05 Ottobre 2024
fonte @ticinonews
A Lugano 18 minorenni, tra i 14 e i 17 anni, e un 18enne sarebbero stati fermati, tra il 1° e il 3 ottobre, dalla Polizia per aver “punito” dei pedofili dopo averli adescati online. Stando a quanto dichiarato dalla Polizia cantonale, i giovani attraverso le reti social, anche con falsi profili, entravano in contatto con adulti intenzionati ad avere incontri sessuali con dei minorenni.
Dopo “l'adescamento”, si passava all'incontro che si tramutava in una punizione di tipo corporale nei confronti dei “pedofili” che, arrivavano sul posto, speranzosi di trovare giovani disposti a fare sesso. Inoltre, i fatti venivano filmati e in parte condivisi con terzi. Le ipotesi di reato avanzate nei confronti dei 19 giovani sono: lesioni gravi, aggressione, coazione, rapina, sequestro di persona ed estorsione.
Dopo il fermo dei giovani sono anche in corso ulteriori approfondimenti “per stabilire la sussistenza di possibili comportamenti di rilevanza penale anche da parte di coloro che sono entrati in contatto con il gruppo”.
Le autorità hanno sottolineato l'importanza di denunciare atti non legali prima che possa accadere qualcosa di spiacevole anche da parte e nei confronti di terze persone: “Si tiene a sottolineare l'importanza di sempre segnalare alla Polizia cantonale eventuali problematiche o reati di cui si viene a conoscenza. Questo senza creare situazioni di potenziale pericolo per sé stessi e gli altri o commettere a propria volta delle azioni penalmente perseguibili”.
Uno dei ragazzi appartenenti al gruppo aveva dichiarato, durante una diretta su Twitch, che i presunti pedofili adescati “erano circa dieci”, uno dei quali sarebbe stato arrestato a Lugano. “È iniziato tutto quando un 35enne ha iniziato a tampinare una mia amica minorenne mandandole foto di nudo e chiedendole di fare sesso”, aveva spiegato uno di loro durante la diretta.
Dunque, il movente sarebbe la voglia di “giustizia” nei confronti della loro amica e di chi subisce questo tipo di violenze, per “punire” coloro che commettevano atti immorali e illegali. Le “punizioni” inflitte ai pedofili venivano poi riportate su una pagina privata di Instagram. “Abbiamo provato a denunciare, ma non siamo stati presi sul serio, mostravamo anche le chat agli agenti...”, ha raccontato sempre uno di loro, aggiungendo: “Sappiamo che quello che facciamo è al di là del legale, ma quello che conta per noi è l'idea e il messaggio”.
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