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La festa di S. Antioco martire: un rito che si ripete da oltre quattro secoli nel sud della Sardegna

Dal 12 al 15 aprile l'isola dell’arcipelago del Sulcis festeggia il santo patrono con un programma di eventi religiosi e spettacoli

03 Aprile 2024

E’ la festa religiosa che unisce fede, cultura, tradizione, folklore e intrattenimento. Da venerdì 12 a lunedì 15 aprile 2024, Sant'Antioco, l'isola del sud della Sardegna, torna a celebrare per la 665esima volta il suo patrono. L'antichissima sagra religiosa vede ripetersi immutato nei secoli un rito che culmina con la grande festa sa festa manna: da tradizione cade nel calendario 15 giorni dopo Pasqua, quest’anno il 15 aprile.

E’ la prima delle tre feste annuali dedicate al santo patrono della Sardegna. La seconda celebrazione è il 1° agosto, la terza il 13 novembre nella ricorrenza della sua morte. La vita del santo è ancora un mistero. Si pensa che sia nato in Mauritania intorno al 95 d.C.. Era un medico cresciuto nella fede cristiana e dedicò la vita a diffondere gli insegnamenti di Cristo prima di essere martirizzato e abbandonato in mare. Secondo la leggenda sopravvisse miracolosamente e si rifugiò sull’isola di Sulci continuando a divulgare il Vangelo. Quando i soldati romani vennero ad arrestarlo chiese il permesso di pregare e poi improvvisamente spirò circondato da una luce abbagliante. In suo onore fu eretta una basilica bizantina sopra la grotta dove accadde questo evento straordinario.

 

Il programma della festa di S.Antioco

I festeggiamenti iniziano venerdì 12 aprile con un convegno dedicato all’abbigliamento popolare e alle tracas, i grandi carri decorati delle processioni religiose. Sabato 13 aprile viene presentata la prima edizione del travel book dedicato alla città di Sant’Antioco, scritto dalla giornalista Silvia Ugolotti, esperta di viaggi e lifestyle.  Nel pomeriggio la processione in abito tradizionale delle donne che portano i pani votivi, is coccois de su Santu. Sono focacce decorative non commestibili a base di semola, acqua e sale, senza lievito. Hanno una forma a cuore e sono finemente arabescate. Suonatrici di launeddas (strumento tradizionale a fiato con 3 canne di bambù) e un coro femminile eseguono canti del repertorio religioso sardo. Domenica 14 aprile è la giornata in cui sfilano nel pomeriggio le tracas che rievocano l’arrivo dei fedeli a Sant’Antioco a bordo del tipico mezzo di trasporto dei contadini. Dopo la processione i carri restano in esposizione fino alla sera nelle vie del centro, come in un museo etnografico a cielo aperto, facendo da cornice a performance musicali itineranti, esibizioni estemporanee e lezioni collettive di ballo sardo.

Lunedì 15 aprile è il giorno clou. Nel pomeriggio dopo il rito solenne in chiesa presieduto dal Cardinale Arrigo Miglio, aprono la processione 60 cavalieri e amazzoni seguiti da gruppi folkloristici a piedi in rappresentanza delle 10 diocesi dell’isola, dei centri dei cammini religiosi e di tutti i comuni sardi in cui è presente il culto di S. Antioco martire.  La statua del santo viene accolta da un coreografico lancio di petali, arramadura in dialetto sardo. E lungo il percorso cori polifonici e suonatori di launeddas animano il corteo. La giornata si conclude la sera con lo spettacolo pirotecnico in laguna.

Oltre alle celebrazioni religiose la festa di S. ntioco propone un ricco calendario di eventi laici. La Piazza Ferralasco ospita per tutto il periodo il villaggio Food Music Experience, un’occasione per gustare prodotti tipici sardi e assistere a concerti pop: si parte sabato 13 aprile con l’esibizione dei rapper sardi AlterEgo e del cantautore Dargen D’Amico, domenica 14 si esibisce Eugenio Finardi e nella stessa serata Paolo Belli e la sua Big Band. Mentre lunedì 15, giorno de sa festa manna, è previsto l’omaggio a Fabrizio De André curato dalle band locali.

 

L’isola di S.Antioco e l’arcipelago del Sulcis

Un porticciolo, case colorate e ristoranti. S. Antioco, 11 mila residenti e decine di migliaia di visitatori durante l’estate, è il centro principale della maggiore isola della Sardegna, cui è collegata da un istmo artificiale costruito forse dai punici e perfezionato dai romani. Ha sempre vissuto di pesca, sale e agricoltura, come testimoniato dal museo etnografico su Magasinu de su binu. Ma è anche un centro di produzione manifatturiera: dalla costruzione delle barche di legno alla tessitura del bisso, finissima tela di lino a cui è dedicato un museo. L’isola fu abitata sin dal III millennio a.C. come documentato da vari insediamenti pre-nuragici. In origine si chiamava Sulci, fondata dai fenici nel 770 a.C. e conquistata dai cartaginesi, visse il massimo splendore in epoca romana. A S.Antioco martire è intestata l’omonima basilica menzionata la prima volta nel 1089. In origine era un edificio bizantino cruciforme, oggi presenta tre navate con altrettante absidi.

Le coste a sud, alte e frastagliate con falesie di trachite scura, più sabbiose a nord, hanno fondali ideali per immersioni. Portixeddu è la spiaggetta più vicina alla città, contornata da rocce chiare punteggiate da rarissimi ginepri fenici, secolari palme nane ed essenze mediterranee. È di ciottoli come la più grande Turri. Mentre Maladroxa è una distesa di sabbia grigia e sottile: dal suo fondale emergono acque termali, sfruttate già dai romani. Capo Sperone è l’estrema punta a sud: mare azzurro cangiante e distese di peonie rosa. Sullo sfondo gli isolotti della Vacca e del Toro, aree protette dove vola il falco della regina, teatro della battaglia navale tra la flotta romana e sardo-punica nel 258 a.C.

https://comune.santantioco.su.it/

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