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Caivano, 256 mila euro di sanzioni per ex sindaco e sei assessori, Corte dei Conti: "Gestione disinvolta, portarono il Comune al dissesto, creato terreno fertile per i clan"

I fatti si sarebbero svolti tra il 2006 e il 2015 e avrebbero portato al dissesto finanziario del Comune, deliberato dal Consiglio comunale nel 2016

09 Novembre 2023

Caivano, 256 mila euro di sanzioni per ex sindaco e sei assessori, Corte dei Conti: "Gestione disinvolta, portarono il Comune al dissesto, creato terreno fertile per i clan"

Corte dei Conti / Fonte foto: cortedeiconteregionecampiania

Una sanzione di oltre 256mila euro e stop agli incarichi negli enti locali per 10 anni per l'ex sindaco di Caivano Antonio Falco e sei assessori della sua giunta, i quali avrebbero condotto al tracollo finanziario il Comune attraverso una "gestione disinvolta dei fondi pubblici", che avrebbe anche creato un "terreno favorevole allo sviluppo della criminalità organizzata". Questa è l'accusa della Procura Regionale presso la Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la Regione Campania: i fatti si sarebbero svolti tra il 2006 e il 2015 e avrebbero portato al dissesto finanziario del Comune, deliberato dal Consiglio comunale nel 2016. 

Caivano, 250 mila euro di sanzioni per ex sindaco e sei assessori

Una sanzione di oltre 256mila euro e stop agli incarichi negli enti locali per 10 anni per l'ex sindaco di Caivano Antonio Falco e sei assessori della sua giunta, i quali avrebbero condotto al tracollo finanziario il Comune attraverso una "gestione disinvolta dei fondi pubblici", che avrebbe anche creato un "terreno favorevole allo sviluppo della criminalità organizzata". La Procura ha chiesto per gli ex amministratori la condanna alla sanzione pecuniaria prevista dalla normativa sui dissesti pubblici nella misura massima possibile, e quindi 20 volte l’importo della indennità di carica da ultimo percepita dal sindaco e dagli assessori chiamati in giudizio. Chiesta, per tutti, anche la sanzione interdittiva che prevede l’impossibilità di ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati.

L'inchiesta

"Con le loro condotte scriteriate e la disinvolta gestione dei soldi pubblici gli ex amministratori avrebbero alimentato un generale clima di illegalità". Questa è l'accusa. Dalle pagine del ricorso con cui è stata contestata agli ex amministratori dell’ente di avere causato il dissesto con condotte gravemente colpose, si evince come i bilanci fossero caratterizzati dall'esposizione di residui attivi inesistenti, che alimentavano una fittizia capacità di spesa, da una massiccia mole di debiti fuori bilancio, frutto di una gestione degli appalti improntata alla illegalità, come accertato anche dall’ANAC in una indagine amministrativa concomitante, con una totale assenza di qualsiasi provvedimento atto o direttiva volto a sanare le rilevantissime criticità contabili, tra cui spicca anche la bassissima capacità di riscossione delle entrate, sensibilmente inferiore alla media nazionale.

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