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Telese e la lite con Capezzone, un uomo per tutte le stagioni: da destra a sinistra fino ai 5 Stelle, passando dal centro

Nel giro di poche ore è stato protagonista di un inelegante battibecco domenica mattina 5 ottobre con Daniele Capezzone su La7 a Omnibus, condotto da Gaia Tortora

06 Ottobre 2025

Telese e la lite con Capezzone, un uomo per tutte le stagioni: da destra a sinistra fino ai 5 Stelle, passando dal centro

Capezzone e Telese, fonte: La7

Luca Telese, 55 anni da Cagliari, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Quando, tra il 2013 e il 2016, conduceva Matrix in seconda serata su Canale 5, e si confrontava, quindi, con Porta a Porta di Bruno Vespa su Rai 1, venne chiesto a Michele Santoro un giudizio su questo match a distanza. Santoro tagliò corto affermando tranchant: “Beh, Vespa contro Telese è come se dicessimo Inter contro Battipagliese”.
In qualche modo verrebbe anche voglia di considerare Telese una specie di Battipagliese, per i suoi numerosi fallimenti professionali. Però non si può liquidare così la questione: perché Telese è sempre stato là dove infiamma la battaglia, è sempre risorto, e comunque galleggia alla grande da oltre 20 anni nello show biz mediatico. Qualcuno dice che è merito della sua ex moglie, Laura Berlinguer (figlia di Enrico, segretario del Pci), da cui si è separato post pandemia Covid. Ma non è completamente vero, perché Telese conobbe la Berlinguer quando lui era già un volto tv di La7, alla conduzione di Tetris.
Altri attribuiscono le sue magnifiche sorti e progressive all’agente di spettacolo Beppe Caschetto, che lo tiene sotto le sue ali protettive da un paio di decenni. E probabilmente qui ci si avvicina un po’ di più al punto.
Ma ci deve essere dell’altro, un talento, ai più invisibile, che fa piacere Telese alla gente che piace. Perché ci stiamo occupando di Telese? Beh, nel giro di poche ore è stato protagonista di un inelegante battibecco domenica mattina 5 ottobre con Daniele Capezzone su La7 a Omnibus, condotto da Gaia Tortora. Dove, dopo aver interrotto più volte il direttore editoriale di Libero, si è alzato, è andato verso Capezzone, lo ha insultato, gli ha detto di stare a cuccia, per poi abbandonare gli studi. “Un’uscita molto teatrale”, ha commentato Gaia Tortora, “di solito queste cose nello stesso gruppo (Telese lavora a La7, ndr) non si fanno. Mi dispiace che l’abbia fatto proprio Luca Telese”. Nella serata del 5 ottobre, mentre conduceva In Onda sempre su La7 insieme con Marianna Aprile, il buon Telese ha però ricevuto analogo trattamento da Francesca Albanese (relatrice speciale delle Nazioni unite sui territori palestinesi occupati), che in uno scontro dialettico con Francesco Giubilei (direttore scientifico Fondazione Alleanza Nazionale) ha preferito abbandonare la trasmissione in polemica. Insomma, chi la fa l’aspetti.
Ma, tornando a Telese, sin dagli inizi della sua carriera lui si dimostra concavo e convesso: fa da portavoce di Rifondazione comunista fino al 1995, poi si intrufola nel giornalismo parlamentare fino a che nel 1999 Maurizio Belpietro lo assume al Giornale. Diventa, per sua stessa ammissione, “un comunista a lungo impegnato in un giornale di destra”. Flirta parecchio con la tv come autore, scrive il libro Cuori neri, che lo porta alla ribalta come grande conoscitore dei movimenti neofascisti (qualcuno sussurra che sia addirittura simpatizzante, visto che approfondisce tutti gli omicidi di militanti di destra compiuti durante gli anni di piombo), e dal 2006 comincia la sua carriera di conduttore tv a Tetris su La7. Lo chiamano, quindi, Belpietro e Antonio Campo Dall’Orto, ovvero due persone che più lontane non potrebbero essere. Eppure, Telese piace a entrambi. Ma nel frattempo, oltre alla destra e alla sinistra, Telese strizza l’occhio pure al movimento dei girotondi, quello di Antonio Di Pietro, Marco Travaglio, Peter Gomez, ovvero il seme da cui poi nasceranno i 5 Stelle.
E nel 2009 lascia dopo un decennio Il Giornale e fonda Il Fatto quotidiano. Non prima di aver iniziato a collaborare con Giuseppe Cruciani alla Zanzara su Radio 24 (dal 2008 al 2010). Perché Telese c’è, ovunque e sempre. Nel 2011, tuttavia, litiga con Antonio Padellaro e Travaglio, che lo rimuovono dalla guida dell’inserto satirico Misfatto del Fatto quotidiano, e molla tutto sbattendo la porta. Nel 2011 passa a Current tv, la fallimentare televisione fondata da Al Gore. Una avventura di breve periodo, cui segue, nel 2012, il pretenzioso progetto di fondare un nuovo quotidiano. Pubblico parte nel settembre del 2012, e viene sospeso dopo appena tre mesi, in dicembre. Telese, racconta, perde 100 mila euro, “ovvero tutti i miei risparmi”. Urbano Cairo nel marzo del 2013 acquista La7. E una delle prime cose che fa è quella di chiudere In Onda, condotto da Nicola Porro e Telese, per scarsi ascolti.
Nonostante questa catena di fallimenti (Il Fatto, Current tv, Pubblico, In Onda), Telese cade in piedi e nell'estate del 2013 viene ingaggiato addirittura da Mediaset alla conduzione di Matrix, in seconda serata su Canale 5. Audience bassissime, ma il Biscione tiene in piedi la trasmissione fino al 2016. Telese poi viene congedato, ma non resta a spasso: Cairo, infatti, se lo riprende a La7, e gennaio 2017 gli affida un nuovo programma di cronaca nera: Il bianco e il nero. Un disastro, share attorno all’1%, programma chiuso. Ma il prezzemolo Telese è un ingrediente che evidentemente non può mancare nella dieta mediatica italiana: rimane a La7, a In Onda, prima con David Parenzo, e ora con Marianna Aprile. E si concede pure alla radio: nell’autunno 2017 conduce la fascia strategica di Radio 24, dalle ore 6.30 alle 9. Naturalmente è un flop, e nell'estate 2018 non gli viene rinnovato il contratto. Ma Telese non si perde d’animo: nel frattempo ha avviato una collaborazione al quotidiano La Verità (dal 2016 al 2021), dove lo ha chiamato l’amico Belpietro. Continua a La7, scrive su molte testate, tra cui, ancora oggi Tiscali news o Tpi, riprende in radio con la nuova emittente Giornale radio, e nel 2024 diventa anche direttore del quotidiano Il Centro.
Telese, un uomo per tutte le stagioni, da destra a sinistra fino ai 5 Stelle, passando, appunto, dal centro.
Di Stefano Bastoni

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