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Cosa teme Putin, In Russia la democrazia occidentale ha una pessima reputazione, l'obiettivo dei cittadini è difendere la stabilità politica

Non si può capire i limiti dell'opposizione russa senza considerare gli effetti a lungo termine del disastro che ha vissuto il paese negli anni Novanta

20 Febbraio 2024

Putin

Putin

La morte di Alexei Navalny ha suscitato forti condanne nel mondo occidentale nei confronti di Vladimir Putin, considerato responsabile di aver imprigionato un importante avversario politico e anche sospettato di aver organizzato la sua fine. Non conosciamo ancora la causa immediata della morte di Navalny, ma il modo in cui è stato trattato indica chiaramente una paura da parte del Cremlino dell'opposizione che avrebbe potuto catalizzare.

Il critico di Putin non era certamente un santo: si possono citare le sue dichiarazioni razziste e nazionaliste del passato, come il sostegno per la guerra in Georgia e l'ambiguità sulla Crimea. Negli ultimi anni si è scusato per alcune affermazioni e ha aggiunto la critica dell'invasione dell'Ucraina alla sua ampia campagna contro la corruzione del Cremlino. Con questo è diventato l'oppositore principale di Putin agli occhi di molti in Occidente.

È proprio questo ruolo che va considerato quando si valuta la popolarità dei movimenti d'opposizione in Russia, contrastati in modo duro dalla classe dirigente del paese. Da un punto di vista europeo e statunitense, un personaggio come Navalny rappresentava una promessa di democrazia contro il "cattivo" Putin e, quindi, ovviamente era degno del nostro sostegno. Eppure la popolazione russa non lo vedeva così: secondo il Levada Center – un'organizzazione indipendente che conduce sondaggi considerati molto attendibili – solo il 19 per cento dei russi approvava l'operato di Navalny, mentre il 56 per cento lo vedeva con disapprovazione.

Questo rigetto è in linea con la campagna negativa nei suoi confronti, in cui i media vicini al Cremlino lo definivano un traditore e una spia della NATO. Ma occorre anche capire perché queste critiche sono particolarmente efficaci nella società russa di oggi. Va ricordato che negli anni Novanta, subito dopo la fine dell'Unione Sovietica, chi si identificava con l'Occidente liberale e democratico ha proposto politiche disastrose per il paese, sotto il nome della "terapia choc", che hanno portato a un crollo economico e sociale con drammatiche conseguenze in termini di demografia e disuguaglianze.

La necessità di difendere la stabilità politica nasce da eventi ancora ben presenti nella memoria dei cittadini russi; chi viene associato con i tentativi di cambiare la struttura della società e portarla nella direzione indicata dall'Occidente è spesso visto come un pericolo per il Paese.

Sottoscrivo senza esitazione la critica al governo Putin per i suoi tentativi di bloccare un dibattito democratico aperto: arrestare chi protesta e ricorda Navalny, per esempio, è inaccettabile ai nostri occhi e mostra una chiara debolezza da parte del Cremlino. Ma se si vuole capire perché Putin è ancora molto popolare (sempre secondo i numeri del Levada Center) e perché l'opposizione non cresce come ci si potrebbe aspettare, è bene ricordare quanto ha passato la Russia negli ultimi decenni, e il ruolo dell'Occidente nei drammatici anni della "libertà anarchica" e dell'autorità senza responsabilità.

Altrimenti si rischia il tipico errore di giudicare gli altri senza comprendere la loro visione del mondo, per poi sorprendersi quando non sono convinti dei nostri appelli per la democrazia.

Di Andrew Spannaus.

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