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In carcere per errore, a Milano 2 casi in 20 giorni: bangladese e cinese innocenti in cella per "scambio di persona"

Un bangladese di 35 anni prima è rimasto in prigione ingiustamente per quattro mesi, mentre un cinese 53enne "solo" quattro giorni

02 Febbraio 2024

In carcere per errore, a Milano 2 casi in 20 giorni: bangladese e cinese innocenti in cella per "scambio di persona"

Un doppio equivoco, due scambi di persona, hanno portato in carcere per errore due individui a Milano, in due occasioni distinte in soli venti giorni. La responsabilità ricade sul Cui, il Codice univoco identificativo, pensato per garantire la massima precisione nei fotosegnalamenti e nelle impronte digitali degli stranieri. Nonostante ciò, nel recente passato, due cittadini stranieri regolari in Italia sono stati arrestati per errore, al posto di persone realmente condannate, a causa di tale sistema. Queste situazioni abbiano causato un'ingiusta detenzione di quasi quattro mesi per uno degli individui e di quattro giorni per l'altro.

In carcere per errore, a Milano 2 casi in 20 giorni

Il caso più grave coinvolge un 35enne del Bangladesh, impiegato in un ristorante a Milano con un contratto regolare e permesso di soggiorno in regola. Il 20 ottobre scorso, le forze dell'ordine lo hanno arrestato su ordine dei pm del tribunale di Milano, accusandolo di una rissa aggravata (con morto) avvenuta nel 2020, condanna per la quale doveva scontare 3 anni di pena. Tuttavia, l'avvocato Francesca Nosetti, contattata dalla famiglia del 35enne, ha dimostrato dopo una scrupolosa analisi dei documenti che la foto dell'imputato non corrispondeva a quella del suo assistito.

Il legale ha inoltre ottenuto dal Ministero della Giustizia la conferma che il 35enne non era mai stato prima in carcere per 11 mesi di custodia cautelare, a differenza del vero condannato: si arriva quindi al 24 gennaio, con la Procura che ne ordina la scarcerazione. Come si è arrivati però al clamoroso errore? Uno dei fermati nel 2020 per la rissa, un connazionale del 35enne ingiustamente detenuto che era irregolare in Italia e poi espulso in Bangladesh dopo la custodia cautelare, avrebbe dato generalità e codice fiscale dell’ignaro connazionale. Identità sbagliata poi ribadita dalla polizia sulla base evidentemente di un erroneo fotosegnalamento a monte. Il 35enen del Bangladesh è ora libero, ma intanto ha perso il lavoro dopo l’arresto di fronte al titolare del ristorante e ai colleghi.

Milano, Bangladese e cinese innocenti in cella per "scambio di persona"

Un secondo episodio riguarda un 53enne cinese arrestato il 5 gennaio scorso all'aeroporto di Malpensa con l'accusa di ricettazione di telefonini contraffatti nel 2013. La pena prevista era di un anno e 4 mesi. La sua liberazione è stata possibile grazie all'intervento di un agente della polizia penitenziaria del carcere di Busto Arsizio.

Il 53enne cinese, con un permesso di soggiorno rilasciato nel 2016 dalla Questura di Alessandria, ha spiegato di non essere mai stato a Milano, differenziandosi dal suo omonimo e vero condannato con una foto differente, il cui permesso di soggiorno risaliva al 2009 e proveniva dalla Questura di Milano.

La denuncia di Enrico Costa (Azione)

Lo arrestano sul posto di lavoro a Milano, lo tengono in carcere 4 mesi in esecuzione di una condanna che non ha mai subito. Uno scambio di persona bello e buono. Hanno confuso i codici identificativi. Lui intanto ha perso il lavoro. Chi ha sbagliato ovviamente no“. A denunciarlo è il deputato di Azione Enrico Costa, che invita il guardasigilli Carlo Nordio a mandare gli ispettori a Milano.

Questa situazione e quella di un’altra persona detenuta ingiustamente per quattro giorni sempre per scambio di persona, per omonimia, ancora a Milano, sono fatti che non possono accadere in uno Stato di diritto. Occorre accertare le responsabilità e avviare i procedimenti disciplinari“, spiega Costa.

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