Sanremo,polemiche,esclusi e sconosciuti,case discografiche,canzonette
03 Dicembre 2025
Sanremo 2025 (fonte LaPresse)
Il circo nazional-popolare di Sanremo è partito tra polemiche, esclusi eccellenti, sconosciuti allo sbaraglio, case discografiche fameliche, star e starlette in crisi di nervi. e la Canzone?
La novità è che il tendone viene montato molto prima del solito, tra annunci, recriminazioni di ex-big, e nuovi sconosciuti, e il buon presentatore che finisce nel tritacarne da vittima sacrificale designata.
Il Festival per antonomasia, non ha più niente di collegato all'esperienza canora molteplice della canzone italiana, ma è solo una lunghissima performance economica che relega il canto alla pseudo-soggettività del Direttore Conti, maestro di equilibrismo italico e grande conoscitore dei meccanismi commerciali.
Cantano trenta personaggi che ha detta dello staff: "rappresentano la vivacità del mondo musicale italiano", a detta degli organizzatori, o perfetti sconosciuti a detta dei detrattori, uniti a qualche vecchio big/figurina, da mescolare nel mazzo(truccato?).
Negli ultimi anni questa antica e francamente insopportabile kermesse, ha colonizzato programmi televisivi di approfondimento, analisi sociali, cambiamenti dei trend canori, ma non ha certo intasato le classifiche di vendita o meglio di streaming, come preferiscono alcuni.
Il format oltre ad essere vecchio si svolge in un posto di difficile praticabilità, in un teatro che ogni anno viene rinnovato senza riuscire a nascondere tutta la sua inadeguatezza, ma solo per nostalgica adesione ad una cronaca antica.
L'Ariston è una "storia" che non si può rinnovare, ma che serve ai gestori di b&B milionari, a succhiare il sangue dalle già dissanguate casse delle Case discografiche, a un' amministrazione comunale che su questo "spettacolo" da decenni ci vive, con il corollario del carrozzone Rai sempre a caccia di audience, basta che non producano destabilizzazioni.
Uno spettacolo di consuetudini spacciato per l'immagine innovativa del canto italico.
Neppure le nuove starlette partecipano, perchè ormai vivono nel limbo di City Life, e del Bosco verticale, prima di muoversi nelle limousine verso qualche palasport
Si dice, con enorme enfasi che il festival è l'autobiografia popolare del paese, ma di quale paese si parla, quello dell'auto-tune, che consente a cantanti stonati di "intonarsi", a modelle e modelle prestate alla canzone che fanno finta di rappare. Di giovani (e qualche vecchio) che si inseguono sulla passerella del loro declino probabile, comunque prezzolati, coccolati, lanciati verso un apparente successo istantaneo, e di breve durata.
Certo il declino dell'antica manifestazione ci ricorda quanto siamo legati alle tradizioni pur apparentemente contestandole, questa staticità degna del "Gattopardo", “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, ci appartiene.
Il nuovo, o presunto tale, anche a Sanremo, passa dall'accettazione di alcune regole fondamentali, ha bisogno di essere accompagnato e controllato, come se l'innovazione, o addirittura l'avanguardia chiedesse preventivamente l'autorizzazione, e questo francamente ci pare un'ulteriore fiction già vista e pre-digerita.
Preferivamo le censure a Lucio Dalla, e Co., dei bei tempi democristiani che tutto questo sfarzo apparentemente provocatorio che non incide su nessuna corda emotiva e serve a mascherare il nostro continuo adeguarci, l' incapacità congenita di correre qualche rischio, anche solo cantando una canzone.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia