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In morte di Luca Goldoni, "mio fratello maggiore": la nostra un'amicizia profonda, costruita con fatica

Il ricordo di Mauro della Porta Raffo, il Gran Pignolo

08 Ottobre 2023

In morte di Luca Goldoni, "mio fratello maggiore": la nostra un'amicizia profonda, costruita con fatica

In morte di Luca Goldoni, mio ‘fratello maggiore’.

Di seguito, dettate poche righe introduttive, come ci siamo scontrati, conosciuti e amati

“Ricordo i nostri viaggi in macchina. Guidavi. Io ti chiedevo dell’universo mondo. E tu mi spiegavi la Vita!”, questo il messaggio che Luca Goldoni mi ha inviato in occasione del 17 aprile 2022, giorno del mio settantottesimo compleanno. È stata quella invero l’ultima volta che ci siamo sentiti. Lo sapevo malato e, dopo un tentativo telefonico fallito per l’opposizione di una sua badante, dolorosamente non ho tentato altri approcci.

Grande penna Luca Goldoni, come ognun sa (sapeva invero, i giovani oggi, purtroppo, avendone poca se non nulla contezza). Grande in pagina. Ma quella volta, d’estate, direi nel 1999 o nel 2000, sul Corriere della Sera, carente quanto alla sostanza del fatto narrato. Ricordava di avere assistito (ed è cosa effettivamente memorabile, tanto da essere stato da allora quel confronto definito ‘fight of the century’) al Madison Square Garden di New York al celeberrimo match per il titolo mondiale dei pesi massimi Muhammad Ali/Joe Frazier, datato 8 marzo 1971. Ricordava e scrisse che la cintura in palio apparteneva ad Ali/Clay e che il già olimpionico del South Carolina (la ‘farfalla’ era invece del Kentucky) fosse lo sfidante.

Lo percossi violentemente per questo sul Foglio, in una delle mie temutissime ‘Pignolerie’. Questo perché la situazione era esattamente l’opposta: ‘Smokin Joe’ deteneva ufficialmente la corona e ‘il labbro di Louisville’ (anni prima privato del titolo e squalificato per le sue posizioni quanto in specie alla Guerra del Vietnam in atto) la pretendeva. Arrivò Luca nella circostanza e in conseguenza della mia pubblica denuncia a sentirsi violato e a replicare con forza il giorno successivo sul quotidiano di via Solferino dandomi del “topo di biblioteca” e, lo si evinceva, a fatica trattenendosi dal definirmi “sciacallo” tout court.

Trascorsi un paio d’anni o forse tre, e comunque dopo gli attacchi alle Twin Towers dell’11 settembre 2001, un amico varesino chiede se mi avrebbe fatto  piacere condurre una serata al lume di fiaccola in un castellaccio in mezza rovina nei nostri pressi per presentare Luca Goldoni e il romanzo ‘Il sopravvissuto’ che proprio gli accadimenti terroristici nuovaiorchesi in specie gli avevano ispirato. Dissi di sì, avvertendolo che probabilmente ad avere problemi sarebbe stato Goldoni. Com’è, come non è, l’incontro, dopo una bella cena chiarificatrice, ebbe luogo e andò benissimo. Fu allora che scoprimmo le nostre notevoli consonanze che si propagano in varie, infinite?, direzioni.

Col tempo, operando e divertendoci assieme, siamo arrivati alla più profonda amicizia. Luca è altresì stato ospite in diverse occasioni dei miei Salotti varesini e di frequentatissime conferenze nel Varesotto vero, quello che volge al Maggiore. Fra i mille argomenti sviscerati testa a testa confrontandoci, va detto a chiudere qualcosa a proposito delle nostre convinzioni concernenti il diritto di voto. Concordavamo assolutamente sul fatto che sia folle venga concesso a tutti e poi solo in ragione del raggiungimento di una certa età. Pazzesco. Capitò durante uno dei viaggi in macchina ai quali Luca ha rimandato nella frase citata nelle prime righe di questa narrazione oramai al termine che ognuno dei due escludesse questa o quella categoria di persone: i tatuati, i tifosi, gli imbecilli, naturalmente tutti i delinquenti, e via scovando. Ci accorgemmo infine che le uniche due persone alle quali il diritto assolutamente spettava eravamo noi due. Insormontabile però e allora il problema relativo al governo della Nazione perché Luca era di sinistra ed io di destra. Non c’era maggioranza!

di Mauro della Porta Raffo

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