19 Febbraio 2021
Visita al museo (fonte foto Lapresse)
Far ripartire subito la cultura e aiutare uno dei settori più colpiti dalla pandemia. E' questo l'appello degli assessori alla Cultura di undici tra le principali città italiane, tra cui Milano, Torino, Firenze, Roma e Bologna. Richiesto l'intervento diretto al premier Mario Draghi, "che nel suo discorso in Senato ha posto l'attenzione sulla necessità" di rilanciare il mondo dell'arte e dello spettacolo italiano.
Riaprire i musei anche nei weekend e procedere - gradualmente - con la ripartenza di tutte le attività culturali. Gli assessori domandano al Governo non solo un "protocollo diverso" rispetto a quello adottato in precedenza, ma anche delle riaperture che prevedano "un percorso programmato e certo" per non far morire un settore così importante in Italia.
A firmare l'appello sono gli assessori Luca Bergamo (Roma), Filippo Del Corno (Milano), Francesca Leon (Torino), Ines Pierucci (Bari), Paola Mar (Venezia), Tommaso Sacchi (Firenze), Paolo Marasca (Ancona), Matteo Lepore (Bologna), Paola Piroddi (Cagliari), Eleonora De Majo (Napoli), Barbara Grosso (Genova), Mario Zito (Palermo), riuniti in un coordinamento.
"La cultura è un diritto inalienabile - dichiara l'assessore alla Cultura di Milano - e l'assenza di dimensione culturale nel nostro Paese praticamente da un anno, a parte una breve parentesi estiva, sta rischiando di diventare cronica, per questo chiediamo al nuovo governo di attivarsi al più presto". "Lo sviluppo del comparto culturale in Italia passa per il 90% dai Comuni - aggiungono Francesca Leon e Tommaso Sacchi - e a noi è toccato, in questo anno così difficile, cercare di incontrare ed aiutare, dove possibile, tutti i lavoratori di questo settore, anche quelli intermittenti detti 'invisibili', non raggiunti dai ristori fino ad oggi".
Musei, teatri, cinema, auditorium e tutti i siti culturali dovrebbero essere "sottratti al cambiamento dei colori delle diverse Regioni e zone" secondo gli Assessori alla cultura delle principali città italiane "in modo da poter fare vere programmazioni culturali, al netto, ovviamente, di nuovi quadri di grave gravità sanitaria emergenziale".
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