Venerdì, 05 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Il discorso di Robert Kennedy junior: una lucida disamina dei problemi della democrazia americana

Un grande uomo, un grande Kennedy che ha il coraggio di puntare il dito contro il Partito Democratico e i Neocon, responsabili della catastrofe imminente

24 Agosto 2024

Il discorso di Robert Kennedy junior: una lucida disamina dei problemi della democrazia americana

Robert Kennedy Jr

Ieri, 23 agosto, Robert Kennedy junior ha pronunziato un discorso memorabile, non a caso del tutto ignorato dalla stampa mainstream.

Parlando a braccio per circa 50 minuti, Kennedy – un oratore penalizzato da una disfonia spasmodica – ha esordito ringraziando i suoi sostenitori, per poi iniziare il suo memorabile j’accuse. Gli è stato imposto di raccogliere un milione di firme (e ci è riuscito), è stato completamente ignorato dai media (due interviste alla TV in tutta la campagna elettorale, contro le 34 concesse al candidato indipendente Ross Perot nel 1996), ha subito un sistematico oscuramento dei suoi contenuti sui social: una vera e propria censura contraria al Primo Emendamento (il fact checking promuove la propaganda e nasconde o nega la verità). Per tutti questi motivi, conclude che la corsa elettorale non è stata leale, la democrazia americana è un simulacro di democrazia e il vero potere è nelle mani dei Neocon.

Ha quindi confermato il suo sostegno a Donald Trump e lo ha così motivato: Trump si è impegnato a porre fine allo stato di guerra permanente degli Stati Uniti, durante il suo mandato, non ha iniziato nuovi conflitti. Parlando della guerra russo ucraina, ha dichiarato senza mezzi termini che la guerra è incominciata nel 2014, con la seconda rivoluzione arancione di Euromaidan, alimentata dai Neocon, un vero colpo di Stato che ha destituito un Presidente democraticamente eletto (Viktor Janukovyč).

Parole pesanti come macigni, sufficienti – a mio giudizio – per fare notizia. Ma non si è fermato qui: ha accusato l’industria militare di alimentare la corsa agli armamenti e i Neocon di indifferenza rispetto al sacrificio di 600.000 giovani ucraini e 100.000 russi.

Si è dichiarato pacifista, aggiungendo di essere in sintonia su questo punto con Donald Trump. Con Trump è in totale disaccordo su molte altre questioni, ma ha trovato un’intesa sulla necessità di diminuire il numero di malati cronici e di riformare il sistema della sanità pubblica. La sua discesa in politica è iniziata proprio per difendere il diritto alle cure mediche dei più deboli, perfettamente in linea con quelli che sono stati i valori del Partito Democratico ai tempi di suo padre e di suo zio.

Nel suo discorso, Kennedy junior ha nominato spesso suo padre e suo zio e ha stigmatizzato il cambiamento epocale del Partito Democratico, oggi divenuto il difensore degli interessi delle lobby finanziarie.

Ha criticato il fatto che Kamala Harris non abbia partecipato ad alcun dibattito, la sua candidatura sia stata calata dall’alto, in spregio dei più elementari principi della democrazia rappresentativa.

Kennedy (che già aveva lasciato il Partito Democratico) ha concluso attaccando l'industria alimentare (che impone modelli di consumo errati: niente verdura e cibo spazzatura persino nelle mense scolastiche) e quella farmaceutica (è un no vax convinto, contrario anche alle vaccinazioni obbligatorie dei minori), responsabili del tasso di malati cronici negli Stati Uniti, il più alto nel mondo Occidentale.

Ha garantito che se Donald Trump vincerà e gli conferirà l’incarico di sconfiggere questa piaga non fallirà, perché si è preparato per vent’anni.

Poi, con una scelta insolita (come sottolineato anche dal massimo esperto in Italia Mauro della Porta Raffo) ha informato i suoi elettori che resterà candidato negli Stati dove la sua candidatura possa aiutare la corsa di Donald Trump mentre si ritirerà negli altri.

Ascoltandolo in diretta, ho finalmente avuto l’impressione di sentire le parole di un uomo onesto.

Naturalmente, non posso essere d’accordo con lui quando difende Benjamin Netanyahu negando il genocidio in atto a Gaza (cosa di cui non ha parlato, ben conoscendo la posizione di Donald Trump che è un aperto sostenitore del sionismo).

E devo sottolineare che – nonostante un accenno ai BRICS e al loro tentativo di porre fine al dollaro quale valuta di riferimento negli scambi internazionali – sia mancato un attacco alla finanza speculativa, già responsabile della crisi del 2008 e certamente dietro alla corsa ai vaccini e al riarmo.

Nessun accenno alle infiltrazioni di interessi privati americani negli organismi internazionali.

Per me, che sono sempre stato un moderato (e come tale incompatibile con Donald Trump), le parole di Robert Kennedy junior sono motivo di speranza nella capacità degli Stati Uniti di arrestare la corsa verso un conflitto permanente tra Occidente e BRICS.

Tuttavia, a giudicare dalle reazioni di scherno dei quotidiani americani e al silenzio omertoso di quelli di casa nostra, forse sono – per una volta – eccessivamente ottimista.

Di Alfredo Tocchi.

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x