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Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, militare e martire, organizzò la resistenza antitedesca a Roma

La storia di Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, che pagherà con la vita la sua coraggiosa scelta

13 Giugno 2024

Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, militare e martire, organizzò la resistenza antitedesca a Roma

Roma, settembre 1943, la città è occupata dalle forze tedesche dopo un accanita resistenza, un ufficiale decide di non arrendersi ed organizzare un fronte clandestino di resistenza: è Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo e pagherà con la vita la sua coraggiosa scelta. Montezemolo nasce a Roma nel 1901 da una famiglia piemontese d’antica tradizione sabauda e militare, giovanissimo volontario negli Alpini durante la Grande Guerra al termine del conflitto è Sottotenente di complemento del Genio. Congedatosi riprende gli studi universitari interrotti nel periodo bellico laureandosi in ingegneria civile presso il Politecnico di Torino esercitando la professione in qualità di progettista. Essendo in lui predominante la vocazione militare nel 1924 abbandona la vita civile reintegrandosi nell’Esercito con il grado di Tenente del Genio, da Capitano è docente di “scienza delle costruzioni” alla Scuola d’Applicazione di Torino e successivamente frequenta la Scuola di Guerra classificandosi primo. Segue l’iter della carriera da ufficiale assolvendo incarichi di comando e presso lo Stato Maggiore. Nel 1937 parte volontario per la Guerra di Spagna con il Corpo Truppe Volontarie (CTV) divenendo Capo di Sato Maggiore della Brigata “Frecce Nere”, viene decorato con la Croce di Guerra al Valor Militare e promosso Tenente Colonnello. Durante la Seconda Guerra Mondiale è in servizio presso il Comando Supremo del Regio Esercito posto a capo dell’Ufficio Operazioni inerente lo scacchiere africano, come tale compie missioni in Africa Settentrionale dove tra le diverse decorazioni ottiene anche una croce di ferro tedesca di seconda classe. Nel ’43 viene decorato della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia e promosso al grado di Colonnello. Grazie alle sue raffinate  doti intellettuali ed alla conoscenza della lingua tedesca è presente a diverse riunioni di vertice tra le forze italiane e quelle germaniche tra cui il celebre incontro di Feltre tra Mussolini ed Hitler il 19 luglio del ’43 lo stesso giorno del bombardamento aereo di Roma da parte degli alleati. Probabilmente la partecipazione a queste delicate riunioni acuisce in lui la  profonda  crisi morale in merito alla continuazione del conflitto e lo rende sempre più consapevole delle drammatiche condizioni in cui versano  le Forze Armate e soprattutto  il popolo italiano. Per tali motivi aderisce a progetti riservati in seno allo Stato Maggiore riguardanti l’eventuale destituzione di Mussolini . In seguito all’esautorazione del duce il 25 luglio del ’43  viene posto alla direzione  della segreteria particolare del nuovo capo del governo il  Maresciallo Badoglio  tuttavia  preferisce tornare ad un incarico operativo dietro sua stessa richiesta assumendo il comando dell’11° Raggruppamento Genio Motocorazzato. In questo ruolo lo coglie l’armistizio dell’8 settembre ’43, partecipa alle operazioni in difesa di Roma contro le forze tedesche ed il 10 settembre è nella delegazione che deve trattare la resa della Capitale alle truppe germaniche  Nominato alla direzione dell’ Ufficio affari civili dal Comandante di Roma città aperta Generale Giorgio Calvi di Bergolo, genero del Re in quanto marito di Iolanda di Savoia, dopo la proclamazione della Repubblica Sociale il 23 settembre del ‘43 e l’arresto di Calvi di Bergolo Montezemolo decide di opporsi agli occupanti entrando in clandestinità. Trova inizialmente rifugio in Via Bruxelles la stessa strada ove è ubicata  la dimora romana di Badoglio ed a breve distanza da Villa Savoia (oggi Villa Ada Savoia) residenza privata del sovrano , presso la casa della cugina Fulvia Ripa di Meana cui lo lega un rapporto di vera amicizia oltre la parentela, Fulvia in seguitò sarà decorata con la Croce al Valor Militare per la sua coraggiosa azione in favore della Resistenza, da questo rifugio inizia a  progettare quel che in breve tempo diverrà “il Fronte Militare Clandestino di Resistenza”. Montezemolo si sposta in continuazione all’interno della città cambiando ogni volta nascondiglio ed assumendo i nomi di copertura di “Ingegner Giacomo Cataratto” e “Prof. Giuseppe Martini”, l’intraprendente colonnello è l’anima dell’organizzazione clandestina incardinata dagli appartenenti alle  Forze Armate agendo in comunione d’intenti con gli altri nuclei resistenziali militari, in primis con quello dei Carabinieri retto dal Generale Filippo Caruso. Riesce a mettersi in contatto con il governo del sud ricevendone piena legittimità  ed al tempo stesso viene accreditato come referente dai partiti che compongono il Comitato di Liberazione Nazionale il CLN. Le direttive emanate da Montezemolo sono tese a proteggere la popolazione civile da possibili rappresaglie derivanti da azioni condotte all’interno della città entrando sotto questo profilo in contrasto con la strategia delle frange più radicali del movimento di Resistenza in particolar modo con il Partito Comunista, malgrado fosse riconosciuto dalle forze politiche antifasciste come tecnico militare di altissimo spessore avente a cuore l’unita’ di tutto l’arco resistenziale. Il 25 gennaio del ’44 viene arrestato, probabilmente su delazione, in Via Tacchini dopo una riunione a casa di Filippo de Grenet suo fidato collaboratore, console e già ufficiale di complemento decorato al Valore. Condotto nella famigerata prigione di Via Tasso malgrado lo strazio delle atroci torture non rivela alcuna informazione sul Fronte Militare Clandestino di Resistenza. Considerato dal Tenente colonnello delle SS Herbert Kappler uno dei più pericolosi nemici in circolazione viene incluso dallo stesso nella lista dei prigionieri da fucilare il 24 marzo alle Fosse Ardeatine in seguito all’attentato del giorno precedente in Via Rasella ad opera dei gappisti romani. La sua tomba è nel mausoleo ardeatino assieme alle altre vittime dell’eccidio, l’uniforme ai cui valori aveva vocato l’ intera esistenza  è conservata presso l’ Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio in Roma. Gli verrà conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare “alla memoria”. L’aspetto “spirituale” in Montezemolo fu altrettanto importante quanto la dedizione istituzionale, un senso trascendentale  della vita nutrito da una fervente cattolicità fu un tratto inscindibile della sua personalità da cui discendeva il ripudio per l’inutile spargimento di sangue , la cura della vita degli uomini a lui sottoposti e l’alto senso di responsabilità nei riguardi della popolazione civile , così il profondo legame che lo univa alla sua amatissima famiglia, alla moglie Amalia De Matteis che fu uditrice laica durante il Concilio Vaticano II e sempre attiva nell’assistenza spirituale alle Forze Armate ed ai cinque figli tra cui Andrea che aveva coadiuvato il padre nel movimento di Resistenza e dopo aver esercitato la professione di architetto seguirà la vocazione alla vita religiosa sino a divenire Cardinale. Il Colonnello Montezemolo lascia una testimonianza di altissimo profilo fatta di una coerenza siglata con il crisma del proprio sangue. 

Di Gabriele Gigliotti.

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