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“Emilie Flöge”, il prezioso ritratto della misconosciuta musa di Gustav Klimt

In netto contrasto con il suo primo ritratto, nel dipinto di cui qui si tratta, la stilista, ora ventottenne, indossa una delle sue creazioni: trasudando sicurezza, tiene una mano sul fianco con aria di sfida, mentre fissa dritto l'artista

08 Dicembre 2024

“Emilie Flöge”, il prezioso ritratto della misconosciuta musa di Gustav Klimt

Il notissimo dipinto “Il bacio” di Gustav Klimt (Baumgarten, 14 luglio 1862 – Vienna, 6 febbraio 1918) realizzato     tra il 1907 ed il 1908 è stato riprodotto innumerevoli volte nella cultura di massa occidentale: su biglietti di San Valentino, tazze e poster appesi alle pareti della camera da letto. Evocando l'intimità, l'immagine è sostenuta per celebrare una storia d'amore idealizzata tra un uomo e una donna. Ma potrebbe esserci di più in questo capolavoro di un'allegoria dell'amore? Chi è la coppia e qual è il significato delle loro vesti luccicanti simili a mosaici?

Fin dall'inizio della sua carriera, Klimt si interessò alle arti decorative e studiò alla Scuola di Arti Applicate di Vienna. Tuttavia, l'importanza della moda nell'opera di Klimt deve essere attribuita anche a una donna in particolare, che è stata trascurata in molte narrazioni della storia dell'arte: Emilie Flöge, la donna ritratta in questo dipinto. 

Emilie  Flöge appare in un primo ritratto a pastello di Klimt, intitolato semplicemente “Emilie Flöge, 17 anni”, del 1891, in cui indossa un abito bianco e una delicata tiara tra i capelli raccolti; con il volto di profilo, distoglie lo sguardo dall'artista, che sembra mantenere una rispettosa, seppure ammirata, distanza dalla sua nuova musa, da poco conosciuta. All'inizio di quell'anno infatti il fratello minore di Klimt, Ernst, aveva sposato Helene Flöge. Dopo il matrimonio, l'artista divenne un ospite frequente nella casa di famiglia dei Flöge, dove conobbe la sorella minore di Helene, Emilie.

Ma non sono stati solo i legami familiari ad attirare Gustaf verso Emilie: a diciassette anni, era già una talentuosa sarta e aspirante stilista. Quando la Wiener Werkstätte - un'alleanza di artisti e designer - fu fondata nel 1903, Klimt e Emilie Flöge ne divennero membri. Entrambi volevano che l'arte contemporanea si infiltrasse in ogni area della vita, dall'arredamento alla moda, e promuovevano il concetto di “Gesamtkunstwerk” o opera d'arte totale: Klimt attraverso i suoi dipinti e la Flöge nei suoi abiti.

EmilieFlöge ha assunto un ruolo di primo piano nel ripensare l'abbigliamento femminile per l'era moderna, disegnando capi nello stile del nuovo "abito da riforma". Con maniche larghe e vita impero, aveva lo scopo di liberare il corpo delle donne dal corsetto tradizionalmente restrittivo che impediva loro fisicamente di partecipare pienamente alla società. Invece, questa veste fluida e facile da indossare ha consentito e celebrato la liberazione corporea delle donne.

Sebbene all'inizio del secolo a Vienna le donne della classe media non sposate potessero liberamente scegliere la propria carriera, Flöge si imbarcò in quella che sarebbe stata considerata un'impresa insolita. Nel 1904, con le sue due sorelle, aprì una casa di moda e un negozio chiamato “Schwestern Flöge”, situato nella vivace Mariahilfer Strasse di Vienna. Emilie non solo cuciva e disegnava capi, ma dirigeva l'intera casa di moda, che divenne famosa per la sua gamma di abiti riformati anticonformisti.

Accogliendo le donne dell'alta società viennese in “Schwestern Flöge”, Emilie Flöge le vestiva con i suoi modelli di haute couture per i quali si ispirava a una vasta collezione personale di arte popolare e abiti da festa che teneva esposti nel negozio. I colori audaci, le forme simboliche e i motivi geometrici di questi pezzi non solo hanno influenzato le sue creazioni, ma appaiono anche nei dipinti di Klimt.

In netto contrasto con il suo primo ritratto, nel dipinto di cui qui si tratta intitolato “Emilie Flöge”, realizzato nel 1902, la stilista, ora ventottenne, indossa una delle sue creazioni: la lunga veste screziata di blu, impreziosita da spirali viola, puntini bianchi e quadrati dorati , cade in piedi. Trasudando sicurezza, tiene una mano sul fianco con aria di sfida, mentre fissa dritto l'artista. 

Da questo punto in poi, il rapporto di Klimt con la moda domina i suoi dipinti. La coppia iniziò a collaborare su una serie di abiti: ispirandosi alla sua collezione di arte popolare, oltre a costumi di scena, kimono e caftani, Klimt ha creato disegni che Emilie ha poi cucito nel suo laboratorio. Numerose fotografie mostrano la coppia vestita con lunghe vesti  ricamate ; rispecchiandosi l'un l'altro, Klimt e Flöge appaiono come compagni artistici.

Nel negozio “Schwestern Flöge” Emilie  ha anche presentato Klimt a  ricche ereditiere che erano tutte desiderose di avere i loro ritratti dipinti da lui; tra loro c'era Adele Bloch-Bauer, che ha posato per l'iconico dipinto “The Woman in Gold” (1907), in cui appare, in un abito dorato, su un trono.

Mentre Emilie Flöge forniva a Klimt modelli femminili, Klimt promuoveva il salone di Emilie nella sua cerchia di mecenati tra i quali primeggiava la famiglia Wittigenstein, quella del filosofo Ludwig, la cui ricchezza in quei tempi era superiore a quelle dei Rothschild; i suoi dipinti di donne dell'alta società, erano sicuramente la migliore pubblicità che Emilie Flöge avrebbe potuto desiderare. Inoltre, i dipinti di Klimt hanno convalidato le sue creazioni d'avanguardia come promotrici della libertà delle donne.

Lo stesso anno in cui Klimt dipinse Bloch-Bauer come “La donna in oro”, creò “Il bacio”, che molti credono rappresenti l'artista e la sua musa principale, Emilie Flöge, appunto.

Tra il 1897 e il 1913 Klimt in effetti scrisse a Emilie Flöge circa quattrocento lettere e cartoline, che li presentano come intimi compagni. In brevi note, Klimt invita Flöge ad assistere a spettacoli teatrali, opere e concerti con lui. Tuttavia, Gustav non si rivolge mai a Emilie in termini romantici e usa saluti  sorprendentemente formali come: "Cordiali saluti Gustav", "Saluti più sinceri" e "I migliori auguri sinceri".

Inoltre, se si guarda da vicino Il bacio, la donna si allontana leggermente dall'abbraccio dell'uomo, offrendo solo la sua guancia per le sue labbra. Forse il dipinto ci mostra che era Emilie che voleva rimanere amica e mantenere così la sua indipendenza. Visitava Londra e Parigi diverse volte all'anno per partecipare a fiere, procurarsi tessuti e accessori e per tenersi aggiornata sulle nuove tendenze della moda. Il matrimonio avrebbe compromesso la sua carriera, poiché la maggior parte delle donne sposate in quel momento avrebbe dovuto dare la priorità alla vita domestica e ai mariti rispetto al lavoro.

È oggi impossibile conoscere l'esatta natura della relazione tra Gustav  Klimt e Emilie Flöge, e “Il bacio” non può essere usato come prova della loro storia d'amore. Ciò che è chiaro, tuttavia, è il rispetto, l'ammirazione reciproca e l'impegno che provavano l'uno verso l'altro. Vestiti con le creazioni di Emilie, i due sembrano legati insieme, ignari di tutto il resto.

In seguito all'invasione nazista dell'Austria, la Flöge fu costretta a chiudere il suo salone nel 1938. Nonostante ciò, mantenne dietro le sue porte sprangate una "stanza di Klimt", nella quale custodiva il cavalletto dell'artista, i disegni e una collezione dei suoi abiti, proteggendo il prezioso ricordo della loro vita insieme. A questo punto Klimt era morto, colpito da un ictus nel 1918; secondo quanto si dice , le sue ultime parole furono "Chiamate Emilie".

Di Giovanni Conticelli.

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