16 Agosto 2024
Si sono conclusi con un nulla di fatto i due giorni di colloqui per il raggiungimento di un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza e per la liberazione dei 33 ostaggi israeliani ancora vivi nelle mani di Hamas, cominciati ieri nella capitale qatariota di Doha. Nonostante l’impegno dei paesi mediatori Stati Uniti, Egitto e Qatar, restano ancora numerosi punti di divergenza tra le parti coinvolte nel conflitto israelo-palestinese, soprattutto per quanto riguarda il controllo dei corridoi di Filadelfia (al confine sud della Striscia, quello confinate con l’Egitto - l'unica via di accesso terrestre alla Striscia senza passare da Israele) e di Netzarim (nella parte centro-settentrionale di Gaza, utilizzata dai gazari per gli spostamenti a nord), entrambi strategici. Hamas ha accusato Israele di aver inserito nell’accordo "nuove condizioni estranee alla bozza del 2 luglio scorso" e continua chiedere il ritiro completo ed immediato di tutte le truppe dell’Idf (Israel Defense Forces) dal territorio di Gaza. Per questo ed altri punti ancora da districare, i paesi mediatori saranno impegnati in altri colloqui in questi giorni, allo scopo di riprogrammare un ulteriore vertice di negoziazione in settimana. Tra le maggiori controversie ancora da risolvere tra Hamas e Israele ne spiccano anche altre: quanti ostaggi ancora in vita saranno liberati durante la prima pausa umanitaria, quanti detenuti palestinesi saranno rilasciati in cambio degli ostaggi e la loro identità, il diritto di Israele di porre il veto sui nomi dei detenuti e quali di loro saranno mandati in esilio in un Paese terzo.
In questa fase i negoziati si sono incentrati su un accordo per sei settimane di stop ai combattimenti, con il ritiro delle forze israeliane da alcune aree in cambio del rilascio di alcuni ostaggi. Ma per Hamas l’obiettivo è ancora lontano: l’organizzazione che governa l’enclave palestinese non ha partecipato direttamente ai colloqui, ma è stata tenuta costantemente aggiornata dal Qatar. "I mediatori parlano ancora di ridurre le distanze, ma la parte israeliana aggiunge ulteriori condizioni, parla di nuove questioni", ha detto ad Al Jazeera Osama Hamdan, un portavoce del movimento. "Credo stiano cercando di compromettere questo processo", ha aggiunto, ricordando che il gruppo insiste per il "ritiro completo" delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza. E, ha concluso, se Israele mandasse "segnali positivi" Hamas parteciperebbe ai colloqui, ma questo non è ancora accaduto. In seguito, un alto funzionario sempre di Hamas ha riferito alla tv panaraba che i risultati delle trattative "non corrispondono a ciò che è stato concordato il 2 luglio", cioè la risposta del gruppo islamista al piano di pace presentato da Biden, il 30 maggio scorso.
Hamas insiste da tempo sui documenti del 2 luglio scorso, contenenti la sua risposta al piano annunciato dal presidente americano Biden a fine maggio e per la quale i dettagli contenenti al suo interno non sono mai stati completamente rivelati. Dal canto loro, Usa, Egitto e Qatar vorrebbero accelerare il processo di pace, come ribadito in una nota congiunta al termine dei negoziati di questi giorni: "Non c’è più tempo da perdere né scuse da nessuna delle parti per ulteriori ritardi. È tempo di rilasciare gli ostaggi e i detenuti, iniziare il cessate il fuoco e attuare questo accordo. Il percorso è ora tracciato per quel risultato, salvando vite, portando sollievo alla popolazione di Gaza e allentando le tensioni regionali", vi si legge. La nota è stata rilasciata al margine dell’incontro trilaterale tra il presidente statunitense Joe Biden, l’emiro del Qatar Tamin bin Hamad al Thani e il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi, durante il quale il presidente americano si è detto ottimista: il cessate il fuoco "non è mai stato così vicino", ha detto a colloquio. Nel mentre, il premier qatariota Muhammad al Thani ha parlato nuovamente oggi con il ministro degli Esteri iraniano Ali Bagheri Kani, accettando di continuare ad aggiornare Theran sui progressi raggiunti nei colloqui. La Cnn riferisce che al Thani ha rinnovato la sua richiesta di non attaccare Israele e di evitare qualsiasi escalation durante i negoziati, per non intralciare l’attuazione dell’accordo. Dal canto di Tel-Aviv, dopo il colloquio telefonico avvenuto in giornata tra il portavoce del Pentagono Lloyd Austin e il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant, in cui gli americani hanno ribadito che "Gli Usa continueranno a monitorare i piani d’attacco da parte dell’Iran e sono ben posizionati nella regione per difendere Israele", una nota dell’ufficio del premier Benjamin Netanyahu è arrivata dopo la conclusione del vertice di Doha, per ribadire quanto espresso in esso: "I principi fondamentali di Israele sono ben noti ai mediatori e agli Stati Uniti, e Israele spera che le loro pressioni portino Hamas ad accettare, in modo che i dettagli dell’accordo possano essere implementati.".
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