29 Novembre 2024
Viviamo in un’epoca in cui i giochi per smartphone, apparentemente innocui e lontani dall’azzardo, si nascondono dietro un velo di semplicità per nascondere strategie ben più oscure. Questi giochi, che promettono relax e intrattenimento, spesso sono strumenti di manipolazione subdola, soprattutto nei confronti delle fasce più vulnerabili: giovani, anziani e persone con difficoltà economiche o psicologiche.
Non si parla di slot machine o poker online, ma di giochi che chiedono agli utenti di pagare per proseguire o addirittura offrono ricompense monetarie per restare connessi. Sembra allettante? È una trappola. Questi sistemi sfruttano meccaniche di rinforzo intermittente, ovvero la stessa tecnica usata nel gioco d’azzardo per creare dipendenza.
L’utente viene spinto a giocare per ore, magari per ottenere bonus insignificanti, e nel frattempo si crea un circolo vizioso: "Resta con noi, paga, e forse otterrai un vantaggio." Questo modello, che richiama quello delle "loot box" nei videogiochi, trasforma un’attività ricreativa in una compulsione. Non è azzardo, ma il confine è sottilissimo.
Alcuni giochi hanno persino introdotto un meccanismo che "premia" l’utente per ogni ora trascorsa sull’app. In realtà, questa ricompensa non è altro che un’esca: per raggiungere cifre minime di pagamento occorrono settimane di gioco continuo chiusi dentro casa!! Nel frattempo, la piattaforma ha ottenuto la cosa più preziosa che abbiamo: il nostro tempo, rivendendolo a caro prezzo agli inserzionisti.
Non serve scavare troppo per capire chi soffre di più. Gli adolescenti, già bersagliati da contenuti digitali tossici, trovano in questi giochi un rifugio che diventa una prigione. Gli anziani, meno tecnologicamente consapevoli, vengono agganciati da promesse vuote. E che dire di chi ha problemi finanziari? Promettere denaro in cambio di tempo speso su un gioco è una forma di sfruttamento. È un messaggio chiaro: "Il tuo tempo vale poco, ma non abbastanza per noi."
Le aziende tecnologiche che ospitano queste app sono complici. I sistemi di app store sono pieni di giochi che sfruttano tattiche psicologiche manipolative, e i controlli sono insufficienti. Mentre si parla tanto di regolamentazione per l’azzardo, questi giochi sfuggono a ogni scrutinio, nonostante il loro potenziale dannoso sia altrettanto elevato.
È ora di chiedere una regolamentazione chiara anche per questi giochi. Il marketing ingannevole, le meccaniche predatrici e le promesse di guadagni devono essere monitorati e sanzionati. Il tempo e la salute mentale degli utenti non possono essere sacrificati sull’altare del profitto.
Il problema non è giocare, ma essere giocati. Non lasciamo che l’industria del "casual gaming" diventi una nuova fabbrica di "diversamente drogati".
Di Anna Maria Smiraglia
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