18 Giugno 2025
Continua la spaccatura all’interno del governo sul terzo mandato. Il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, torna a ribadire con fermezza la posizione del suo partito, che resta contraria alla possibilità di una nuova deroga per permettere a governatori già in carica da 2 mandati di ricandidarsi. E nel farlo, lancia un messaggio chiaro agli alleati di governo, Lega e Fratelli d’Italia, accusandoli implicitamente di cercare un compromesso al ribasso.
“La posizione di Forza Italia sul terzo mandato è nota. Noi siamo contro non perché siamo contro qualcuno, ma perché ci sono incrostazioni di potere che rischiano poi di essere dannose per la democrazia, perché un presidente di Regione ha più potere di quanti ne ha il presidente della Repubblica sull’Italia o il presidente del Consiglio sull’Italia”, ha dichiarato Tajani a margine della presentazione della Relazione annuale di Consap alla Camera.
Il numero 2 del governo Meloni non chiude alla discussione, ma precisa i paletti entro cui può svolgersi: “Detto questo io sono sempre pronto a discutere per capire che cosa si vuole. Riguarda le Regioni, riguarda i Comuni”. Parole che confermano l’apertura al dialogo, ma che Tajani accompagna con una netta smentita su possibili scambi di favore politici: “Non siamo al mercato e non cambio posizione se mi dai… Quello che ci spetta ce lo prendiamo con i voti. Non esiste, è un’ipotesi che non abbiamo mai messo sul tavolo. Le trattative sono sempre politiche, non per la spartizione di potere. Non è che io cambio idea sul terzo mandato se mi danno il sindaco di Verona o il sindaco di Milano. Sono due cose completamente diverse, quindi non esiste questa ipotesi di trattativa”.
Una presa di posizione che suona come un monito agli alleati, in particolare alla Lega che spinge per una modifica della legge per permettere una nuova ricandidatura a Luca Zaia in Veneto. Tajani, pur aprendo a possibili accordi in ambito di coalizione, ribadisce con forza la differenza tra un confronto politico e il baratto: “Le trattative sono sempre politiche, e quindi se si deve trovare un accordo siccome il terzo mandato non è nel programma, se io devo accettare una cosa che non è nel programma è ovvio che poi gli alleati devono accettare una cosa che non è nel programma che noi proponiamo, per esempio. Ma non è una questione di baratto, non sono uno che si vende per un piatto di lenticchie”.
Con questa frase, destinata a diventare emblematica nella querelle interna alla maggioranza, Tajani chiude ogni spiraglio a un'intesa fondata su compensazioni di poltrone. “Il fatto che noi possiamo trovare un accordo a favore del terzo mandato, che non condividiamo, perché ci danno il sindaco di Verona o il sindaco di Milano è un periodo ipotetico della irrealtà. Quello magari ce lo prendiamo con i voti”.
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