè Radwan (l’unità scelta di Hezbollah) insieme a 14 civili. Gli stessi raid dello scorso venerdì 20 settembre, avevano causato inoltre 62 feriti tra la popolazione locale.
L’ufficiale, indicato genericamente come numero 3 dell’organizzazione, era stato promosso da poco in seguito all’eliminazione di Ibrahim Aqil, scovato in un rifugio nei sotterranei di un palazzo a Beirut. Non per caso, sul quotidiano israeliano Haaretz era stato inserito tra i possibili bersagli di Mossad e Idf insieme a Talal Hamya. Da cinque anni Karaki era entrato a far parte del Consiglio della Jihad, il cuore dell’apparato militare di Hezbollah, occupandosi di parte delle attività dei guerriglieri. Sebbene godesse di minor stima tra le file del suo stesso gruppo, era stato messo in secondo piano dal leader Hassan Nasrallah e si dice anche che avesse ambito a prendere il posto di Fuad Shukr, altro 'martire' della causa sciita ucciso da un missile nel medesimo sobborgo di Dahieh. Proprio dopo l’attacco con i cercapersone esplosivi e poi l’uccisione dei due superiori, Karaki era stato ripescato per far fronte all’emergenza militare del gruppo. Karaki è nato nel febbraio del 1967 ad Ain Bouswar, villaggio nel distretto meridionale di Nabatieh, in possesso della nazionalità libanese e guineana ed ha diretto per diverso tempo unità operanti vicino al confine con lo Stato ebraico. La prima linea, l’area teatro delle intense operazioni di queste ore tra lanci di razzi e incursioni dell’aviazione di Tel Aviv. Secondo il sito Longwar Journal, il miliziano sarebbe stato legato ad una cellula terroristica coinvolta in numerosi attentati in Francia nel periodo 1985-86. Nel 2019, poi, è stato aggiunto alla lista nera del Dipartimento di Stato di Israele. A febbraio di quest’anno si è parlato di lui quando droni israeliani hanno preso di mira un veicolo con a bordo un paio di presunti appartenenti alla fazione: inizialmente si era ipotizzato che fosse rimasto ucciso o ferito in quel raid aereo. Una notizia in seguito smentita dai combattenti. Karaki è rimasto un target, nella parte più alta dell’elenco stilato da Mossad e Idf.
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