13 Luglio 2022
Alla fine, la Germania ha ceduto. Nonostante la chiara avversità alla Russia di Putin, la Germania non può fare a meno del suo gas: per questo, ha inviato una turbina alla Russia in modo da accelerare i lavori di manutenzione del gasdotto Northstream 1, che dall'11 al 21 luglio azzereranno il transito di gas dalla Russia alla Germania. L'invio della turbina (in realtà canadese, ma inviata per mezzo della Germania) è una esplicita contravvenzione al regime di sanzioni che l'UE ha imposto alla Russia. Il governo ucraino ovviamente ha espresso indignazione, arrivando a richiamare l'ambasciatore a Berlino; ma il problema più serio è che sta emergendo con chiarezza come l'Europa non riesca a opporsi a un avversario da cui dipende energicamente.
Il governo tedesco deve avere constatato che gli stock di gas sul territorio sono assolutamente insufficienti, prendendo dunque la sofferta decisione di inviare pezzi di ricambio alla Russia purché il transito di gas non venga interrotto. La turbina è in realtà canadese, ma il Canada non ha voluto violare le sanzioni inviando la turbina direttamente alla Russia. La transizione è dunque avvenuta attraverso la Germania, che ha ricevuto la turbina per poi inviarla a Mosca permettendo al Canada di lavarsene le mani.
Questo non è certamente il primo tentennamento di Berlino, che poco fa ha ridotto a un solo miliardo l'entità dei prestiti di guerra concessi a Kiev e diminuito l'invio di armamenti. I portavoce ucraini parlano apertamente di tradimento: una "pugnalata alla schiena" in un contesto per cui l'Ucraina sta già pagando un prezzo altissimo. Il problema è che la Germania non ha letteralmente scelta: la mancata diversificazione delle fonti energia ha messo Berlino in una condizione di totale dipendenza da Mosca. L'aumento dei prezzi aggrava la recessione che sta scuotendo l'Europa, corrodendo anche il sostegno popolare alle sanzioni e agli aiuti militari a Kiev; tuttavia l'incrinatura più grave è proprio a livello diplomatico. La soluzione "egoistica" dei tedeschi ha infatti ufficialmente rotto l'unità del fronte occidentale, fino ad ora saldo, e rischia di aprire la strada ad altri tentativi di trattare con lo zar in privato. La prospettiva, ovviamente, è quella di rendersi, alla lunga, indipendenti dall'ingombrante rivale russo: ma nel breve termine, le conseguenze potrebbero essere devastanti per l'Ucraina, che si potrebbe vedere negati gli aiuti da alleati strategici in virtù del potere energetico del nemico russo. Bisogna dire che la mancata vendita di gas avrà alla lunga conseguenze catastrofiche anche per la Russia, che si priverà così dei propri maggiori introiti; ma Mosca sembra più in grado di reggere gli effetti collaterali, almeno per il momento.
Intanto, preoccupazioni simili si sollevano per l'Italia, che è uno dei maggiori acquirenti di gas russo e rischia dunque, a sua volta, di ricevere ultimatium diplomatici del genere. Mario Draghi è stato finora uno dei maggiori sostenitori europei della causa ucraina, ma in un momento in cui il governo è instabile, la minaccia della crisi energetica potrebbe essere sufficiente a gettare l'intero paese nel panico. L'unica speranza dell'Europa, oltre all'arrendersi alle richieste di Mosca, è quella di diversificare le forniture riducendo così l'indipendenza da Mosca. Si sta già tentando questa strategia rafforzando la partnership con l'Algeria, ma è da vedere se l'eurozona riuscirà a rendersi autosufficiente in tempo utile.
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