22 Luglio 2020
"Il Governo si assume la responsabilità del piano nazionale di ripresa, che sarà un lavoro collettivo con il Parlamento". Così il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in Aula al Senato concludendo il suo intervento sull'accordo raggiunto in sede Ue.
"Dovremo impiegare in maniera efficiente le risorse - ha aggiunto Conte - la crisi da Covid ha reso evidente alcune storiche criticità, questo governo si assume la responsabilità di predisporre e realizzare un piano con determinazione e lungimiranza. La credibilità dell'Italia in Ue passa anche dal saper dimostrare di cogliere questa opportunità storica, non farlo sarebbe un errore epocale di cui non potremmo accusare Ue".
"La Ue è stata all'altezza del suo destino e della sua storia. Verranno emanati titoli di debito europei". Così il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in aula al Senato.
"Ci sono stati momenti del negoziato in cui le rigidità apparivano insuperabili. Ma, di fronte ai nostri popoli - ha sottolineato Conte - non potevamo fallire. Il Recovery Plan ha mantenuto la portata di 750 miliardi di euro. Il risultato finale è positivo ed appartiene all'Italia intera".
"L'Italia riceverà 209 miliardi di euro, il 28% del Next generation Eu, che è pari a 750 miliardi. Resta fissato a 81 miliardi l'ammontare dei grants per l'Italia. Aumenta in modo significativo la componente di prestiti (+36 miliardi) - precisa il Premier - che arriva a 127 miliardi. Risorse che possono essere impegnate fino al 31 dicembre 2023".
"L’Italia ottiene un risultato all’altezza delle aspettative - continua Conte - un esito persino migliore rispetto all’iniziale proposta avanzata dalla Commissione europea per quanto concerne l’ammontare complessivo dei fondi destinati al nostro Paese. Nello schema attuale, l’Italia riceverà 209 miliardi di euro, il 28% delle risorse totali previste da Next Generation EU, che ripeto è pari a 750 miliardi di euro. In particolare, resta fissato a 81 miliardi l’ammontare di trasferimenti (i famosi grants) destinati all’Italia, così come previsto dalla proposta della Commissione, mentre aumenta ma davvero in modo significativo - per una cifra pari a circa 36 miliardi di euro - la componente di prestiti disponibili, che arriva così a 127 miliardi di euro. Tali risorse potranno essere impegnate fino al 31 dicembre 2023. Il 70% di queste risorse saranno disponibili tra il 2021 e il 2022 e i relativi pagamenti, legati allo svolgimento dei progetti,definiti all’interno dei Piani nazionali per la ripresa, saranno disponibili fino alla fine del 2026, quando l’Unione interromperà l’emissione di titoli e inizierà il periodo di restituzione da parte degli Stati membri".
"Il Consiglio europeo ha adottato una decisione adeguata alla posta in gioco - ha aggiunto il Premier - anche per quanto riguarda i tempi. Era infatti fondamentale - direi indispensabile - dare un segnale chiaro ai cittadini, alle imprese, ai mercati finanziari: l’Europa risponde in modo tempestivo e ben determinato alla crisi. Al riguardo, segnalo che il 10% delle risorse sotto forma di trasferimenti del Recovery and Resilience Facility potrà essere anticipato come pre-finanziamento nel 2021; in secondo luogo, anche i progetti di investimento già avviati a partire dal 1° febbraio 2020 potranno beneficiare dei finanziamenti del pacchetto europeo, purché siano coerenti con gli obiettivi del programma".
"Anche il “freno di emergenza”, eventualmente attivabile presso il Consiglio europeo avrà una durata massima di tre mesi e non potrà prevedere diritto di veto. Sono stati dunque evitati passaggi all’unanimità, che avrebbero innescato derive pericolose sul piano sia giuridico - spiega il Premier - finendo per ledere le competenze della Commissione in materia di bilancio europeo, sia politico, perché avrebbero imprigionato lo strumento-chiave della ripresa economica europea in veti incrociati tra Stati Membri. Su questo punto l’Italia ha definito la sua “linea rossa”, non concedendo alcun potere di veto ai singoli Stati. E vi rivelo anche che mentre fino alle ultime ore prima che si chiudesse il negoziato le partite contabili erano state chiuse, l’Italia ha voluto prima che si chiudessero le partite contabili e poi sino all’ultimo abbiamo mantenuto la riserva. E su questo abbiamo agito con la massima determinazione, ottenendo che l’ultima formulazione – tra l’altro ben migliorata rispetto alle precedenti – fosse ulteriormente rinnovata. Quindi nelle ultime ore, poco prima che si chiudesse il negoziato, abbiamo ottenuto una riformulazione del freno di emergenza ottenendo che il Consiglio europeo, ove mai investito in via del tutto eccezionale con specifiche e motivate richieste che devono addurre dei significativi inadempienti rispetto alla programmata attuazione del piano, abbiamo ottenuto che presso il Coniglio europeo ci sia una semplice discussione escludendo qualsiasi facoltà decisionale. Abbiamo chiarito e specificato la regola che dovrà essere di tre mesi per non rallentare l’attuazione dei piani e dei pagamenti. Abbiamo inoltre richiamato gli articoli del trattato che richiama la competenza della Commissione da ultimo non paghi abbiamo voluto che fosse rilasciata una legal opinion da parte dell’Ufficio legale della Presidenza del Consiglio europeo da allegare agli atti. Abbiamo evitato che fossero compromessi i consolidati meccanismi decisionali delle istituzioni europee e, nello specifico, l’efficacia del programma Next Generation EU”.
"Oltre alla componente principale di “Next Generation EU”, cioè la “Recovery and Resilience Facility” (potenziata a 672,5 miliardi di euro dai 560 miliardi proposti dalla Commissione Europea) - fa sapere Conte - giocheranno un ruolo importante anche due strumenti: a) “InvestEU” (con dotazione complessiva di 8,4 miliardi di euro), che sosterrà gli investimenti privati ed è un po’ l’erede del “piano Juncker” per gli investimenti di cui l’Italia si è tra l’altro dimostrata tra i principali beneficiari; b) “ReactEU” (dotazione complessiva di 47,5 miliardi di euro), grazie al quale potranno essere proseguiti gli interventi anti-Covid a favore del sistema sanitario e a sostegno del reddito dei lavoratori e della liquidità delle imprese. Un altro risultato politicamente rilevante dell’intensa azione politica e diplomatica condotta prima e durante il Consiglio Europeo, insieme ad altri Stati Membri e ai Presidenti della Commissione Europea e del Consiglio Europeo, è che il meccanismo di “governance” di “Next Generation EU” preserva le competenze della Commissione europea sull’attuazione dei Piani nazionali di ripresa e di resilienza. I Piani saranno approvati dal Consiglio dell’Unione europea a maggioranza qualificata, come peraltro già avviene oggi per i Programmi nazionali di riforma del Semestre europeo, mentre i singoli esborsi verranno decisi dalla Commissione, sentito il Consiglio".
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia