15 Marzo 2022
Julian Assange nel 2016 (fonte: Lapresse)
La Corte Suprema del Regno Unito ha respinto il ricorso di Julian Assange e confermato le accuse nei suoi confronti: ora l'estradizione negli Stati Uniti è più probabile. Assange è ricercato da oltre dieci anni da Washington per la rivelazione di documenti riservati e top secret su internet. Assange si era affidato alla piattaforma Wikileaks tramite la quale aveva condiviso con gli utenti informazioni riguardanti le diplomazie di tutti i maggiori attori geopolitici internazionali. Il caso aveva suscitato un polverone e costretto l'attivista a rifugiarsi nell'Ambasciata dell'Ecuador, paese che gli aveva concesso asilo politico.
L'iter giudiziario di Assange, tuttavia, non può dirsi concluso. I suoi legali possono ancora rivolgersi a una Corte di Giustizia Internazionale, ma ciò non impedirebbe alle autorità britanniche di consegnare l'imputato agli Stati Uniti dove è atteso per un processo le cui accuse riguardano principalmente spionaggio internazionale e desecretazione di documenti top secret. Rischia fino a 175 anni di carcere. Il pallino è ora in mano al Regno Unito. Il ministro dell'interno Priti Patel dovrebbe concedere il nulla osta entro aprile. Non ci sono dubbi che questo arriverà entro il periodo atteso. Nel frattempo Assange si è sposato con la sua compagna sudafricana, Stella Morris, anche avvocata che lo ha seguito durante il periodo trascorso presso l'ambasciata ecuadoriana. In molti hanno pensato che questa potesse essere una mossa atta a garantirgli una via di fuga dalla ormai probabile estradizione. Resta da vedere cosa accadrà nei prossimi giorni.
Le accuse che riguardano Julian Assange gravitano sempre attorno alla diffusione di documenti riservati, principalmente statunitensi. Fra le rivelazioni più celebri si contano le famose e-mail dell'allora Segretario di Stato Hillary Clinton ampiamente menzionate da Donald Trump durante la corsa che l'ha portato alla Casa Bianca nel 2016. Le accuse vogliono Assange non solo colpevole della diffusione, ma anche autore materiale dell'hackeraggio dei documenti stessi. Proprio per questo rischia una pena sproporzionata: 175 anni di carcere.
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