20 Ottobre 2022
Liz Truss ha lasciato Downing Street a poco più di un mese dall’insediamento: 44 giorni col resto di 2 ministri silurati e il crollo della sterlina con l’annuncio (poi ritrattato) del cosiddetto mini-budget, la riforma finanziaria sul caro-bollette che ha terremotato i mercati. Truss ha sostituito due membri del suo esecutivo (Kwasi Kwarten all’Economia e Suella Braverman agli Interni) e, oltre alle dimissioni record, è il primo ministro che resterà nella storia recente dell’Uk per aver portato l’inflazione al 10%, ai massimi livelli da 40 anni. Attualmente il 32% degli iscritti al partito conservatore dei Tory vorrebbe vedere il ritorno di Boris Johnson, il 23% vorrebbe Rishi Sunak a Downing Street mentre solo il 9% punterebbe sul nuovo cancelliere dello Scacchiere, Jeremy Hunt. Intanto era salito a 16 il numero dei parlamentari conservatori che chiedevano espressamente al primo ministro di rassegnare le dimissioni ritenendo la sua posizione insostenibile. Un numero decisivo. In più, a mettere pressione a Truss, ci ha pensato l’Economist, che l’ha ritratta in copertina con in mano una lancia a forma di forchetta, con tanto di spaghetti, e uno scudo di pizza margherita. Un chiaro riferimento all’Italia supportato dal titolo “Welcome to Britaly”.
“Nel 2012 Truss e Kwarteng, autori del pamphlet Britannia Unchained, usavano l’Italia come un avvertimento“, spiega l’articolo dell’Economist. “Servizi pubblici gonfiati, bassa crescita, scarsa produttività: i problemi dell’Italia e altri Paesi dell’Europa del Sud erano presenti anche in Gran Bretagna. Dieci anni dopo, nel loro fallito tentativo di cambiare percorso hanno contribuito a rendere il paragone inevitabile“, ha sottolineato il settimanale inglese, evidenziando che il Regno Unito è ora impantanato nell’instabilità politica ed è succube dei mercati obbligazionari. “Proprio come l’Italia, l’Uk è diventata il giocattolo dei mercati obbligazionari durante la crisi dell’eurozona: ora sono loro a comandare visibilmente in Gran Bretagna”, ha aggiunto il giornale. “Proprio come gli italiani si preoccupano dello spread tra i titoli di Stato di riferimento e i Bund, così i britannici hanno avuto un corso accelerato su come i rendimenti dei titoli di Stato influenzino tutto, dal costo del mutuo alla sicurezza delle loro pensioni”.
Le famiglie britanniche, in termini economici, pagano il peso delle lotte intestine di un partito, i Tory, che non riesce a trovare unità d’intenti. Non si tratta solo del caro bollette, ma anche dell’aumento del costo del cibo. Pane, cereali, carne e prodotti caseari sono aumentati del 14,5% rispetto all’anno scorso. Un pacco da 250 grammi di burro è arrivato a costare 7,5 sterline e nei supermercati è esposto con un sistema antitaccheggio elettromagnetico affinché non venga rubato. Dopo 12 anni al potere, i conservatori sembrano aver esaurito la capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini. E il successore di Truss, chiunque esso sia, troverà una situazione economica a dir poco complicata.
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