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Astrazeneca cambia nome, ora è Vaxzeria: ecco perché

Oltre al nome, cambiano anche confezione e bugiardino. Indicate anche le controindicazioni relative alle trombosi

31 Marzo 2021

AstraZeneca

AstraZeneca (fonte foto Lapresse)

AstraZeneca cambia nome ed ora si chiamerà Vaxzeria: il 25 marzo, infatti, l’Ema ha approvato la nuova denominazione, su richiesta da parte del gruppo anglo-svedese. I malpensanti potrebbero pensare che i numerosi dubbi sul siero, espressi nelle ultime settimane, possano essere alla base della scelta. Ma non è così: la motivazione è pratica. AstraZeneca, infatti, non è mai stato il vero nome del vaccino, bensì l’appellativo generico con cui è stato indicato inizialmente, ossia “Vaccino Covid 19 AstraZeneca”. Il vaccino, da oggi, si chiamerà Vaxzevria perché, come spiegato dall’azienda ad Adnkronos salute “ dare un nome a un farmaco nuovo è una consuetudine ed è un processo che avviene in maniera separata dall'approvazione normativa e regolatoria del farmaco stesso”.

Non cambia solo il nome, tuttavia: pur restando immutato il vaccino potrebbero cambiare informazioni sul prodotto, etichetta e confezione. Sul sito dell’azienda è stato modificato anche il bugiardino, in particolare è stata aggiunta un’informazione mancante importante: ossia la possibilità, tra gli effetti collaterali, di rarissimi eventi trombo embolici.

In particolare i bugiardino, per quanto riguarda quelle che possono essere le controindicazioni più pericolose, recita così: “È stata osservata molto raramente una combinazione di trombosi e trombocitopenia, in alcuni casi accompagnata da sanguinamento, in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria. Ciò include casi severi che si presentano come trombosi venosa, inclusi siti insoliti come trombosi del seno venoso cerebrale, trombosi della vena mesenterica e trombosi arteriosa, concomitante con trombocitopenia”.

Nelle indicazioni vengono anche indicate le tempistiche entro le quali è più facile che si presentino gli effetti gravi legati alla vaccinazione. "La maggior parte di questi casi si è verificata entro i primi sette-quattordici giorni successivi alla vaccinazione e si è verificata in donne di età inferiore a 55 anni. Tuttavia ciò potrebbe riflettere l'aumento dell'uso del vaccino in questa popolazione. Alcuni casi hanno avuto esito fatale" si legge ancora nel bugiardino.

Strano, se vogliamo, che l’Ema approvi le indicazioni presenti nel bugiardino, considerando che ha sempre sostenuto che non ci fossero legami tra vaccino e casi di trombosi pericolosa o mortale. Sui sintomi, comunque, il foglietto illustrativo prosegue così: "Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia. I soggetti vaccinati devono essere istruiti a consultare immediatamente un medico se sviluppano sintomi quali respiro affannoso, dolore toracico, gonfiore alle gambe, dolore addominale persistente dopo la vaccinazione. Inoltre, chiunque manifesti sintomi neurologici tra cui cefalea severa o persistente o visione offuscata dopo la vaccinazione oppure ecchimosi (petecchie) in una sede diversa da quella della vaccinazione dopo alcuni giorni, deve consultare immediatamente un medico".

 

 

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