08 Agosto 2022
66 anni da uno dei più grandi disastri della storia italiana ed europea dal dopoguerra, vale a dire il disastro di Marcinelle. Un incidente catastrofico per cui 266 minatori, di cui più della metà italiani, morirono come topi in trappola, soffocati dal fumo e della fiamme, nei cunicoli fatiscenti della miniera belga di Bois du Cazier: tutti uccisi da una singola scintilla e da una sciagurata serie di coincidenze ed errori fatali. Una tragedia che fa riflettere sulle sorti di centinaia di italiani in miseria costretti a emigrare e cercare fortuna all'estero, spesso lavorando in condizioni disumane e pericolose.
Procediamo con ordine. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'industria belga era danneggiata e pesantemente sotto manodopera. L'Italia, per contro, era ancora nel lento processo di ricostruire il paese e la propria economia. Migliaia di persone, a dieci anni dalle devastazioni della guerra, erano senza lavoro e in condizioni miserabili. Dunque, un accordo di convenienza tra i due paesi: l'Italia avrebbe provveduto all'invio di decine di migliaia di disperati da impiegare nel settore minerario, mentre il Belgio avrebbe garantito una fornitura di carbone.
Fu così che accadde che più della metà dei minatori che si trovavano a Bois du Cazier quel giorno sciagurato fossero italiani. L'industria belga, come si è detto, è in difficoltà: ci sono misure di sicurezza, ma la manutenzione è al minimo. Avviene un errore clamoroso: due ascensori, che sarebbero dovuto essere vuoti, salgono in contemporanea per un errore di comunicazione. Uno dei due trancia una conduttura di olio infiammabile; poi, subito dopo, un cavo elettrico. L'incendio avvampa immediatamente. Le fiamme divampano, incendiando centinaia di metri di gallerie: il fumo costringe i minatori a rifugiarsi sempre più in basso, a scappare man mano che il fumo minaccia di soffocarli. Lasciano messaggi incisi in travi di legno: "Indietreggiamo per il fumo verso 4 palmi. Siamo a circa 50. È l'una e un quarto. Gonet". La speranza è di facilitare l'arrivo dei soccorsi, che però non arriveranno in tempo e riusciranno a salvare solo una dozzina di lavoratori. "Tutti cadaveri", dicono i primi sconvolti reparti in esplorazione. Muoiono persino i cavalli impiegati nella miniera, sfuggiti ai propri lacci solo per rimanere intrappolati in un vicolo cieco.
Per commemorare la tragedia, il Giro d'Italia del 2006, a cinquant'anni dalla tragedia, vu fatto partire proprio dal Belgio, ricordando così le migliaia di emigranti italiani che ogni settimana giungevano in Belgio sperando in una vita migliore; spediti dal loro governo per un pugno di carbone in miniere fatiscenti e pericolose.
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