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Cina, ondata Covid iniziata con le restrizioni. E in tanti hanno paura del vaccino

Milioni di contagi sul territorio del gigante asiatico, anche se l'impennata dei casi era cominciata già prima dello smantellamento della strategia zero Covid. Il governo spinge sul siero, ma molti non sono convinti

28 Dicembre 2022

Wuhan, blogger attivista in carcere: aveva raccontato il Covid in Cina

Coronavirus (fonte foto Lapresse)

La Cina ha declassato il Covid-19 a malattia infettiva di categoria B, sostanzialmente una comune infezione virale. Il gigante asiatico ha deciso così di mettersi alle spalle tre anni di durissime restrizioni pandemiche, nonostante si registrino tantissimi casi ogni giorno. Non  a livello ufficiale, visto che nelle scorse settimane le autorità hanno deciso di conteggiare solo alcuni numeri e i tamponi ormai sono diventati volontari. Anzi, nelle scorse ore è stato comunicato che la Cina pubblicherà una volta al mese i dati sui casi di Covid-19 quando la malattia sarà gestita in categoria B, ha dichiarato un funzionario del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie. Vale a dire a partire dal prossimo 8 gennaio.

Ondata record di contagi in Cina, aumento già prima della fine delle restrizioni

Secondo dei documenti interni non confermati fatti circolare dal Financial Times, i funzionari cinesi stimano che circa 250 milioni di persone, pari al 18% della popolazione, siano state infettate dalla Covid-19 nei primi 20 giorni di dicembre, quando Pechino ha bruscamente smantellato le restrizioni che avevano contenuto la malattia per quasi tre anni. Le stime - tra cui 37 milioni di persone, pari al 2,6% della popolazione, che sono state infettate solo nella giornata di martedì 20 dicembre - sarebbero state rivelate da Sun Yang, vice direttore del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, in un briefing sulla salute tenutosi il 21 dicembre.

In realtà, la traiettoria di aumento di contagi in Cina sembra sia iniziato già prima dell'allentamento delle restrizioni. Secondo molti esperti, anzi, la fretta di eliminare tutte le restrizioni sarebbe motivata anche dal desiderio di girare la motivazione sulla decisione di riaprire in maniera rapida ed evitare critiche alla precedente strategia zero Covid decisa dal governo già dall'inizio della pandemia e mantenuta fino alla fine di novembre.

Nel frattempo, le autorità cinesi stanno provando a convincere i cinesi e in particolare i più anziani over 60 a vaccinarsi. La Commissione nazionale per la salute ha annunciato il 29 novembre una campagna per aumentare il tasso di vaccinazione tra i cinesi più anziani, che secondo gli esperti sanitari è fondamentale per evitare una crisi sanitaria. È anche il più grande ostacolo prima che il Partito Comunista al potere possa eliminare le ultime restrizioni antivirus più severe al mondo.

I cinesi e soprattutto gli anziani hanno paura del vaccino

A Pechino il quartiere Liulidun, come racconta l'Associated Press, promette agli ultrasessantenni fino a 500 yuan (70 dollari) per un corso di vaccinazione a due dosi e un richiamo. La Commissione nazionale per la salute ha annunciato il 23 dicembre che il numero di persone vaccinate ogni giorno è più che raddoppiato, raggiungendo i 3,5 milioni a livello nazionale. Ma si tratta ancora di una piccola frazione delle decine di milioni di vaccini che venivano somministrati ogni giorno all'inizio del 2021.

Gli anziani sono scoraggiati dai potenziali effetti collaterali dei vaccini cinesi, per i quali il governo non ha reso noti i risultati dei test condotti su persone di 60 anni o più. Molti sono riluttanti perché hanno diabete, problemi cardiaci e altre complicazioni di salute e temono di subire conseguenze dalla somministrazione dei vaccini. 

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