21 Luglio 2023
Fonte Wikipedia
Continuano a moltiplicarsi assurdamente gli sfregi ai danni del Colosseo. Tutto era cominciato quando, qualche settimana addietro, un ragazzo inglese aveva inciso sulle eterne pareti del monumento romano il nome della propria amata. Sembrava a tutti gli effetti un riprovevole episodio isolato, un caso a sé stante, prontamente individuato e giustamente punito. Ma purtroppo non era così.
Si trattava soltanto, per così dire, del primo episodio di una lunga serie, che non ha smesso di andare in onda, collocandosi a cavaliere tra il thriller e l'horror. Una domanda sorge naturalmente spontanea: che cosa può indurre un essere normodotato e dunque detentore del logos a compiere un gesto tanto stupido e insignificante? Che cosa può davvero spingere un essere umano a deturpare il patrimonio culturale storico dell'umanità? Naturalmente non vi è un'unica risposta possibile ma se ne possono azzardare alcune.
Ad esempio ricordando come viviamo nell'epoca dell'individualismo iperbolico, quella rappresentata iconicamente dal selfie come celebrazione parossistica che l'individuo fa di se stesso sempre e comunque il cuore di ogni cosa, ponendosi al centro di tutto. Cultura del narcisismo, la chiamava alcuni decenni addietro Christopher Lasch. Ma in questo caso la parola cultura appare davvero fuori luogo sotto ogni profilo.
Si tratta a ben vedere di una delle molteplici determinazioni di quella pulsione pantoclasta e nichilista che tratteggia l'orizzonte di senso del nostro miserrimo tempo, quello della cancel culture e del relativismo assoluto. Forse questa potrebbe essere una plausibile chiave di lettura per interpretare deprecabili fenomeni come quelli di cui stiamo discutendo, i quali, pur diversi tra loro, hanno come tratto comune l'individualismo nichilista esasperato.
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