31 Gennaio 2024
“Le fake news in Sanità” è il titolo dell’evento di presentazione del 3° Bilancio Sociale AIOP (Associazione Italiana delle aziende sanitarie e territoriali e delle aziende socio-sanitarie residenziali e territoriali di diritto privato), tenutosi presso Palazzo Wedekind, in Piazza Colonna a Roma.
Ylenja Lucaselli, Presidente del Collegio d'Appello, Capogruppo FdI V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione, Camera dei Deputati, ha rilasciato un'intervista a Il Giornale d'Italia:
“Per il futuro si può innanzitutto partire da una maggiore collaborazione, ancora più stretta, più efficace fra pubblico e privato.
Le convenzionate, per noi, sono un punto di riferimento, è un asse fondamentale, questo non va assolutamente a danneggiare la sanità pubblica. Si può razionalizzare la spesa del pubblico, quindi si possono fare investimenti maggiormente mirati e utilizzare le risorse economiche in modo più efficace.
Una fake news che riguarda i medici, sicuramente avete seguito il question time del premier Meloni in aula. Il partito democratico continua a sostenere che il problema è la imposizione dei tetti per le assunzioni.
Va chiarito che non sono tetti fissi, ma sono tetti mobili, quindi a seconda delle esigenze, possono ovviamente essere incrementati.
Ma il dato più importante è che, oggi, le risorse per le assunzioni dei medici non sono state utilizzate per oltre 3 miliardi. Questo vuol dire che le regioni hanno grandi difficoltà a reperire personale medico ed infermieristico.”
Quando si parla di Servizio sanitario nazionale (SSN) si fa, infatti, riferimento alla sua componente di diritto pubblico e alla sua componente di diritto privato, poste entrambe al servizio della funzione pubblica di tutela della salute, con la parte accreditata che assicura, oggi, più di 1/4 dei ricoveri nazionali, impiegando circa 1/10 della spesa complessiva.
Le prestazioni erogate dalla componente di diritto privato:
Le prestazioni che vengono erogate sono quelle che – entro i limiti definiti dalla Programmazione regionale – sono richieste dalle esigenze di salute degli individui, a fronte di specifica prescrizione medica. Pertanto nessuna struttura, né di diritto pubblico né di diritto privato, può scegliere gli interventi e i trattamenti da erogare.
Per quanto riguarda le prestazioni di chirurgia oncologica, la quota garantita da strutture private accreditate varia – a seconda della sede della neoplasia – dal 39% al 25,1%, una proporzione importante di prestazioni salva-vita.
Si tratta di interventi oggi remunerati sulla base di tariffe datate, ferme al 2012, che - non tenendo conto delle innovazioni intervenute nella pratica clinica, degli sviluppi tecnologici (pensiamo alla robotica), degli aumentati costi energetici e delle materie prime e del costo del rinnovo contrattuale – sono, paradossalmente, le meno “convenienti” per le strutture che le erogano.
Eppure si legge che le strutture private accreditate selezionano le prestazioni più remunerative.
L’esistenza di liste e tempi d’attesa per le prestazioni sanitarie contraddistingue ogni sistema pubblico organizzato su base universalistica e rappresenta uno strumento di razionamento reale implicito della domanda di salute. Quando, però, i tempi di attesa diventano incongruenti rispetto alla natura della prestazione e al livello di urgenza che essa riveste in considerazione della complessità/gravità si determina un bias, una distorsione nella capacità di risposta del sistema.
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