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Bracciante morto a Latina, l'amico: "Satnam era ancora vivo, ma il padrone diceva 'non so dove buttarlo'"

Lovato avrebbe detto: "È morto, non so dove buttarlo", salvo capire più tardi fosse ferito senza nemmeno portarlo in ospedale

08 Luglio 2024

Bracciante morto a Latina, l'amico: "Satnam era ancora vivo, ma il padrone diceva 'non so dove buttarlo'"

Nuove rivelazioni in merito al caso del bracciante morto a Latina. Si chiama Tarnjit Singh, era amico di Satnam, ed ha ammesso che il lavoratore indiano era ancora vivo quando il datore di lavoro Antonello Lovato gli si era avvicinato dopo l'incidente che gli aveva staccato un braccio: "È morto, non so dove buttarlo", avrebbe detto, non chiamando nemmeno i soccorsi. Il 30enne è uno dei tre teste che ha ascoltato per convalidare le accuse ai danni di Lovato. 

Bracciante morto a Latina, l'amico: "Satnam era ancora vivo, ma il padrone diceva 'non so dove buttarlo'"

Un testimone che inguaia Antonello Lovato. Novità sul caso del bracciante morto a Latina, un episodio di caporalato che ha scosso l'Italia ed è arrivato fino in Parlamento. Lovato avrebbe detto: "È morto, non so dove buttarlo", salvo capire più tardi fosse ferito senza nemmeno portarlo in ospedale.

"Per un anno, da voi, ho lavorato con l’Agrilovato", ha detto. Alle 7 di quel mattino c'erano "il padrone, Antonello Lovato, Satnam con sua moglie Soni, io e Alessandra", vale a dire una bracciante "della provincia di Latina, 45 anni". Tarnjit Singh dice che erano pagati "cinque euro e mezzo l’ora, in nero. Non ho il permesso di soggiorno", salvo poi proseguire descrivendo la giornata di lavoro: "Di prima mattina avevamo raccolto le zucchine, quindi tolto l’erba dai campi dei meloni. Nel pomeriggio abbiamo iniziato a riavvolgere la rete che copre gli stessi meloni. Una rete di tessuto, simile al cotone".

"Nel momento dell’incidente il padrone mi aveva dato un coltello ed ero andato a incidere il tessuto con una X, i meloni devono respirare. Sono il più distante da Satnam, settanta metri". Spiega che Satnam non poteva essere lontano dall’avvolgitore: "Era vicino al signor Lovato. Davanti al trattore e a quel macchinario, molto vecchio, che avvolge la rete. Quel lavoro spettava a lui. Come faceva a starci lontano?". Dell’incidente si è accorto a causa delle urla di Satnam: "Gridava fortissimo, implorava il cielo di aiutarlo. La moglie e l’italiana sono corsi verso di lui, e anch’io".

ha visto che "Satnam aveva il braccio destro staccato all’altezza del muscolo e mangiato in altri due punti. La moglie singhiozzava e diceva a Lovato: "Ospedale, ospedale"". Lovato, invece, "diceva che era morto". E quando gli chiedono di chiamare l’ambulanza, risponde: "È morto, non so dove buttarlo". Soni ci implorava: "Respira, sentite". Così Antonello sarebbe andato "più vicino a Satnam e ha capito che era vivo".

La ricostruzione del 30enne continua: "Ha detto che l’ambulanza non veniva nella campagna. Ho chiamato al telefono mio cugino, parla meglio l’italiano. L’ho messo in viva voce". Anche lui: "Devi portare Satnam in ospedale". Il corpo sarebbe stato portato sul furgone: "Credevo lo portasse in ospedale".

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