28 Gennaio 2024
É difficile da comprendere per noi italiani, ma i politici eletti all'estero non sono malleabili e trasformisti come i nostri, anzi.
Javier Milei, Mr. Motosega per gli amici e neo Presidente dell'Argentina, sin dal primo momento non ha mai nascosto le sue intenzioni, privatizzare l'impossibile, mandare a quel paese Papa Francesco e rendere la terra di Maradona un impero dell'ultra liberismo 2.0.
Nel Bel Paese, commentatori più o meno esperti hanno sottovalutato il problema, definendo le parole e gli atteggiamenti dell'allora candidato come mera propaganda che sarebbe finita in un allineamento con il resto del mondo, e invece no.
A neanche 45 giorni dall'insediamento di Milei, è scattato il primo sciopero nazionale, con migliaia di persone in piazza a Buenos Aires, di fronte il Palazzo del Congresso, incazzate come delle biscie che hanno urlato per ore "l'Argentina non è in vendita".
Mal gliene colse ai manifestanti, molti dei quali elettori proprio del Presidente oggi sul banco degli imputati ma, come si dice, "a chi tocca nun se ingrugna".
Casus belli la pretesa di Miei di avere pieni poteri, cosa che non stupisce visto che non ha mai nascosto un certo fascino verso l'uomo solo a comando, nonché la messa in vendita di tutto ciò che può finire su di un mercato internazionale, perciò ospedali, scuole, palazzi storici, compagnia aerea, società di energia, università e chi più ne ha più ne venda. Qualcuno ha lasciato trapelare, non è certo, che abbia pensato di privatizzare finanche le forze di polizia locali: un grandissimo del commercio, direbbero i più smaliziati.
Essendo fondamentalmente un economista liberale di quelli cresciuti con il sogno americano degli anni ottanta, non c'é da stupirsi che oggi applichi una politica così sfrenata di fronte un bilancio che può vantare un deficit del 211,4 %, roba da record. A noi europei, e agli stessi americani, la storia ha insegnato che queste manovre non pagano, ma qualcuno vuole distruggere i sogni di un piccolo cowboy con la motosega?
Di Aldo Luigi Mancusi.
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