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Alberto Sordi prima del film su Gladio nel 1991: “Bei tempi quelli del fascismo, da balilla tutti uguali, non si discuteva e mi divertivo"

“Io ho vissuto gli anni del consenso, e dopo, senza tessere, quelli della ricostruzione, del terrorismo, della nuova ricchezza, della repressione. Dunque: se è vero che tutto è falsificabile, anche la libertà lo è. Non si può parlare solo di libertà e dimenticare la storia”, dichiarava anche Sordi

28 Giugno 2025

L’intervista di Alberto Sordi nel 1991 prima del film su Gladio: “Bei tempi quelli del fascismo, tutti uguali, non si discuteva e mi divertivo”

Un Alberto Sordi sorprendente, lucido e disincantato si raccontava nel 1991 in un’intervista che oggi suona come un documento d’epoca. Alle soglie di un nuovo progetto cinematografico sulla controversa organizzazione Gladio, l’attore romano rievocava un’Italia lontana, fatta di doveri, famiglia e gerarchie accettate. “Bei tempi quelli del fascismo, tutti uguali, non si discuteva e mi divertivo”, dichiarava “l’Albertone Nazionale”.

Alberto Sordi prima del film su Gladio nel 1991: “Bei tempi quelli del fascismo, da balilla tutti uguali, non si discuteva e mi divertivo"

L’articolo del 1991: Arriva puntuale al termine della proiezione de "Il lavoro", il film di Tonino Cervi che Raiuno manderà in onda domani e lunedì nella versione completa alle 20.40: indossa un abito grigio, la cravatta di seta a piccoli disegni cachemire, ha i capelli scuri a sfidare le celebri 71 primavere. Vittoriano e trasteverino, borghese “de core” piccolo e tenace, er Sassi dell'arte drammatica. Alberto Sordi rappresenta ed esporta l’Italia che ride, che sogna, che si commuove ("l’Appetito vien parlando" al rabescato Moire moderno).

In attesa che l'industria cinematografica si svegli, ha appena accettato di interpretare il protagonista di un film su Gladio, l'organizzazione segreta paramilitare al centro di inchieste e polemiche.

Che ruolo interpreterà?

“Quello di un uomo qualunque, che da giovane ha fatto parte di Gladio. Raccontiamo la sua vita, la nostra storia. I tempi del dopoguerra e della nostra ricostruzione. Vado anche più indietro, ai tempi del fascismo, che erano davvero bei tempi a pensarci bene: non tante scelte, non si discuteva”.

Vuole spiegarsi meglio? Usa la nostalgia come se fosse consenso al fascismo?

“Io sono nato da altre parti, in quella città che trasteverina fischiava dalla politica delle alte combinazioni. Roma e l’Italia avrebbero dovuto essere i nostri musei, ma non hanno preferito il buffone con l’autista, a pose benedette, al lavoro”.

Lei generalmente si rifiuta di parlare di politica. Adesso sta per interpretare il film Gladio. Come mai?

“Troppo cose dovrebbero essere dette. Non voglio che si dimentichi. In quegli anni si viveva meglio, davvero. Da balilla eravamo tutti uguali. Facevo sport, mi divertivo. Non c’erano i problemi di oggi, le differenze sociali erano minori, e si pensava alla famiglia, al dovere”.

Non crede che l’Italia di oggi abbia anche il merito di aver garantito la libertà?

Io ho vissuto gli anni del consenso, e dopo, senza tessere, quelli della ricostruzione, del terrorismo, della nuova ricchezza, della repressione. Dunque: se è vero che tutto è falsificabile, anche la libertà lo è. Non si può parlare solo di libertà e dimenticare la storia”.

Opera vera o di fantasia?

“Vera, vera. Su Gladio si è detto poco. Ho avuto molti amici nell’organizzazione. Poi, proprio come siamo andati sulla Luna, le cose cambiano precipitosamente. Ma si deve raccontare anche l’Italia in negativo. Le difficoltà di oggi nascono da scelte affrettate o sbagliate. E le colpe stanno altrove, non nei protagonisti di debolezze altrui. È il mio Paese e mi piace anche per i suoi difetti”.

Molto patriottico.

“Sì. Sono nato a Roma e ho avuto tutto da questa città. Ho vissuto momenti bellissimi e non sono cambiato. E poi spero che il film piaccia a Cossiga, che ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno. Gladio non è stata una banda di criminali”.

— Il film che andrà a interpretare sarà diretto da Ettore Scola.

“Alla sceneggiatura del film su Gladio lavorano Ettore Scola e Furio Scarpelli. Stanno scrivendo la sceneggiatura. Ho suggerito l’angolazione: sarà un uomo che da giovane, senza troppi pensieri e interrogativi, aveva fatto parte dell’organizzazione. Poi, all’improvviso, si scopre che Gladio non era solo sport o addestramento”.

Cosa ne pensa dell’Italia di oggi?

“L’Italia in negativo dà fastidio perché costringe a riconoscere i propri limiti, le proprie mancanze. Ma è anche l’unico modo per migliorare. Bisogna guardare in faccia i problemi, anche quelli del nostro passato. E io spero di essere il giusto giudice”.

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