21 Agosto 2022
SCRITTI PANDEMICI
Quando il mondo rivela all’uomo
La sua brutalità
E non ci sono parole per descriverne l’orrore.
Quando la crudeltà dell’uomo
Fa saltare in aria tua figlia
E non ci sono parole per descrivere il tuo dolore.
Il poeta prende la penna
E scrive
Amore, amore, amore.
“Spiritualmente, la globalizzazione è la manifestazione della Grande Parodia: il regno dell’Anticristo” (Aleksandr Dugin, Teoria del mondo multipolare).
Nel suo Cosa c’è che non va in Europa, saggio del 2017 in calce a Teoria del mondo multipolare, (Aga Editrice - 2019), Aleksandr Dugin esordisce con queste parole: “Ideologicamente, la fonte di tutti i problemi è costituita dal liberalismo che è stato imposto all’Europa e al resto dell’umanità dal mondo anglosassone come la sola e unica ideologia ufficiale. Il liberalismo afferma solo l’identità dell’individuo e nega ogni tipo di identità collettiva o organica. Pertanto, passo dopo passo, il liberalismo ripudia l’identità religiosa, nazionale, di genere, e qualsiasi tipo di appartenenza allo scopo di rendere l’individuo completamente libero da ogni genere di olismo. Una manifestazione politica emblematica di questo problema è rappresentata dalla teoria gender (omissis). Un altro problema cruciale è rappresentato dall’immigrazione (omissis). L’ultimo passo nello sviluppo del liberalismo sarà la negazione dell’identità umana come identità collettiva. Così, nel prossimo futuro il programma liberale aprirà le porte al transumanesimo".
Dopo avere letto questo saggio, tre anni fa sono andato ad ascoltare Dugin a Milano. Siamo coetanei (classe 1962), ho due figlie. L’orrore che provo oggi è indicibile. Alla bestialità del mondo possiamo soltanto opporre la nostra compassione, il più nobile dei sentimenti. A Dugin non mancano certo anche la saggezza e il coraggio: “A high lama once told the prince of Dege, who was about to become ruler of a huge kingdom: «In order to become successful in this world, you need three qualities: wisdom, compassion, and courage. These three will lead to a successful, happy, and fulfilled life”.
Ha visto giusto quando ha affermato che il transumanesimo è la logica conseguenza dell’illuminismo.
Capire ciò che siamo coi cinque sensi è un’idiozia. Spiegare la vita in termini scientifici porta unicamente a “…conoscenze inferiori, accessibili ai sensi”. L’uomo moderno che cessi di interrogarsi non è un uomo più maturo, è un uomo che ha perso la sua prima e più straordinaria caratteristica umana.
Negare il pensiero trascendente, la sacralità della vita, la centralità dell’essere umano nella creazione perché i metafisici cristiani erano sofisti del nulla è stato il più tragico errore dell’Occidente.
Ci dirigiamo da più di due secoli verso il nulla, il grande inganno, il Great Reset. “Rinunziare a scoprire la prima origine e la destinazione finale ovvero cessare di interrogarsi sulle questioni inaccessibili a ogni investigazione decisiva è un suicidio della specie, una mutilazione della natura umana.
Quando Aleksandr Dugin usa l’espressione “il regno dell’Anticristo”, lo fa in senso proprio, non figurato: è un “Vecchio credente”. Quello dei Vecchi credenti (in russo: "старове́ры" o "старообря́дцы" è un movimento religioso ortodosso che nel 1666-1667 si oppose alle scelte della gerarchia ortodossa del proprio Paese, arrivando a separarsene in segno di protesta contro le riforme ecclesiastiche introdotte dal Patriarca Nikon. I Vecchi credenti continuarono infatti a esercitare le antiche pratiche della Chiesa russa antecedenti all'entrata in vigore delle riforme.
Per un Vecchio credente, lo scontro in atto tra l’impero americano e la Russia di Vladimir Putin è non soltanto uno scontro di civiltà, ma una lotta tra il bene e il male. Per inciso, un’analoga visione viene manifestata oggi da alcuni cattolici tradizionalisti.
Questa interpretazione escatologica trova precise motivazioni storiche: Mosca è anche chiamata la “Terza Roma”, fin dal Sedicesimo Secolo. Tra il 1523 e il 1524, il monaco ortodosso Filofej scrisse una lettera al Gran Principe di Mosca: “Due Rome sono cadute (nota, Roma e Costantinopoli) ma la terza resiste e non ve ne sarà una quarta”. In sintesi, Mosca (la Russia) come ultimo baluardo della cristianità.
Oggi la fede di Aleksandr Dugin, un uomo col quale ho avuto il privilegio di dialogare, è messa a dura prova. Come Giobbe patisce la sofferenza del giusto e la sua è la più straziante delle sofferenze. Ha visto sua figlia Darya dilaniata dalla bomba che era destinata a lui, una ragazza di trent’anni innocente fatta letteralmente a pezzi.
Oggi andrò in chiesa e reciterò una preghiera. Sono agnostico, sarà poco più che un gesto simbolico. Pregherò che Aleksandr Dugin conservi la fede. Al suo posto, impazzirei. Al suo posto, penserei incessantemente alle parole di Albert Camus: “Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia”. (A. Camus, Il mito di Sisifo). Pregherò che Aleksandr Dugin sia più forte di me.
Non ci sono parole per descrivere il suo dolore. Pregherò che Aleksandr Dugin, nonostante tutto, sia ancora capace di provare amore.
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia