02 Aprile 2021
Ad oggi 8 pazienti su 10 ricoverati in ospedale non sono malati di covid ma di altre patologie. A far notare la sostanziale differenza tra la prima e la seconda ondata di pandemia è stato Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione dell'Irccs San Raffaele di Milano, in una lunga intervista a “Il Giornale”.
“Siamo passati da una media del 50% di pazienti Covid della prima ondata al 30% di ottobre, al 13% di febbraio-marzo 2021" ha spiegato Zangrillo, sottolineando come il dato se è positivo per quanto riguarda l’infezione da coronavirus non lo è invece per tutte le altre patologie. "Dati che mi preoccupano moltissimo perché la realtà di chi lavora in ospedale e deve occuparsi di tutti è completamente diversa da quella narrata quotidianamente, ormai da più di un anno. Purtroppo si continua a morire di cancro, di malattie cardiovascolari e di malattie neurologiche" ha proseguito.
Per Zangrillo, in questo momento "la profilassi vaccinale è la priorità, giocare tutta la partita in ospedale equivale a giocare una partita di calcio in 8 contro 11" ma anche "Il vostro medico di base è fondamentale". Alla domanda se c'è qualcosa che avremmo potuto fare meglio l'esperto sottolinea che "non dobbiamo mai dimenticare che l'Italia e la Lombardia in particolare hanno subito l'impatto diretto di un evento imprevedibile e sconosciuto, prima di ogni altro Paese del mondo occidentale". “Ho vaccinato personalmente nelle Rsa, ma la cosa che più mi ha colpito è stata incontrare a domicilio persone anziane che non vedono le scale di casa da più di un anno e sono convinte di morire non uscendo più dalla loro camera. La depressione e la mancanza di prospettiva uccidono più del virus" ha continuato nella sua analisi il primario.
Il rapporto tra pubblico e privato nella sanità ha dimostrato molti limiti ma Zangrillo difende le privatizzazioni: "Nell'ultimo anno l'Irccs San Raffaele e la nostra università hanno prodotto 495 pubblicazioni scientifiche di alto impatto. Ad oggi, i pazienti Covid trattati dal Gruppo San Donato sono più di 12.000 e questa è la nostra risposta". Sulle misure restrittive, invece, Zangrillo la pensa diversamente da tutti quei suoi colleghi fautori delle chiusure incondizionate. “Sono ancora più convinto che dobbiamo convivere con il virus perché i vaccini, le cure tempestive ed il senso di responsabilità ci devono portare a fare rivivere il Paese. Ce lo chiedono gli anziani abbandonati, i giovani angosciati, le famiglie distrutte dai debiti. Dobbiamo credere in una reale possibilità di risveglio di tutte le attività produttive".
Un ultima risposta è a chi lo ha paragonato a Salvini: "Che io morirò medico lo sanno ormai anche i sassi, questo però non mi deve impedire di esprimere il mio punto di vista. Salvini ha fatto una proposta molto saggia e coraggiosa ed io mi sono sentito di condividerla. Qui è in gioco la sopravvivenza di tutti noi e ciò costituisce un valore ben superiore alle logiche di contrapposizione politica, per cui alla fine vincerà chi avrà avuto il coraggio di programmare sapendo valutare i rischi e i benefici. Ogni cura ha i suoi effetti collaterali ed in questo momento l'Italia, per guarire, necessita di una cura robusta e specifica"
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