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Eni, esplosione deposito a Calenzano, 9 indagati per "omicidio e disastro colposo - prevedibile ed evitabile", l'azienda: "Collaboriamo con autorità per individuare cause"

9 avvisi di garanzia della Procura di Prato per 7 dirigenti di Eni e 2 della ditta appaltatrice Sergen per l'esplosione che ha causato 5 morti e 26 feriti

19 Marzo 2025

Eni, esplosione deposito a Calenzano, 9 indagati per "omicidio e disastro colposo - prevedibile ed evitabile", l'azienda: "Collaboriamo con autorità per individuare cause"

La Procura di Prato ha disposto 9 avvisi di garanzia per 7 dirigenti di Eni e 2 della ditta appaltatrice Sergen per le ipotesi, a vario titolo, di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni personali nell'esplosione del 9 dicembre scorso al deposito di Calenzano, nel fiorentino, in cui sono morte 5 persone e 26 sono rimaste ferite.

Esplosione deposito Eni a Calenzano, chi sono i 9 indagati

Le 9 persone fisiche, i 7 dirigenti di Eni, più datore di lavoro e preposto alle attività di Sergen, sono indagati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni personali. Dall'altra parte, l'Eni spa, sede di Roma, è indagata ai sensi della L.231 sulla responsabilità amministrativa in ordine ai reati di omicidio e lesioni.

Tra gli indagati di Eni figurano: il responsabile del deposito Eni di Calenzano, Luigi Collurà, la responsabile della unità di gestione operativa dei depositi del Centro Eni, Patrizia Boschetti, il responsabile per le manutenzioni ai depositi Eni, Carlo Di Perna, la responsabile del servizio di prevenzione Eni, Emanuela Proietti, Elio Ferrara e Marco Bini, tecnici del deposito di Calenzano e il responsabile del servizio esterno, Enrico Cerbino. Mentre i due tecnici della ditta appaltatrice Sergen sono Luigi Murno e Francesco Cirone.

Il pm Tescaroli: "Prevedibile ed evitabile"

"Prevedibile ed evitabile", così ha definito le 4 esplosioni al deposito Eni di Calenzano il pm Luca Tescaroli, che, sulla base delle indagini, ha definito i fatti un "errore grave e inescusabile". Nello specifico Calenzano ha citato "la presenza di fonti di innesco, come il motore a scoppio di un elevatore", che "ha generato calore in un'area ad alto rischio in un momento in cui le operazioni di carico delle autobotti erano parallele alle attività di Segen". 

Tescaroli ha dichiarato: "Per interesse e vantaggio", Eni e i suoi dirigenti, hanno "permesso la contemporaneità dell'attività lavorativa di manutenzione e di carico di autobotti nella stessa area sotto le pensiline, senza interrompere i carichi delle autobotti, agevolando così il mantenimento della produttività funzionale all'attuazione delle strategie imprenditoriali dettate dalla stessa casa madre Eni spa ed escludendo la necessità di dilatare i tempi di attesa degli autisti mentre avvengono manutenzioni lungo le pensiline di carico".

La replica di Eni: "Collaboriamo con la giustizia per individuare le cause e fornire risarcimenti"

Dall'altra parte, l'azienda del cane a sei zampe ha preso "atto delle informazioni di garanzia annunciate ed emesse oggi dalla Procura di Prato in relazione all'incidente al Deposito di Calenzano" ed ha emesso una nota in cui ha confermato "la propria piena e totale collaborazione all'autorità giudiziaria, con la volontà prioritaria di contribuire a individuare le cause e le dinamiche a esse associate all'origine dell'incidente. Eni conferma altresì il proprio impegno al risarcimento dei parenti dalle vittime dell'incidente e, con la maggiore tempestività possibile consentita dai tempi dalle attività di perizia, dei danni civili sul territorio, in avanzato stato di definizione complessivo".

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