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Roger Abravanel al GdI: "L'Occidente sta perdendo la bussola morale. Due popoli, due stati? Utopia, neanche Israele ci crede più"

Roger Abravanel, saggista, director emeritus di McKinsey, advisor di fondi private equity e venture capital e imprenditore high tech in Europa e Israele, in esclusiva al Giornale d'Italia: "Credo ci sia dietro un pensiero antico che rifiuta la idea della guerra, anche se è necessaria alla pace. Che si mette per definizione dalla parte del “più debole“, senza capire che il più debole sono i palestinesi e non i terroristi che li usano come scudi"

31 Ottobre 2023

Roger Abravanel al GdI: "Una parte dell'Occidente sta perdendo la bussola morale. Due popoli, due stati? Utopia, neanche Israele ci crede più"

Roger Abravanel, fonte: imagoeconomica

Il saggista italiano, director emeritus di McKinsey, advisor di fondi private equity e venture capital e imprenditore high tech in Europa e Israele Roger Abravanel è stato intervistato dal Giornale d'Italia per discutere sul tema principale delle ultime settimane, vale a dire il conflitto tra Israele e Hamas, fornendo un suo punto di vista sul ruolo dell'Occidente ed alla prospettiva "due popoli, due stati".

D. Subito dopo i massacri del 7 ottobre, disse che Hamas era come l'ISIS. L'Occidente sembrava averlo capito ma Lei ritenne che la condanna “senza se e senza ma“ avrebbe avuto vita breve. Dopo quattro settimane,  guardando la reazione dei giovani occidentali, ad esempio Greta Thunberg, trova la sua previsione si sia avverata? 

R. Non sono stupito dalle reazioni del mondo arabo che ha cresciuto i suoi figli nell’odio per gli ebrei anche da prima della nascita dello stato d’Israele. Sono però disorientato dalla reazione delle nuove generazioni occidentali. Purtroppo sono oggetto della enorme propaganda anti – Israele  sulla rete degli ultimi anni e sembrano credere a tutto ciò che leggono  o vedono su tik tok . Un recente sondaggio sui giovani tra i 18-31 anni in USA ha dimostrato che 

  • Un terzo di loro non crede che Hamas ha barbaramente ucciso 1200 civili – E’ quello che sostengono dal primo giorno  i media arabi tra cui al Jazeera sponsorizzata dal Qatar 
  • Uno su due è ancora convinta che Israele ha bombardato l’ospedale e che le vittime siano 500  (fonti indipendenti hanno dimostrato che è stato un razzo della Jihad e che i morti sono stati tra 100 e 200) 
  • Uno su tre pensa che Gaza sia governata da Israele e non da Hamas e che quindi Israele abbia tolto acqua e elettricità ai palestinesi (la maggioranza è invece fornita da Hamas che da sempre non la gestisce nell’interesse dei cittadini)
  • Uno su due pensa che la Palestina sia solo la patria dei palestinesi e non degli ebrei (non sanno che non è mai esistito uno stato palestinese)  
  • 51% pensa che il massacro sia giustificato dalle sofferenze dei palestinesi 
  • 40% pensa che Israele non debba difendersi dai razzi di Hamas

Quanto a Greta i Fridays for the future tedeschi la stanno criticando e  spero che la perdita di credibilità derivante da questa sua campagna contro Israele non causi un danno alla altra causa per cui combatte, quella giusta, a favore dell’ambiente. Mi auguro che cambi idea, magari guardando le foto degli animali domestici massacrati dai terroristi nei kibbutz , lei che piange quando vede orsi polari troppo dimagriti 

D. Ci sono però anche coloro che hanno condannato il massacro, ma sostengono che Israele abbia delle colpe, in primis Guterres dell’Onu

R. Nulla di nuovo su come la pensa e vota l’ONU che da sempre  bolla Israele come irrispettosa dei diritti umani, a un ritmo dieci, venti volte superiore di quello che fa contro l’Iran quando massacra le  iraniane senza velo, la Cina quando  sterilizza le donne Uighuri (musulmane) e la Russia  quando massacra i civili a Bucha. Certo, Israele è una democrazia mentre Cina, Iran e Russia non lo sono e quindi deve avere uno standard morale maggiore, ma una dittatura autocratica non vuole necessariamente dire avere il diritto di calpestare i diritti umani e lo dimostra Singapore che non è una democrazia ma  rispetta i diritti umani  Detto questo, anche le persone che hanno condannato i massacri ma “giustificato“ Hamas, collegano sbagliando tra tre punti ben distinti.

 1  “due popoli due stati“

 2  “le colpe di Netanyahu" 

 3  "quello che deve fare Israele adesso"

Sono tre temi che non c’entrano uno con l’altro, ma appena si parla del terzo (la risposta di Israele), si torna subito a parlare degli altri due (“sì ma, Israele non ha creato lo stato palestinese e Netanyahu ha permesso l’espansione dei coloni in Cisgiordania. La reazione di Israele al massacro di donne , bambini e anziani civili (il terzo tema del dibattito) non può e non deve essere vista nel contesto dei due altri temi (“due popoli e due stati“ e le colpe di Netanyahu“) Purtroppo è ciò che sta succedendo 

D. Lei cosa ne dice della idea dei “due popoli due stati", un mantra ripetuto da anni dai pro-palestinesi in occidente? E dell’altro mantra “Gaza è una prigione all’aperto“?

R.  Chiunque sa come vanno le cose veramente in medio oriente e non è antisionista/ antisemita sa benissimo che è impossibile  avere uno stato vicino  che non riconosce la tua  esistenza, come dichiara apertamente lo statuto di Hamas. Uno stato, simile a Isis, guidato da leader che nel migliore dei casi è un inefficiente corrotto come è considerato dagli stessi palestinesi. Abu Mazen (capo della Autorità Palestinese) e nel peggiore da terroristi – macellai che non pensano minimamente al bene dei propri cittadini. Uno stato che, invece di usare i miliardi ricevuti per fare di Gaza una nuova Singapore, li spende per costruire razzi e  2-300 km di tunnel, lanciando razzi e nascondendo il proprio quartier generale sotto un ospedale e per arricchire i suoi capi .  Israele ha provato più di una volta a promuovere “due popoli due stati“, nel 48 alla sua nascita aveva accettato la proposta dell’ONU di avere due stati  ma gli arabi la attaccarono il giorno dopo la sua nascita. Ci ha poi provato con gli accordi di Oslo nel 1993, riconoscendo la Autorità Palestinese, a Camp David 2 nel 2000 quando, secondo Clinton, Arafat ha perso l’occasione della vita di avere finalmente la pace e invece ha scatenato la intifada. E infine proprio a Gaza nel 2005, quando il “falco“ Sharon si ritirò unilateralmente per lasciare Gaza ai palestinesi che dopo un po' hanno cominciato a farsi la guerra tra loro, che poi Hamas ha vinto e dopo un po' iniziarono ad arrivare i razzi su Israele. 

Il mantra "due popoli, due stati“ è una utopia alla quale neanche gli israeliani credono più e non giustifica minimamente l’accettazione del massacro. 

D. Trova ci siano colpe da parte di Netanyahu e delle sue politiche degli ultimi anni? 

R. La colpa di Netanyahu non è quella di avere concesso l’espansione dei coloni israeliani (che io critico), ma quella di essere stato il miglior partner di Hamas. Non era necessario aspettare 20 anni per capire di che pasta erano fatti i nuovi leader di Gaza  ma, invece di stroncarli all’inizio quando erano quattro esaltati che hanno massacrato i loro “fratelli“ della autorità palestinese di Abu Mazen, ha lasciato che si rafforzassero con l’aiuto dell’Iran. Ogni tanto lanciava una campagna di risposta ai razzi ma a Netanyahu lo status – quo  andava benissimo perché a lui interessa la sua sopravvivenza politica più che la sicurezza degli israeliani. Adesso però lo statu quo è finito e gli israeliani lo manderanno a casa quando avranno risposto al massacro che è l’unica cosa che conta oggi. 

D. Cosa dovrebbe fare Israele adesso? 

R. Adesso non è il momento di riprendere la utopia dei “due popoli due stati“, né di criticare Netanyahu. Adesso Israele deve solo annientare Hamas /Isis per garantire la propria sopravvivenza e, soprattutto, rispettare l’obbiettivo per cui è nata, proteggere i suoi cittadini rappresentare l’asilo per gli ebrei di tutto il mondo in fuga dall’antisemitismo“. C’era riuscita fino al 7 ottobre e in tutte le guerre che ha vinto erano morti i suoi soldati e non i civili. Ma il 7 ottobre ha mancato e deve dimostrare ai suoi cittadini che è ancora capace di farlo. E deve dimostrarlo ai suoi nemici, perché Israele deve vincere le sue guerre, non può permettersi di perderle perché è circondata da nazioni come l’Iran che dichiarano di non accettare la sua esistenza e sentono solo il linguaggio della forza non quello della pace. Se la vedranno debole si accaniranno come iene contro un leone ferito.

Quanto alla prosecuzione della guerra, le tattiche (ingresso a Gaza e come), cosa fare al Nord con Hezbollah, ecc nessuno di noi ha idea delle strategie e tattiche militari sul terreno e coloro che da lontano esprimono giudizi, nel migliore dei casi fanno sorridere 

D. Come risponde a coloro che accusano Israele di una “reazione sproporzionata“?

R. Questa della “reazione sproporzionata” è l’ennesimo mantra che disconosce quello che succede in loco. Non mi pare che i soldati israeliani stiano decapitando bambini, stuprando donne e prendendo ostaggi, il che sarebbe una reazione “proporzionata “ a ciò che ha fatto Hamas/Isis il 7 ottobre.

In questi giorni ci sono grandi dibattiti in occidente da parte di esperti giuristi in materia di guerre.  Non esiste un accordo  ma la maggioranza sembra sostenere  che Israele non stia affatto commettendo crimini di guerra non rispettando il diritto internazionale delle guerre che  dice che la “risposta“ a un attacco di un aggressore non deve essere proporzionata al danno ricevuto (che vorrebbe dire stuprare donne e decapitare bambini palestinesi) ma alla minaccia. Che per Israele è altissima perché ne dipende la sua sopravvivenza. Detto questo gli esperti internazionali giuristi sostengono che l’esercito israeliano è “world class” nel rispetto delle regole e nella morale professionale. E, nonostante ciò che dicono le piazze occidentali pro Hamas  è, probabilmente, l’esercito più "umano” che c’è in giro. I suoi soldati vanno in guerra, cercando di fare il meno possibile di vittime civili ma, purtroppo, in guerra le vittime civili ci sono sempre.

Nel caso di Gaza, è ancora più difficile perché Hamas fa di tutto per esporre i civili in modo che ne muoiano il più alto numero possibile per incitare le piazze arabe e occidentali contro Israele. E uno dei capi di Hamas Ismail Hanieh, incita i civili palestinesi, donne, anziani e bambini di Gaza a “dare il proprio sangue“ e diventare “martiri“. E lo fa dai suoi appartamenti di lusso in Qatar dove vive in modo agiato grazie al suo patrimonio stimato in 3-4 miliardi di dollari, come riporta Federico Fubini sul Corriere della Sera.  Come miliardario in dollari è Khaled Mashaal altro leader, il cui patrimonio è stimato in 2.6 miliardi di dollari (alcune stime lo portano a 5 miliardi di dollari) e Musa Abu Marzook, il “cacciatore di fondi“ ufficiale di Hamas, che “vale” 2-3 miliardi di dollari. Fondi che dovevano andare al benessere dei palestinesi dei quali oggi “chiedono il sangue” 

Chi è il vero nemico dei civili palestinesi a Gaza?   

D. Cosa pensa di coloro che manifestano pro Hamas /palestinesi o lo difendono nei talk show? 

R. Credo ci sia dietro un pensiero antico che rifiuta la idea della guerra, anche se è necessaria alla pace (Nel 39 Churchill era considerato un guerrafondaio). Che si mette per definizione dalla parte del “più debole“, senza capire che il più debole sono i palestinesi e non i terroristi che li usano come scudi. Soprattutto credo si tratti di persone, soprattutto giovani che hanno perso la loro “bussola morale“ perché non si rendono conto che stanno appoggiando una cultura /civiltà radicalmente diversa dalla nostra. Una civiltà che ha come obbiettivo la lotta  ai valori dell’occidente, la vita e non la morte come martiri, il benessere  grazie all’istruzione, la religione come scelta individuale e non come pretesto per uccidere gli “infedeli“, la vera“ parità di genere “tra uomo e donna. Attenzione, “bussola morale“ non vuole solo dire sapere distinguere il bene dal male ma combattere per  quei valori occidentali che creano il benessere e lo sviluppo sociale per ognuno di noi, in funzione dei nostri meriti. 

Ci sono molte persone di buona fede in particolare nel nostro Paese, che questa bussola non la hanno persa e semplicemente sono lontane da una realtà che non conoscono e non capiscono 

Ma mi preoccupano soprattutto i giovani che sono più vulnerabili ai social network dominati dalla propaganda islamica che non si rendono conto  di quello che fanno  mettendo sullo stesso piano Hamas – Isis e i palestinesi che hanno la unica colpa di averlo votato. E non si rendono conto che manifestano a favore di valori che già li stanno danneggiando. In Francia, giovani francesi sono stati massacrati al Bataclan in modo non diverso dai giovani israeliani massacrati alla festa per la pace. Le ragazze che vedo alle manifestazioni pro Hamas dimenticano lo stato penoso delle donne nei paesi islamici e non lo mettono a confronto con le donne arabe in Israele che hanno realizzato la maggior parità di genere in medio oriente. Perché lo fanno? Perché si sentono sicure oggi nel mondo occidentale. Ma sbagliano perché molte donne francesi sono preoccupate che la demografia gioca a favore dell’Islam e entro il 2030 la maggioranza islamica potrà richiedere di adottare la sharia. E anche le donne francesi dovranno portare il velo. E la Francia è solo l’inizio.

Il mio augurio è che recuperino la loro "bussola morale” e vadano in piazza a manifestare pro – Israele , non pro – Hamas.

Chi è Roger Abravanel, Director Emeritus di McKinsey

Nato in Libia nel 1946 da famiglia ebraica diventa profugo a causa delle persecuzioni antisemite in Libia ed è costretto a emigrare in Italia nel 1963.

Si laurea in Ingegneria al Politecnico di Milano a 21 anni e a 25 entra in Mckinsey, dove dal 2006 è Director Emeritus.

Negli ultimi 15 anni ha fatto parte di consigli di amministrazione di prestigiose società  internazionali quotate al NYSE (Teva Pharma, Luxottica), LSE (Admiral), NASDAQ (Caesar stone, Genenta), Telaviv Stock exchange  (Phoenix) e di aziende private italiane (Esselunga, Coesia e Yamamay). E’ anche membro del CDA della BNL/BNP.

Advisor di fondi private equity e venture capital e imprenditore high tech in Europa e Israele, ha contribuito alla fondazione di Genenta, la prima startup italiana quotata al Nasdaq a dicembre 2021 ed ha fondato Digitail una J/V nell’ecommerce con COOP che è diventata in poco tempo un modello di successo dello ecommerce Food italiano.

È membro dell’Advisory Board del Politecnico di Milano. Nel 2010, in occasione del 50nario della fondazione della stessa INSEAD è stato selezionato tra i 40000 alunni come uno tra i “50 che hanno cambiato il mondo”, l'unico italiano.

Autore di: “Meritocrazia”, “Regole”, “Italia cresci o esci!”, “La ricreazione è finita!”, "Aristocrazia 2.0, la nuova elite per salvare l’Italia”, dal 2008 è editorialista del Corriere della Sera.

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