21 Febbraio 2024
Fonte: lapresse.it
Per Julian Assange è attesa oggi la decisione sull'estradizione negli Usa, dove il giornalista australiano, fondatore di WikiLeaks, rischia una condanna a 175 anni di carcere per accuse di spionaggio. Il verdetto definitivo dell'Alta Corte Britannica sulla sorte del 52enne è dunque una questione di ore. Sulla testa del giornalista pendono 18 capi di imputazione: è accusato di aver divulgato migliaia di file riservati denunciando anche abusi commessi dalle forze armate americane in Iraq e Afghanistan.
Julian Assange non ha partecipato all'ultima udienza di quello che potrebbe essere il suo ultimo procedimento legale in Gran Bretagna. Il fondatore di WikiLeaks sarebbe malato, in particolare si sarebbe rotto una costola per via della tosse. A precisare il precario stato di salute di Assange è stato il suo legale Ed Fitzgerald, che ha chiarito come sarebbe rimasto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra, dove si trova dal 2019, senza aver subito alcun processo, in attesa dell'estradizione. Cinque anni in regime di isolamento ed il rischio di non uscire mai più dal carcere qualora oggi venisse confermata una decisione che sembra ormai presa. E qualora il ricorso non venisse accolto, risulterebbero esaurite le possibilità di azione legale presso la giustizia britannica e rimarrebbe solo un'eventuale opzione presso la Corte europea dei diritti dell'uomo.
Davanti all'Alta Corte di Londra si sono riuniti decine di manifestanti, chiedendo la liberazione del giornalista e invocando la libertà di stampa e la difesa dei diritti umani. La moglie, ormai stanca come il marito, ha spiegato che la decisione di oggi stabilirà se Assange "vivrà o morirà".
Assange è accusato di aver pubblicato circa 700.000 documenti riservati relativi alle attività militari e diplomatiche degli Stati Uniti, a partire dal 2010. Negli Stati Uniti è ricercato per aver violato il National Espionage Act, la legge sullo spionaggio americana, che risale al 1917.
In particolare, Assange avrebbe scoperto alcuni crimini di guerra compiuti dai soldati statunitensi nel corso dei conflitti in Iraq e Afghanistan.
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