17 Aprile 2023
Instagram: noallemafie
Era il 30 luglio del 2000 a Marano (giorno in cui si persero le sue tracce) quando l'operaio 26enne Giulio Giaccio venne ucciso dalla Camorra per errore. La vittima era stata sequestrata da due finti poliziotti e poi sciolto nell'acido.
La storia dell'omicidio di Giulio Giaccio risale alla sera del 30 luglio del 2000 quando, mentre parlava con un amico, il ragazzo venne scambiato per un giovane che intratteneva una relazione con la sorella di Cammarota e, per questo, giustiziato.
Carlo Nappi e Salvatore Cammarota oggi sono gli indagati per l'omicidio del ragazzo, ritenuti dagli inquirenti affiliati al clan Polverino. Oggi i due uomini hanno fatto sapere alla famiglia di Giaccio di voler presentare un risarcimento economico. Sarebbero tre gli assegni e due i beni immobili da considerare "a titolo di integrale risarcimento del danno materiale patito". Il totale dei liquidi ammonta a 30 mila euro e il valore degli immobili a 120 mila. La famiglia dell'operaio avrebbe però immediatamente rinunciato all'offerta.
Il rifiuto è stato comunicato attraverso una PEC del loro legale. "In qualità di Rosa Palmieri, Rachele e Domenico Giaccio, preso atto che gli assistiti hanno inteso comunicarmi la loro decisione di non accettare tale offerta, dal momento che essi confidano esclusivamente nelle determinazioni dell’autorità giudiziaria, all’esito del processo penale de quo. Per questo motivo, l’offerta "reale" formulata non può trovare accoglimento".
Sono arrivati già i primi encomi alla famiglia del ragazzo. In particolare il deputato Francesco Emilio Borrelli ha dichiarato: "Onore e rispetto per la famiglia di questo ragazzo che viveva onestamente e che ha rifiutato il risarcimento dei camorristi. L'unico vero risarcimento è una condanna durissima all'ergastolo per chi ha ucciso senza pietà l'ennesimo innocente. Che questa vicenda sia di esempio per tutti".
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