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L'esponente della sinistra fucsia Bonelli: "Niente aria condizionata e docce brevi", i deliri quotidiani dell'ambientalismo neoliberale

Parole surreali, nelle quali si esprime l'essenza dell'odierno ambientalismo neoliberale

08 Giugno 2025

L' esponente della sinistra fucsia Bonelli: "Niente aria condizionata e docce brevi", i deliri quotidiani dell'ambientalismo neoliberale

Angelo Bonelli, fonte: imagoeconomica

Stanno facendo molto discutere le dichiarazioni rilasciate a Radio1 da Angelo Bonelli, esponente della sinistrash fucsia liberalprogressista: "niente aria condizionata e docce brevi. Lo spreco è odioso. E dal 2005 non ho un'auto". Le dichiarazioni di Bonelli sembrano fare eco a quelle rilasciate qualche tempo addietro dallo storico direttore del WWF, Fulco Pratesi: "niente doccia e lo sciacquone non lo tiro ogni volta. Cambio le mutande ogni due-tre giorni". Si tratta, va sottolineato, del peggior ambientalismo possibile: quello che pretende che i problemi sistemici della devastazione capitalistica dell'ambiente e della natura debbano essere risolti dai singoli soggetti, senza modificare di una virgola il modo della produzione in quanto tale. Già Marx, nell'ottocento, si era espresso contro una prospettiva di questo tipo, ben sapendo che è il sistema capitalistico in quanto tale a risultare incompatibile con la sopravvivenza dell'ecosistema: la furia della crescita infinita rende il sistema capitalistico il primo modo della produzione incapace di trovare un equilibrio di ricambio organico con la natura, mettendo a repentaglio la stessa sopravvivenza di quest'ultima. Come non mi stanco di ripetere, sulle orme di Marx, il vero ambientalismo coincide con l'anticapitalismo. Esattamente l'opposto dell'odierno ambientalismo neoliberale, che pretende di scaricare le colpe del sistema e delle classi dominanti sui singoli individui, gli stessi che subiscono la devastazione ambientale e che si ritiene poi debbano provvedere a fermarla cambiando il loro stile di vita. Oltre a essere tecnicamente una sciocchezza, questa posizione è anche decisamente pericolosa, perché su di essa può installarsi il leviatano verde dell'ordine capitalistico: levietano verde che, con la scusa della lotta al cambiamento climatico e della difesa dell'ambiente, può imporre alla società tutta modificazioni nel modo di vita; modificazioni che in astratto si presentano come tese a proteggere l'ambiente, ma che in concreto sono puntualmente orientate a tutelare il business verde dei gruppi dominanti. D'altro canto, il verde della green economy non è quello della natura, essendo invece quello dei dollari. Bonelli e Pratesi, probabilmente senza saperlo, finiscono per dare sostegno a questa narrazione surreale funzionale all'ordine del capitalismo e al suo trasformare perfino le proprie tragedie, in questo caso quelle ambientali, in fattori di business.

Di Diego Fusaro

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