13 Febbraio 2024
Joe Biden, fonte: Imagoeconomica
Piove sul bagnato. Joe Biden è il presidente più anziano nella storia degli Stati Uniti, e già faceva fatica a combattere l'immagine di debolezza e declino fisico. Poi è arrivato il rapporto del procuratore speciale Robert Hur l'8 febbraio scorso riguardante la gestione di documenti classificati da parte di Biden dopo aver lasciato la vicepresidenza nel 2017. La relazione ha stabilito che non ci sono state attività che meritano l'incriminazione, poiché il quadro che emerge è quello di "un uomo anziano ben intenzionato con una memoria scarsa".
Le parole sono esplose come una bomba sulla scena politica americana, dando nuova linfa alla campagna già in corso sul lato repubblicano di dipingere il presidente come confuso e senile. Non ci sono elementi concreti per dubitare della capacità di Biden di governare in questo momento, ma in effetti la sua immagine pubblica è di un uomo vecchio e debole. Una conferma formale di questo sospetto potrebbe essergli fatale a livello elettorale.
Mancano ancora molti mesi al voto, e i problemi di Donald Trump sono forse ancora più seri: se la Corte Suprema non bloccherà il processo per aver cercato di ribaltare le elezioni del 2020, il Tycoon potrebbe essere condannato a decenni di anni di prigione prima dell'autunno. Ma arrivare al momento delle convention – luglio per i repubblicani e agosto per i democratici – con un Biden che sembra destinato a perdere potrebbe spingere il suo partito a mettergli pressioni forti per fare un passo indietro.
Come potrebbe funzionare? La strategia più prudente sarebbe di aprire i giochi poco prima della Convention prevista a Chicago dal 19 al 22 agosto. In questo modo si eviterebbe uno scontro interno lungo e divisivo, soprattutto riguardo alla figura della vicepresidente Kamala Harris. Lei sarebbe l'erede naturale, ma non ha brillato nel suo ruolo ed è ancora meno popolare di Biden; pochi pensano che sarebbe la scelta giusta per vincere a novembre.
Con solo poche settimane per scegliere il nuovo candidato, i democratici potrebbero concentrarsi su una figura che unisca i due elementi fondamentali per l'elettorato: il populismo economico e la moderazione culturale, cercando di ottenere un ampio consenso nel paese.
Un profilo come Gavin Newsom, governatore della California, sarebbe rischioso, potendo essere facilmente etichettato come una sorta di radical chic a causa della sua provenienza. La situazione sarebbe diversa per qualcuno come la governatrice Gretchen Whitmer del Michigan, già costretta a fare appello alla famigerata classe lavoratrice bianca in uno stato industriale del Midwest.
Cambiare candidato permetterebbe anche di liberare in parte il Partito Democratico dalla crescente insoddisfazione di chi critica il troppo sostegno per la guerra a Gaza di Benjamin Netanyahu, il quale rischia di danneggiare pesantemente Biden in alcuni stati chiave.
Concentrarsi su un profilo del genere aiuterebbe i democratici a superare la politica identitaria, sottolineando che non basta essere una faccia nuova o "diversa"; occorre costruire la narrazione giusta per affrontare i problemi del paese ed evitare una ricaduta verso le politiche all'insegna della globalizzazione dell'epoca pre-populista.
Di Andrew Spannaus.
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