15 Gennaio 2024
La donna, immigrata originaria dello Sri Lanka di 38 anni e mamma di una bimba di 5, è morta dopo un anno di operazioni e ricoveri. Stroncata da una patologia epatica e da una terribile infezione. Una malattia che, secondo i consulenti del tribunale di Genova, i medici dell’ospedale Galliera dove la paziente era stata a lungo ricoverata non hanno saputo curare in maniera corretta. Al punto da sbagliare anche la tipologia di intervento da effettuare. Per questo, nei mesi scorsi, la famiglia ha ottenuto un maxi risarcimento. Un milione di euro che l’ospedale ha versato in due distinti giudizi ai parenti della vittima. In una prima tranche ha pagato quasi 500 mila euro alla figlia piccola della donna e al marito. Soldi questi che serviranno per l’istruzione della ragazzina, destinata a entrare in un college inglese come voleva la madre. E in un secondo giudizio - che ha nuovamente confermato le responsabilità dei medici - è scattato un nuovo risarcimento di 465 mila euro questa volta a favore dei genitori e del fratello della donna che vivono in Sri Lanka.
La vicenda per cui si è arrivati al risarcimento finale dopo un laborioso iter giudiziario avviene nel 2016. La donna, che lavora come colf, accusa un malore nella sua casa del centro storico di Genova e per questo viene accompagnata con l’ambulanza della Genova Soccorso al pronto soccorso dell’ospedale Galliera. Ricoverata nell’ospedale genovese, le viene diagnosticata una «lesione della via biliare monolaterale». Scrivono i periti, però, come la stessa vittima avesse, alla luce degli esami effettuati proprio in quella circostanza, un’altra patologia ben più grave ed evidente. E cioè «una lesione bilaterale». Che, correttamente diagnosticata avrebbe portato a scoprire la grave e rarissima “sindrome di Caroli”. Quell’errore iniziale risulterà essere determinante nel prosieguo clinico della vicenda. Perché il personale sanitario, convinto che non ci fossero emergenze particolari, tratta la paziente con «sole endoscopie».
Di questo tipo di procedure mediche sulla paziente ne verranno effettuate almeno sei. Tutte, però, non in grado di risolvere il problema medico di cui soffre. I medici procedono anche con un intervento chirurgico di emi-epatectomia (una resezione di una parte del fegato) che gli stessi periti del tribunale giudicheranno poi in seguito «non indicato». Le condizioni della mamma cingalese non sono non migliorano ma addirittura si aggravano. Questo a causa di un’infezione che la colpisce. I chirurghi, però, secondo quanto riscontrato non prendono anche in questo caso la decisione corretta. E non praticano un secondo intervento come, invece, sarebbe stato prescritto. A questa prima infezione ne sopraggiunge una seconda che risulterà poi essere fatale. E provocata da un «germe nosocomiale» e cioè contratto in ospedale. La donna muore poche settimane dopo. E la famiglia ottiene quindi il risarcimento dall’ospedale.
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