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Coronavirus, Gimbe: 'Lombardia fa magheggi sui dati'. Scontro con Regione

28 Maggio 2020

Coronavirus, Gimbe: 'Lombardia fa magheggi sui dati'. Scontro con Regione

Coronavirus, Gimbe: 'Lombardia fa magheggi sui numeri'. La regione presenta querela contro la Fondazione

'Gravissime, offensive e soprattutto non corrispondenti al vero'. Commenta così la Regione Lombardia le parole del presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, che ha affermato che in Lombardia 'si combinano anche magheggi sui numeri'. Si tratta di "accuse intollerabili e prive di ogni fondamento - si legge nella nota - per le quali il presidente di Gimbe dovra' risponderne personalmente. I nostri dati, come da protocollo condiviso da tutte le Regioni, vengono trasmessi quotidianamente e con la massima trasparenza all'Istituto Superiore Sanità". "In Lombardia - viene ribadito - i dati sono pubblicati in modo trasparente. Nessuno, a partire dall'Iss, ha mai messo in dubbio la qualità del nostro lavoro. E' inaccettabile ascoltare simili affermazioni che ci auguriamo siano rettificate da chi le pronunciate".

La regione ha poi fatto sapere di voler querelare la Fondazione. "Regione Lombardia, attraverso il proprio ufficio legale, ha deciso di presentare una querela contro la fondazione Gimbe e il suo presidente Nino Cartabellotta". Si tratta di "un atto inevitabile, il nostro, dopo quanto affermato dal presidente della fondazione che, parlando dei dati sanitari della Lombardia, ha dichiarato, fra l'altro, che 'si combinano anche dei magheggi sui numeri'". Durante 24 Mattino Le interviste di Radio 24, alla domanda di Maria Latella e Simone Spetia se la Lombardia sia tra le Regioni che "aggiustano i numeri per paura di essere fermate", Cartabellotta ha detto: "La risposta è affermativa, anche perchè in Lombardia si sono verificate troppe stranezze negli ultimi tre mesi: soggetti dimessi che venivano comunicati come guariti alla Protezione civile e andavano ad alimentare il cosiddetto silos dei guariti, alternanza e ritardi nella comunicazione e trasmissione dei dati che sarebbe stata giustificata nella prima fase e molto meno ora. Come se ci fosse la necessità di mantenere sotto un certo livello il numero dei casi diagnosticati".

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