24 Gennaio 2023
Era il 22 giugno 1941. Alle 3,15 di mattina, simultaneamente in vari punti del confine orientale, la Germania nazista attaccò l’Unione Sovietica. Era la cosiddetta “Operazione Barbarossa”. E non finì bene. Anzi: l’esercito tedesco, complice il freddo, si schiantò sul suolo russo. Storia. Che qualunque professore ti dice di studiare per non ripetere gli errori del passato. Quel che rischia di fare oggi Berlino schierandosi contro Mosca con l’invio dei carri armati Leopard in Ucraina.
Il passato, prima. Torniamo al 1941. Le forze tedesche invasero l’Unione Sovietica con 134 divisioni equipaggiate al massimo per i combattimenti e altre 73 divisioni da dispiegare dietro il fronte. L’invasione era iniziata meno di due anni dopo la firma del Patto di non aggressione tra Germania e Unione Sovietica. Tre formazioni dell’esercito attaccarono l’Unione Sovietica su un fronte molto ampio. Queste formazioni erano costituite da più di tre milioni di soldati tedeschi, supportati da 650mila truppe fornite dagli alleati della Germania. A queste truppe in un secondo momento si aggiunsero unità italiane, croate, slovacche e ungheresi. Il fronte si estendeva dal Mar Baltico, a nord, al Mar Nero, a sud. Durante le prime sei settimane successive all’attacco tedesco, l’Unione Sovietica subì perdite militari catastrofiche. Tuttavia, non collassò, come invece avevano previsto i leader nazisti e i comandanti militari tedeschi. A metà agosto del 1941 la resistenza sovietica si inasprì. Questo impedì ai tedeschi di vincere la guerra entro l’autunno del 1941, come avevano pianificato. Dopo mesi di campagna militare l’esercito tedesco era esausto. Gli assedi di Mosca e di Leningrado andarono per le lunghe e si arrivò alla fine dell’estate. In sostanza, Adolf Hitler si trovò nella stessa situazione in cui si era trovato Napoleone Bonaparte 129 anni prima, quando tentò anche lui di avere la meglio sui russi. Anche in quel caso l’inverno aveva complicato la situazione per l’esercito napoleonico, così come nel 1941: il fronte si era ampliato troppo e le distanze che dovevano percorrere i rifornimenti erano enormi, impraticabili durante il rigido inverno russo. All’inizio di dicembre era ormai chiaro che l’esercito nazista non avrebbe mai sfondato la difesa di Mosca, né avrebbe potuto sostenere a lungo la controffensiva sovietica. Alla fine, con la battaglia di Stalingrado, arrivò la resa della Germania dopo un anno di combattimenti, con le truppe della Wehrmacht decimate.
Il presente, ora. “La Germania non intralcerà la Polonia nella consegna dei carri armati Leopard 2 al’'Ucraina, anche senza autorizzazione tedesca”. L’ha dichiarato il ministro tedesco degli Esteri, Annalena Baerbock, spiegando che finora Varsavia non ha fatto alcuna richiesta ufficiale, ma sembra essere il segnale decisivo da parte del Cancelliere tedesco Olaf Scholz. Secondo il Wall Street Journal, lannuncio dell'invio da parte degli Stati Uniti di carri armati Abrams avverrà nell'ambito di “una più ampia intesa con la Germania, in base alla quale Berlino accetterà di inviare un numero di propri tank Leopard 2 ed approverà l'invio di altri tank di fabbricazione tedesca da parte della Polonia ed altre nazioni”. Come reagirà Mosca? È presto detto: “La fornitura dei carri armati tedeschi Leopard all'Ucraina danneggerà le future relazioni tra la Germania e la Russia”. Parola del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Berlino, sfidando Mosca, rischia di capitolare, com’è accaduto nel 1941.
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