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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

La grande truffa del pop all'italiana, fra stadi "comperati" e insostenibile leggerezza dell'essere vani

sarà anche vero, come diceva Wittgenstein, che “etica ed estetica sono la stessa cosa”, ma qui è rimasta solo l'estetica acritica: tutti belli e brutti da Sanremo dritti a fare la réclame del deodorante.

09 Ottobre 2025

Coma Cose

Le notizie dei grandi conflitti, delle grandi stragi sono state sostituite nell'agenda stampa da quella della fine dei Coma Cose: situazione esemplare, emblematica dello stato dell'informazione trattandosi di notizia che non esiste per un gruppo che non esiste, della pletora pseudoartistica che gira oggi. Gente che finisce subito, tra un festival e l'altro, a fare la rèclame del deodorante, che riempie gli stadi ma pagando ovvero i discografici comprano il 99% dei biglietti e poi ricattano i beneficiati, adesso dovete fare tot dischi e tot tour senza essere pagati per rimborsare l'investimento. Gente che quando si sposa non sai mai se è perchè ci crede o per glamour, per un altro Sanremo. Questi divorsi sentimentali e professionali sono patetici, si parla del nulla e si finisce a parlare di soldi: di questi Coma Cose che sarebbero lui Fausto Zanardelli e lei Francesca Mesiano alias “California”, restano gli strascichi per dividersi la casa nella Milano periferica e gli spiccioli dell'attività, in calo: roba da 200mila euro di giro totale con un utile che non arriva a 40mila. Se si pensa che Renato Zero l'anno scorso ha fatturato 20 milioni, come dire cento volte di più. Di che parliamo?

Parliamo di due fantasmi che hanno azzeccato un paio di canzoncine pubblicitarie, i Cuoricini, roba messa insieme con i programmi, gli algoritmi, oggi si usa molto l'intelligenza artificiale che può fabbricarti le cento, le mille canzoni in un minuto. Né arte né industria, giusto comunicazione che è la grande nube ad avvolgere tutto, informazione, politica, commercio, creatività. È lo stato dell'arte di chi ha successo oggi, un successo molto presunto, molto gonfiato, palesemente e per questo insopportabile. Si usano tutte le cause falsamente nobili per ammantarsi di umanitarismo strategico, oggi quelli dal successo remoto, come le Elisa, le Consoli, i Pelù, o mai avuto, come Morgan, o in crepuscolo come la Elodie, frignano e inneggiano alle Flotilla di cui gli importa il giusto, ma c'è sempre un disco nuovo o un nuovo concerto da lanciare. I Festival che Conti eredita da Amadeus sono tutti uguali e raccontano di un livello abissale, ci sono tutti questi manichini, queste figurette uscite dai miraggi defilippiani per infilarsi subito nelle sfilate di moda, nelle movide straccione: ma come fa una tale Clara e definirsi di troppo successo, come quell'altra, la Rose Villain di cui nessuno ricorda una canzone? Il caso più clamoroso sono i Maneskin che non esistevano, una proiezione pubblicitaria a scadenza, sulla quale sono state investite somme colossali per confondernee la totale inconsistenza; fatti scoppiare, hanno lanciato lo spocchioso, evanescente cantante in un inevitabile fallimento personale (checché ne dicano le marchettone dei telegiornali) e li riaggrumeranno insieme a febbraio per il prossimo Sanremo. Succederà anche ai nostri Coma Cose, fermi un giro, il tempo di inanellare i loro personali flop, diciamo per l'edizione 2027. Amore e arte, come no. Il business musicale italiano è miserando, raschia il barile, ed è provinciale in quel solito modo di millantarsi, di tirarsela come le star che non possono essere. I “troppo successo” sono in realtà dei montati che inseguono il successo possibile, scarso, effimero, poi si arrabattano anche per anni alla ricerca del bingo che non arriva. Ce la fece quella Annalisa dopo dieci, quindici anni di girare a vuoto con la faccenda del gender, “ho visto lui che bacia lui che bacia lei che bacia me che bacio un cammello”. Poi è tornata velocemente nell'oblio. Una casa degli specchi dove niente è reale, i soldi girano ma un po' alla maniera delle tre carte, per incantare i gonzi che ormai non distinguono, gli va bene tutto e sarà anche vero, come diceva Wittgenstein, che “etica ed estetica sono la stessa cosa”, ma qui è rimasta solo l'estetica acritica: una contro tutti i canoni della bellezza come la Big Mama può fare la testimonial dei cosmetici esattamente come la Clara che agli stessi canoni risponde in modo levigato, perfetto ma sciapo, da intelligenza artificiale. Entrambe in fama di cantanti, di quelle artiste che non sono e mai saranno. Dall'altra parte i vecchi delle tournèe infinite, i Tozzi, i Baglioni, stelle di un'altra era ma che rifiutano di spegnersi, che cercano di prolungare il più possibile il bagliore. E la gente ad ascoltarli ci va, ci torna perché in quell'altro tempo una canzone dovevi metterti lì e costruirla e se ci riuscivi durava per sempre, ricamava ciò che era la società, come viveva, come amava. Se uno vuol capire gli anni Sessanta, e poi i Settanta, deve riprendere i dischi di Lucio Battisti e partire proprio dal suono, dalle vibrazioni che parlavano di una metropoli, di quel traffico, di quelle fughe nella natura, di quegli amori e tradimenti così normali, troppo umani. Altro che i cuoricini. Poi si potrà dire che i cuoricini sono ironici, che vogliono denunciare una deprivazione civile, sociale, ma la verità è che vengono colti nel vuoto pneumatico, nell'insostenibile leggerezza di un consumo immediato e irreversibile, non puntano a niente, non lasciano niente. Dicono i media in funzione pubblicitaria controllati dalle case discografiche, dal business del consumo adolescenziale: hanno fatto un miliardo di visualizzazioni. Per dire il consenso senza consenso, il gradimento automatico, comatoso. Plebisciti che si risolvono nei grandi soldi per i tenutari delle piattaforme ma non per i presunti artisti, i quali lucrano sul giro dei concerti pompati, gonfiati, da tutto esaurito fittizio, truffaldino. Ma può una coppia d'arte e di vita scoppiare dopo un anno di matrimonio, facendone un battage senza senso? Come se niente li avesse mai legati tranne il guadagno immediato, esaurito il quale ciascuno per conto suo?

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