06 Novembre 2025
Microcriminalità in Italia, 1° causa immigrazione incontrollata per il 32% degli italiani, 9 su 10 preoccupati per baby gang.
Dall’ultima ricerca Changes Unipol, elaborata da Ipsos sulle opinioni e il percepito degli italiani in merito alla sicurezza e alla microcriminalità nel nostro Paese, emerge una polarizzazione dei pareri su molti aspetti.
Anzitutto, all’interno del proprio quartiere, l’84% degli italiani si sente al sicuro durante il giorno, mentre di notte 4 italiani su 10 hanno maggiori preoccupazioni a vivere la propria zona di residenza. Un sentiment che varia anche a seconda della fascia di età. La Gen Z è quella che si sente maggiormente al sicuro di giorno (87%), ma è anche la più preoccupata quando cala la notte (il 45% esprime timori). La fascia notturna spaventa meno di tutti i Millennials (35%), seguiti dai Boomers (38%) e dalla Gen X (41%).
Zone a rischio: spaventano parcheggi, parchi e periferia. Fermate e mezzi pubblici le più a rischio di giorno. Centro città considerato la zona più sicura.
I luoghi isolati e bui sono quelli che maggiormente vengono percepiti a rischio dagli italiani. Generalmente nei parcheggi (anche sotterranei) si sentono poco al sicuro, di giorno o di notte, 3 italiani su 4. E sempre il 75% indica anche i quartieri e le zone periferiche come quadranti cittadini a rischio. Il 74% degli italiani ammette di non sentirsi pienamente al sicuro nemmeno all’interno di parchi e giardini, il 71% alle fermate di attesa dei mezzi pubblici e sui mezzi pubblici stessi. Sempre fermate e mezzi di trasporto sono i luoghi che, anche di giorno, destano maggiori preoccupazioni in termini di sicurezza percepita (rispettivamente al 36% e 37%). Il centro città è, invece, il luogo generalmente considerato un po' meno a rischio, con il 64% degli italiani ad esprimere timori nel frequentarlo.
Microcriminalità: per 1 italiano su 2 fenomeno in aumento, mentre per il 41% è invariata Secondo 1 italiano su 2 (49%) la microcriminalità nel proprio quartiere è percepita in aumento, per il 41% dei rispondenti è rimasta invariata, mentre solo per 1 italiano su 10 è diminuita. In tale contesto spicca il divario tra generazioni: il 44% della Gen Z percepisce un aumento rispetto al 51%
dei Boomers, mentre il 15% dei più giovani percepisce una diminuzione, rispetto al 6% della generazione più anziana. Ma quali sono le cause della microcriminalità? Al primo posto gli italiani indicano con il 32% l’immigrazione incontrollata, seguita al 27% dalla diminuzione del ruolo educativo della famiglia. Il 25% del campione ha poi evidenziato lo scarso controllo del territorio da parte delle autorità locali, alla pari dell’uso di droghe e, al 23%, la mancanza di misure preventive (maggiore presenza di forze dell’ordine e collaborazione tra polizia e comunità locale). Analizzando lo spaccato generazionale, emerge come la Gen Z metta al primo posto, tra le cause della microcriminalità, la mancanza di prevenzione (27% contro 23% della media nazionale) e dia molta importanza alle disuguaglianze sociali (20% vs 16%), alla mancanza dei servizi sociali (18% vs 15%) e alla dispersione scolastica (15% vs 9%). Sebbene le altre generazioni siano concordi sul porre l’immigrazione incontrollata al primo posto, spicca tuttavia come i Millennials diano particolare importanza alla disoccupazione (19% vs 16%), mentre i Boomers all’uso di droghe (34% vs 25%) e al basso presidio delle autorità (29% vs 25%). E il ruolo delle forze dell’ordine nel garantire la sicurezza? Il tema risulta divisivo: la loro efficacia è infatti riconosciuta da 1 italiano su 2 (49%), percentuale che cala leggermente nelle aree metropolitane (46%).
Baby Gang: per l’87% degli italiani il fenomeno preoccupa, ma il 54% si sente al sicuro nel proprio quartiere. Gen Z i più preoccupati di entrarci in contatto Di stretta attualità è anche il fenomeno della delinquenza giovanile. A tale proposito, quasi 9 italiani su 10 (87%) ritengono preoccupante il fenomeno delle Baby Gang a livello generale, anche se oltre 1 su 2 (il 54%) dichiara di sentirsi al sicuro all’interno del proprio quartiere o zona di residenza. Anche in questo contesto, emerge la distanza di vedute tra generazioni: i più giovani hanno un livello di preoccupazione inferiore alla media italiana (82% vs 87%), e 12 punti percentuale al di sotto rispetto a quella dei Boomers (94%). La Gen Z è al contempo quella che esprime maggiori timori sulla possibilità che un amico o parente possa entrare in contatto con una baby gang: 1 su 2 lo ritiene infatti probabile, percentuale che scende al 34% per quanto riguarda i Boomers.
Criminalità e media: per il 45% c’è troppa enfatizzazione che aumenta il clima di insicurezza. Chi guarda programmi crime si sente meno al sicuro nel proprio quartiere Il tema della criminalità popola sovente gli spazi mediatici. Ma quanto sono seguiti dagli italiani e che opinione hanno in merito? A seguire trasmissioni o rubriche crime sono circa 6 italiani su 10 (il 59%) anche se gli assidui sono solo il 17%. La maggior parte degli intervistati (38%) ritiene che i media riportino correttamente la diffusione dei casi di criminalità (il 35% pensa che li facciano sembrare più diffusi), mentre la critica diviene più forte in merito ai toni utilizzati con quasi 1 italiano su 2 (il 45%) secondo cui i media enfatizzano troppo i casi di criminalità, andando ad alimentare un clima di insicurezza. Chi guarda i programmi crime si senta meno al sicuro nel proprio quartiere rispetto invece a chi non li guarda: tra i primi, il 43% non si sente al sicuro, rispetto al 35% dei secondi. A livello generazionale, sono i più giovani a essere maggiormente critici sul ruolo dei media nell’aumentare il senso di insicurezza delle persone, con Gen Z e Millennials rispettivamente al 50% e 49%. Tra i Boomers prevale invece l’idea che le trasmissioni crime siano semplici approfondimenti informativi (42%).
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