07 Aprile 2023
Quindici Paesi dell'Unione Europea si sono uniti in una causa legale contro la legge ungherese sulla protezione dell'infanzia, ampiamente criticata come anti-Lgbtq. Si tratta di Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Austria, Irlanda, Danimarca, Malta, Spagna, Svezia, Finlandia, Slovenia, Francia, Germania e Grecia, che insieme al Parlamento europeo agiranno come parti terze nella causa intentata lo scorso anno dalla Commissione europea. L’Italia, invece, si è astenuta.
Il provvedimento ungherese, definito “vergognoso” dal presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, vieta di mostrare ai minori qualsiasi contenuto, nei media e nelle scuole, che ritragga o promuova l'omosessualità o il cambio di sesso. Secondo Bruxelles, la legge, fortemente voluta dal premier ungherese, viola in particolare i valori europei ed i diritti fondamentali degli individui, in particolare le persone Lgbtq+. “Rimaniamo fermi nel nostro impegno per una società inclusiva e per l'uguaglianza per tutti”, ha dichiarato il ministero degli Affari Esteri del Belgio, che aveva guidato l'azione legale contro la normativa. La legge ungherese, approvata nel giugno del 2021, contiene una disposizione che vieta o limita fortemente le rappresentazioni dell'omosessualità e del cambiamento di genere nei contenuti dei media e nel materiale educativo rivolto a un pubblico di età inferiore ai 18 anni.
“Questo disegno di legge ungherese è una vergogna”, aveva dichiarato von der Leyen nel 2021. “Questa legge”, aveva aggiunto, “discrimina chiaramente le persone sulla base del loro orientamento sessuale e va contro tutti i valori fondamentali dell'Unione Europea: la dignità umana, l'uguaglianza e i diritti fondamentali dell'uomo. Quindi non scenderemo a compromessi su questi princìpi”. “Una storica coalizione di istituzioni europee e Stati membri invia un messaggio forte a Viktor Orbán sulla difesa dei nostri valori fondamentali di uguaglianza, inclusione e stato di diritto”, ha spiegato l'Ong belga Forbidden Colours. “Quindici Stati membri e il Parlamento europeo si stanno chiaramente posizionando dalla parte della libertà”, ha commentato l'eurodeputato francese Pierre Karleskind, vicepresidente dell'intergruppo Lgbtq+ in Parlamento.
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