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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Giuseppe Garibaldi, romantico, audace e sciupafemmine (benché un po’ tirchio) conquistò l’Inghilterra vittoriana: tra un uragano in gonnella, cuori infranti e pasticceri dall’occhio lungo

Il 16 novembre una conferenza nel Museo della Repubblica Romana lo rievocherà curiosamente sullo sfondo di aneddoti, sovrane diffidenti e club calcistici dalle maglie di fuoco

13 Novembre 2024

Giuseppe Garibaldi (da Pixabay)

Non era soltanto l’”Eroe dei Due Mondi”, era anche, si potrebbe dire, l’”Eroe degli Inglesi”: infatti nell’Inghilterra ottocentesca lo ammiravano entusiasticamente nonostante la forte disapprovazione dell’austera Regina Vittoria che vedeva in lui un pericoloso rivoluzionario, una testa calda e niente più (e non lo volle assolutamente conoscere perché, diceva, le guastava i sudditi).

Questo inedito trasporto british per il nostro straordinario, ardimentoso e passionale Giuseppe Garibaldi verrà ampiamente illustrato il 16 novembre (ore 16) presso il Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina nella conferenza “Poesia, calcio e biscotti, la curiosa storia del mito di Garibaldi in Inghilterra”. Relatore il giornalista e docente anglosassone Jim Holden che attualmente è impegnato in una tournée tra leggendari luoghi garibaldini come Marsala e Caprera, con l’intento di ricavarne, nel 2025, la pubblicazione di un libro sul biondo guerrigliero.

È certo che il coraggio, la spavalderia, la vita spericolata, gli amori, le battaglie, le vittorie di Garibaldi esercitarono un fascino potente sull’immaginario collettivo dei flemmatici britannici. E la conferenza evidenzierà appunto le vicende singolari e l’eccezionale popolarità che punteggiarono la sua visita a Londra nel 1864 (la terza dopo quelle del 1847 e del 1854).

Sbarcato il 3 aprile a Southampton, il Generale trovò con sua grande sorpresa una folla delirante ad aspettarlo, poi più di cinquecentomila persone si accalcarono nelle streets and squares londinesi per acclamarlo - le signore non ne parliamo, tutte pazze per lui, dalle duchesse alle borghesi, tanto che la ricca vedova Emma Roberts lo voleva sposare ad ogni costo, pare ricambiata - e già si progettavano il matrimonio e i confetti quando egli cambiò idea da vero, spietato dongiovanni italiano e fuggì via con un’amica della malcapitata gentildonna, la giornalista Jessie White che poi lo seguì in molte avventure in Italia meritandosi il nomignolo di “Miss Uragano”.

Comunque sia a Londra gli furono dedicate poesie, Charles Dickens e i più importanti uomini politici lo vollero incontrare personalmente, gli fu conferita la cittadinanza onoraria - cosa rarissima concessa solo a grandi statisti - e un gruppo di giovani delle Midlands s’ispirarono alle Camicie Rosse dei Mille per una società che metteva insieme il “bandy” (una sorta di hockey) e il neonato gioco del calcio (diventeranno in seguito i Nottingham Forest).

Come se non bastasse, il pasticcere Jonathan Carr del Biscottificio Peek Freans fiutò il business e fece fortuna con i suoi “Garibaldi Biscuits”: due strati di pastafrolla di forma bislunga, appiattiti, farciti con mirtilli, ribes, uvetta sultanina - frutta passita che li ha fatti soprannominare scherzosamente “biscotti con le mosche schiacciate” - sconosciuti qui da noi ma apprezzatissimi in Gran Bretagna perché perfetti per accompagnare il classico tè delle cinque tra teiere d’argento e piattini di preziosa porcellana.

Insomma, una vivace conferenza di grandissimo interesse e un Museo dalla location ineguagliabile. La sommità del Gianicolo, infatti, è bellissima tra monumenti e folti platani. Sorvegliano la Passeggiata gli 84 busti dei giovani eroi che con il Generale combatterono i francesi nel 1849, la statua equestre di Garibaldi giganteggia nel piazzale omonimo e, a 200 metri, armi in pugno, svetta quella della coraggiosa moglie Anita. Personaggi, storie, eventi bellici sono tutti vividamente rievocati con sistemi multimediali, plastici e testi recitati in questo avvincente Museo di Largo di Porta San Pancrazio, uno dei deliziosi musei comunali in miniatura con biglietto gratuito, tra cimeli, incisioni, dipinti disposti su quattro piani. All’uscita, non resta che goderci il belvedere.

È il più seducente di Roma, soprattutto nella luce rosa del crepuscolo, e cupole, tetti, campanili sembrano proprio lì, a portata di mano, sfolgoranti, vicinissimi: anche questa meraviglia è tutta gratis, il che non guasta mai. E a Garibaldi sarebbe piaciuta. Egli, si sa, amava la vita semplice, spartana ed economa, e a Caprera - si dice - diramò un avviso che invitava cortesemente le molteplici donzelle innamorate di lui ad allegare un francobollo quando gli scrivevano lettere veementi, in caso desiderassero la sua risposta…

Di Carla Di Domenico.                                

 

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