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La guerra e le elezioni, quanto ha pesato l’opposizione al sostegno per l’Ucraina nel voto europeo?

I segnali sono contrastanti. Spesso gli elettori seguono i politici anche quando abbandonano le posizioni critiche

14 Giugno 2024

Ucraina, nuovo coprifuoco di 35 ore a Kiev: proseguono i colloqui con la Russia

fonte: Twitter @momentosera

Da mesi sulla stampa mainstream si legge della grande preoccupazione per la crescita delle destre in Europa. Uno dei temi su cui questo schieramento viene considerato inaffidabile da parte dell’establishment è quello dei rapporti con la Russia: se la destra prendesse il controllo dei governi nazionali, e avesse più influenza a Bruxelles, potrebbe minare l’unità dell’Occidente nel contrastare l’invasione dell’Ucraina da parte delle forze di Vladimir Putin.

In effetti, molti dei partiti in questione hanno espresso critiche importanti all’invio delle armi a Kiev e non nascondono la volontà di riprendere i rapporti con la Russia. D’altronde, i sondaggi d’opinione dicono che in vari paesi, compresa l’Italia, lo scetticismo è alto tra la popolazione in merito al sostegno per l’Ucraina, legato a preoccupazioni per un acuirsi del conflitto con il vecchio rivale della Guerra Fredda.

Eppure ci sono delle evidenti contraddizioni: a parte il fatto che l’opposizione alla guerra proviene anche dai partiti considerati di estrema sinistra, non è sempre chiara la posizione dei partiti di destra identificati come un rischio per la democrazia occidentale. La situazione è abbastanza chiara in Germania, dove l'Alternative für Deutschland (AfD) critica le sanzioni contro la Russia e sostiene la necessità di ristabilire buoni rapporti con essa. I suoi leader, tra l’altro accusati di legami troppo stretti con la Russia e la Cina, dichiarano che l’Ucraina non ha bisogno di aiuti militari, ma deve negoziare la pace. La crescita del sostegno per l’AfD può certamente essere letta come il riflesso della contrarietà di una parte dell’elettorato tedesco alla politica dominante sulla guerra.

È meno chiara la situazione in Francia, dove il presidente Macron, che più volte ha perfino ventilato la possibilità di mandare truppe in Ucraina – spingendosi oltre le posizioni di quasi tutti gli altri in Occidente – ha preso una grande batosta alle urne. Ad approfittarne è stato il Rassemblement National di Marine Le Pen, partito considerato di estrema destra che da anni si avvicina al potere in Francia. Questo partito ha avuto rapporti diretti con la Russia in passato, ma ora la sua posizione è più sfumata. Le Pen critica Macron per le sue esagerazioni che aumentano il rischio di una “terza guerra mondiale”, ma appoggia l’invio di armi difensive all’Ucraina, facendo un paragone con l’approccio degli Stati Uniti e della Germania.

Questo cambiamento di posizione coincide con il punto massimo del sostegno per il partito. Allora c’è da chiedersi se i nuovi elettori conquistati in questa tornata apprezzano lo scetticismo dei leader di partito verso la guerra, oppure il pragmatismo nel moderare la posizione, sostenendo l’Ucraina ma ammonendo dei rischi di escalation.

La situazione è ancora più complessa in Italia. Il partito del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha cambiato nettamente la propria posizione negli ultimi anni: prima si opponeva alle sanzioni contro la Russia, sottolineando l’importanza di perseguire l’interesse nazionale italiano e dell’Occidente in generale, cioè di non spingere la Russia verso la Cina. Questo approccio, sostenuto anche da alcuni gruppi a Washington fino a poco prima dello scoppio della guerra, è ormai tramontato. E Meloni, in vista delle elezioni politiche del 2022, ha attentamente modificato la propria posizione, diventando una sostenitrice della difesa dell’Ucraina.

Cosa ne pensano gli italiani? Da tempo i sondaggi ci dicono che almeno la metà della popolazione è contraria all’invio di armi. Si pensa che nessuno possa vincere militarmente e che sia importante aprire un negoziato. Il sospetto, suffragato da alcuni accenni indiretti e anche dalle indiscrezioni, è che anche Giorgia Meloni la pensi così. Eppure, ha firmato un accordo per garantire la sicurezza dell’Ucraina e critica le richieste di pace come una resa di fatto. Anche in questo caso c’è da chiedersi: gli elettori di Fratelli d’Italia hanno cambiato idea insieme a Meloni, oppure il partito è cresciuto in questi anni perché gli italiani apprezzano il pragmatismo del Premier e la seguono più per le sue altre idee?

L’impressione è che i politici di destra abbiano moderato le loro posizioni più per accontentare l’establishment che la popolazione, ma sembra anche che gli elettori siano disposti ad accettare una certa flessibilità sul tema della guerra, considerando altri fattori politici ed ideologici nel decidere chi votare.

di Andrew Spannaus

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