01 Marzo 2023
Fonte: Twitter @SharghDaily
In Iran cresce il numero di ragazze avvelenate: anche la capitale Teheran ha fatto da sfondo ad alcuni casi d'intossicazione. Due gli istituti coinvolti, Aban e Hajar Girls' School nel Distretto 9, a poche ore di distanza da analoghe segnalazioni nella scuola femminile Khayyam Shahr Pardis.
Prosegue la campagna seriale di avvelenamenti ai danni delle studentesse iraniane. Nel corso degli ultimi mesi, infatti, il fenomeno si è allargato di città in città, andando a interessare diversi centri sul territorio. I primi casi nella città santa di Qom sono stati seguiti da centinaia di altre segnalazioni, da Borujerd a Teheran, fino alle ultime notizie provenienti da otto diverse scuole di Ardabil, nell'estremo Nord del Paese, dove questa mattina circa 100 ragazze hanno lamentato sintomi da intossicazione per inalazione di gas. Le alunne degli istituti Din e Danesh, Tayyaba, Sama, Afaf, Khalban Zakir, Baharan, Meraj, Shahid e Vadadman hanno avvertito prima un odore sgradevole nell'aria e subito dopo hanno cominciato a manifestare bruciore agli occhi, nausea, vertigini e sonnolenza.
Salgono dunque a più di 700 i casi totali finora segnalati da media locali e famiglie, nonostante le autorità non siano ancora riuscite a rintracciare i colpevoli. In un primo momento, infatti, i giornali esteri hanno lasciato intendere una complicità o addirittura una connivenza da parte delle istituzioni, accusate di voler ottenere con la forza la chiusura degli istituti femminili. Il motivo? Reprimere i focolai di dissenso e colpire i luoghi di aggregazione privilegiata di migliaia di giovani contrari al sistema.
La realtà dei fatti, tuttavia, sembra suggerire uno scenario differente. Secondo fonti vicine alle autorità e riportate dal quotidiano riformista Shargh e dall'agenzia Tasmin, infatti, dietro ai venefici si nasconderebbero movimenti fondamentalisti di ispirazione talebana, vicini alle linee repressive adottate recentemente in Afghanistan. I sospetti non sarebbero infondati, dato che tra il 2010 e il 2015 anche in territorio afgano sono stati riportati casi di studentesse intossicate da gas.
A confermare questi tesi è intervenuto anche Mohammadtaghi Fazel-Meibodi, docente presso il seminario di Qom. Stando a una sua dichiarazione, rilasciata a Shargh e poi prontamente smentita, i responsabili della campagna di avvelenamenti iraniana sarebbero gli affiliati di una cellula integralista noti come Millenials.
L'opinione del governo della Repubblica Islamica è però un'altra. Ad alimentare il clima di tensione interno al Paese ci penserebbero esponenti illustri dell'opposizione e non meglio precisati agenti stranieri. Lo scopo, dunque, sarebbe quello di sabotare l'attività istituzionale e instillare nell'opinione pubblica il germe della ribellione.
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