05 Dicembre 2022
Un colpo eclatante per le forze speciali di Kiev, compiuto 500km dentro al territorio russo, e con come bersaglio un sito d'eccezione: le basi aeree Engels e Dyagilevo, che ospitano non solo i Il-78 (aerei-serbatoio in grado di effettuare rifornimento in aria di altri velivoli), ma anche parte dei bombardieri nucleari su cui si fonda la capacità di deterrenza della Federazione Russa (che include, assieme ai missili, i sottomarini). Non è ancora chiaro come le forze ucraine abbiano potuto effettuare indisturbate un simile attacco su un sito così importante.
Certamente le due basi erano obiettivi importanti: da lì partivano la maggior parte degli aerei e dei razzi che hanno fatto a brandelli le infrastrutture ucraine negli ultimi mesi. Certo, la presenza di bombardieri nucleari mette la gravità dell'evento su un altro livello: che sia un tentativo di mettere alla prova la reattività di Mosca a rispondere a un attacco che colpisce la sua panoplia atomica?
Un elemento di mistero riguarda le modalità dell'attacco. Alcuni ipotizzano che si possa trattare di un drone a lunga percorrenza, di cui Kiev aveva annunciato la produzione proprio ieri. Tuttavia è una teoria che ha dell'incredibile: il fatto che un drone militare possa percorrere mezzo migliaio di chilometri in pieno territorio russo senza essere abbattuto sarebbe accolta con scetticismo anche dai più feroci detrattori del Cremlino. Pare dunque probabile che le forze speciali ucraine infiltrate nel territorio russo abbiano fatto partire dei droni dentro al territorio della Federazione Russa stessa, infiltrando il veicolo con chissà quali tecniche.
Le forze armate russe hanno anticipato da diverso tempo ulteriori attacchi missilistici alle infrastrutture energetiche ucraine. L'operazione potrebbe dunque essere interpretata come una forma di attacco preventivo.
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